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di Gian Carlo Zanon
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Lunedì, 11 agosto 2013: lo stato delle cose
Pensavo di aver avuto una “visione in assenza di percezione”, alias allucinazione. Invece no: il brillante Ministro degli Interni Angelino Alfano, come avevo udito dalle sue labbra in Tv, parlando dell’art. 18, che vuole eliminare, ha detto: «Ma ormai è il momento di mettere davanti a tutti la necessità di dare un lavoro a chi non ce l’ha, liberando da ogni laccio l’imprenditore che vuole assumere qualcuno».
Quindi, secondo Alfano si deve eliminare l’art. 18, non perché quell’articolo sia un baluardo contro chi vuole tenere in ostaggio i lavoratori che in questo modo non avrebbero più nessuna difesa per resistere ad un capitalismo sempre più disumanizzante , ma perché “impedirebbe agli imprenditori di assumere”. Un assurdo.
Inizio così quello che dovrebbe essere il mio “rapporto sullo stato delle cose” di oggi lunedì 11 agosto 2014, per sottolineare come la realtà ancora una volta venga estromessa dalle parole che vorrebbero, e spesso ci riescono, escludere dal loro orizzonte semantico la realtà.
L’altro exploit è quello dell’Eugenio Scalfari nazionale che ancora una volta, ieri su Repubblica, ci ha deliziato con il suo lussureggiante editoriale: «Se posso dare il mio giudizio, io credo che la sola e vera forma che realizza la sovranità nazionale sia l’oligarchia. (governo di pochi N.d.R.). Se vogliamo il modello più antico è quello teorizzato da Platone nel suo dialogo sulla “Repubblica”. Certo l’oligarchia, per tutelare la libertà e la partecipazione, deve adottare alcune condizioni: deve essere democraticamente eletta, aperta sia a molte entrate sia a frequenti uscite; insomma deve rinnovarsi senza distinzione tra i ceti sociali di provenienza. Un’oligarchia chiusa o rinnovata soltanto per cooptazione è quanto di peggio possa accadere, ma se è aperta è il solo vero modo di affidare la società ai migliori e verrà giudicata dal cosiddetto popolo sovrano come consuntivo delle sue azioni sia in politica sia nelle istituzioni sociali ed economiche attraverso libere elezioni.»
Secondo Scalfari, già noto per le sue simpatie totalitariste fasciste coltivate (vedi foto) in giovane età al fianco di mammina cara, scrive che l’oligarchia, che oggi potremmo tradurre in potere lobbistico di pochi sulla moltitudine, afferma che quella forma di governo è «…la sola e vera forma che realizza la sovranità nazionale.» Certo dice, «un’oligarchia chiusa o rinnovata soltanto per cooptazione è quanto di peggio possa accadere, ma se è aperta è il solo vero modo di affidare la società ai migliori e verrà giudicata dal cosiddetto popolo sovrano.»
Ecco siamo di fronte all’ennesimo discorso dissociato: l’oligarchia, che esclude ogni forma di rappresentanza democratica, come può rientrare nelle forme della democrazia? L’oligarchia è per sua stessa natura, «chiusa o rinnovata soltanto per cooptazione» e quindi come può essere un forma di democrazia?
Ce lo spiega il vate del giornalismo debeneddettiano: «Certo c’è un altro modo di guidare una società ed è la dittatura. Capita spesso la dittatura. Nell’antica Roma repubblicana durava sei mesi e si instaurava quando c’era un pericolo alle porte che bisognava con urgenza sgominare. Poi venne l’Impero, Roma aveva conquistato l’intera Europa e Asia minore e aveva bisogno di una figura simbolica che la rappresentasse; nei primi due secoli l’Impero aveva tuttavia presso di sé una folta classe dirigente con ampie deleghe operative. Fin quando questo sistema, chiamiamolo imperial-democratico, durò Roma continuò a espandersi politicamente e a diffondere dovunque la sua cultura, le tavole del suo diritto, la sua poesia, la sua civiltà. Poi la classe dirigente si restrinse ai “clientes” dell’Imperatore e ai militari che comandavano le legioni e allora cominciò il declino.»
