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di Gian Carlo Zanon
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Ucraina: la guerra è adesso, l’aggressione avviene ora, l’invasione accade in questo momento… e tutto ciò ci riguarda in questo istante…
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«Se rispettano i templi e le divinità dei vinti, i vincitori si salveranno».
Agamennone, Eschilo
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Nel Pantheon greco le divinità che rappresentano la giustizia sono femminili: Erinni, Dike, Némesis. Némesis deve il suo nome al verbo némō (distribuisco); Némesis (Nέμεσις) fu il nome della dea “Distributrice di Giustizia”; la giustizia intesa come codice giuridico era invece attribuita alla dea Dike (Δίκη).
Némesi era in realtà la personificazione di una potenza divina astratta e quindi di un concetto legato all’equilibrio sociale. Conseguentemente veniva considerata dai Greci antichi come tutrice e conservatrice dell’ordine sociale e dell’equilibrio dell’universo. Tutto ciò che oltrepassava una giusta misura, dando luogo a stridenti contrasti, a disarmonici squilibrî, a contese e a guerre, suscitava, nella mente dei Greci, sdegno, indignazione, disprezzo. Tutto questo comportava la volontà di ristabilire l’ordine perduto e quindi veniva invocata la dea Némesis la quale, grazie al suo infallibile senso di equità e di misura, si metteva subito in moto per ristabilire le giuste proporzioni e il turbato equilibrio, affinché si riportasse nelle società l’ordine temporaneamente sconvolto.
Tutto ciò non accade da tempo. La dea Némesis nel novecento non ha fatto bene il suo lavoro. Dopo ogni guerra che ha sconvolto l’ordine e gli equilibri sociali, il suo intervento è stato, usando un eufemismo, parziale. Non ha certamente ridistribuito equamente felicità e ricchezza, libertà e uguaglianza, e quindi non ha creato giustizia sociale. Dopo ogni guerra i vincitori hanno voluto essere ripagati in modo vendicativo dai vinti. Il Vae victis (guai ai vinti) di Brenno ha vinto sui consigli di Eschilo conseguentemente né i templi né gli déi dei vinti sono stati rispettati dai vincitori, preparando così nuove vendette e lutti. La crudele sopraffazione e il beffardo accanimento dei vincitori nel rivendicare anche ciò che non gli apparteneva ha creato nuovi disordini sociali, nuovi disequilibri, nuove ingiustizie sociali. E non se ne esce.
Non se ne esce perché ogni contendente rivendica la parte che nel suo pensiero gli compete: rivendica regioni in cui millenni fa hanno abitato i suoi avi millenari; rivendica la casa da dove è dovuto fuggire decenni prima; rivendica la sua cultura, il suo linguaggio, la sua religione, i suoi privilegi etnici e li vuole egemoni. Per sanare tutto ciò non solo non c’è più una divinità che rappresenti l’etica che sovraintende la giustizia, che vuole ciò che è giusto, ma anche la parola némesis non ha più il significato originario: ora il suo significato è unicamente quello di vendetta.
Che fare? Che fare oggi che siamo sull’orlo della terza guerra mondiale scatenata da chi rivendica dei territori accampando ragioni storiche, religiose, linguistiche, culturali?
L’unica via d’uscita è quella di evocare Dike, la dea della giustizia immediata. La giustizia che non guarda al passato, ma al presente immediato quando i morti sono ancora caldi; che non chiude gli occhi sulle immagini dell’esodo di milioni di persone che, oggi, causa tanto dolore e disperazione. Quella giustizia del No immediato e del rifiuto verso chi, oggi non ieri, non vent’anni o cent’anni fa, è l’autore dell’orrore che, oggi, ci riguarda tutti.
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Solo con il No, di oggi, che evoca la giustizia, di oggi, potremmo forse, sperare che l’idea di giustizia sociale che si incardina su un’equa distribuzione della ricchezza, sull’equilibrio delle libertà individuali, sull’eguaglianza per diritto di nascita, vinca sull’orrore… Némesis tornerà a creare giustizia sociale… ma solo se verranno rispettati i templi, gli Dei, le culture, il linguaggio dei vinti.
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7 marzo 2022