Alla faccia dell’etnocentrismo monsieur Scalfari!!!! Un pensiero degno del peggior presidente americano della storia e del suo consigliori politico: Nixon e Kissinger. Un vero e proprio diluvio di “intenzionalità democratiche”: i modelli di democrazia di Scalfari sono: la “Repubblica” di Platone, vero e proprio vademecum per i totalitarismi del XIX secolo, di cui nazismo e stalinismo hanno attinto a piene mani, e l’impero romano che l’editorialista di Repubblica, in mancanza di meglio, consiglia di definire “imperial-democratico”. Poco male se poi si dimentica che la pax romana era costruita sulla sottomissione, o a scelta con il genocidio, di intere popolazione che non avendo “diritto di voto” come il popolo romano … non me la sento di proseguire oltre, l’anamnesi clinica dell’ex direttore di Repubblica si potrebbe rivelare foriera di interventi medici psichiatrici rilevanti.
Scusate se mi sono dilungato con il “caso clinico Scalfari” ma era necessario per capire lo stato dell’arte giornalistica nell’anno del signore 2014: siamo – e non solo con Scalfari che rimane il capostipite – alla legittimazione culturale dell’assurdo, inteso nel suo senso etimologico di stonatura, dissonanza, incongruità e, estensivamente, di mancanza di senso. Ma nulla è detto a caso, il tutto ha un movente utilitaristico: il lucido perseguimento di interessi privati.
Vorrei continuare questo discorso sul giornalismo ma dalla redazione mi hanno avvertito che c’è già in preparazione un altro articolo che tratterà il tema dell’informazione mediatica e quindi mi fermo qui. Ce molto altro che bolle in pentola. A cominciare dai genocidi nel territorio palestinese di Gaza e le barbarie dei signori della guerra mussulmani che hanno deciso di ricostruire il califfato omayyade, vale a dire la maggior espansione islamica della storia.
Espansione dall’Islam tra VII e VIII secolo
Marrone = Espansione sotto il profeta Maometto, 622-632
Ocra = Espansione durante il califfato elettivo, 632-661
Beige = Espansione durante il califfato omayyade, 661-750
Io non ci scherzerei, hanno tutto ciò che gli serve: risorse naturali, denaro, banche, società di ogni tipo, come l’ormai ex Alitalia, ecc. . Il mondo islamico, di cui i signori della guerra di fede mussulmana, che stanno spuntando come funghi, sono la punta dell’iceberg, si sta muovendo in fretta per non venir stritolato in mezzo all’aggregato geopolitico identificato con l’acronimo BRICS, che comprende Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica e i paesi del Patto Atlantico ormai devitalizzati da una crisi creata dalle oligarchie plutocratiche occidentali.
Per quanto riguarda l’assalto alla diligenza della Costituzione italiana, che ha già mietuto le prime vittime in termini di sottrazione di democrazia, non ci si può certo aspettare l’arrivo del Settimo cavalleggeri confinato in caserma per mancanza di carburante.
Neppure a me, come scriveva J. Pucelli nell’articolo precedente, piace assumermi il ruolo oracolare della Pizia delfica né quello della inascoltata Cassandra, ma appunto «questo è il destino di chi rende pubblico il futuro, intuito non per doti divinatorie ma semplicemente utilizzando il metodo deduttivo: se ci sono nuvoloni bassi è probabile che andrà a piovere … n’est-ce pas» e quindi vi devo affliggere con le mie tragiche previsione .
Riprendo quindi un post face book di Rita de Petra in cui propone il grido d’allarme di Teresa Mattei, Madre Costituente. Uno grido d’allarme confortato da «uno sguardo integro e vivo. Di un’attualità “sconvolgente”.
“..Noi abbiamo visto in questi anni spolpare la parola democrazia da qualsiasi significato che potesse indicare davvero che questo è il governo del popolo. E allora mi sono abbarbicata a studiare la Costituzione dall’ articolo 1 e lì ho sentito ancora cosa voleva dire , perché l’avevo letto nel ’45 , il problema della sovranità popolare. Non è democrazia la sovranità popolare: è un’altra cosa, molto più profonda, molto più importante . Nell’articolo 1 si dice che la sovranità appartiene al popolo. Ma la sovranità è l’esercizio della democrazia? Non lo è, è qualcosa di più, di profondo, di indivisibile da ogni uomo. Ogni cittadino, passando dalla monarchia alla Repubblica, ha ricevuto un pezzo della sovranità del suo Paese e se lo deve gestire in proprio senza mai delegarlo a nessun’altro. É questo il punto fondamentale in cui un Paese può essere davvero sicuro della propria democrazia : la sovranità che appartiene a me, a te, tutti, anche ai bambini appena nati , appartiene, perché anche per loro c’è un pezzo di questa sovranità. Non può essere regalata o data in gestione a qualsiasi altra persona. É il richiamo quotidiano al nostro essere cittadini , è il richiamo quotidiano a non ridiventare sudditi. ….” »
Questa è risposta ad un direttore di una banca privata, Mario Draghi, che con parole allusive minaccia, qualora non restituissimo il debito che le stesse banche private nazionali – (Bance d’Italia) europee (Bce) e internazionali (Fmi) – hanno creato appositamente per eliminare ogni vera forma di partecipazione politica democratica, di togliere ai cittadini italiani “pezzi di sovranità”.
Intanto grazie anche alla sua ostinata genuflessione ai poteri forti, come scriveva ieri Furio Colombo su Il fatto, Renzi, in un solo colpo, è riuscito a «liberare l’Italia negli stessi giorni, del Senato, dell’Unità e della Fiat. Non era facile perché non c’è apparente legame fra i tre grandi scomparsi, una istituzione, un giornale-memoria e una azienda che, da sola, rappresentava e garantiva l’Italia come Paese industriale.»
Nel frattempo, come ben rappresentato da un articolo di Carla Corsetti Segretario Nazionale di Democrazia Atea, “la menzogna istituzionale” naviga a vele spiegate: «I segnali economici – scrive Corsetti – continuano ad essere preoccupanti, sia in termini di competitività che di occupazione.
La maggior parte degli italiani è stata indotta a credere che la riforma del Senato, proposta dal Presidente della Repubblica per il tramite del Presidente del Consiglio, costituisca presupposto imprescindibile per il rilancio della economia e nessuno dice che qualunque riforma, più o meno antidemocratica, comunque concepita, non potrebbe mai avere effetti immediati sulla ripresa anzi è assai probabile che la fase di assestamento istituzionale che ne deriverebbe, comporterebbe un aggravio dei costi per adeguare vecchie strutture alle nuove.
Ovviamente di riforme che inciderebbero immediatamente sull’economia, come la tassazione del patrimonio ecclesiastico e delle attività commerciali di stampo religioso, oppure la riforma del falso in bilancio o l’adozione di norme anticorruzione strutturali e non speciali, non c’è traccia.
(…) Non v’è dubbio che il Presidente della Repubblica, vero promotore delle riforme, ha in mente un disegno “illuminato” tanto quanto lo furono le sue parole pronunciate in favore dell’ingresso dei carri armati sovietici in Ungheria, e non v’è chi non colga la stessa capacità di analisi tragicamente ottimistica.
Dunque Napolitano, esemplare non unico di ateodemocristiano, è convinto che i carri armati renziani, ovvero l’italicum e la riforma del Senato, portino la pace economica.
Se queste sono le premesse è chiaro a chiunque che non c’è da stare tranquilli.
Dal canto suo il Ministro Boschi, nella quotidiana recitazione del vangelo secondo Matteo, non ha più coscienza né consapevolezza di quale debba essere la dialettica politica, di quale ruolo debba avere la maggioranza nell’ascolto delle critiche della minoranza, tutto è percepito come inutile fastidio e perdita di tempo da chi vive una miracolistica missione.
La menzogna è sistema e l’arroganza stagna nella cecità autoreferenziale.
Non resta che auspicare un referendum confermativo dopo una votazione a maggioranza semplice delle riforme ideate da un partito che si qualifica democratico per camuffare la spinta verso l’autoritarismo, così come si qualificherebbe portatore di vita un boia».
Penso di avervi allarmati “qb”… quel tanto che basta …
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