Questo sincretismo di menzogne, di omissis, mezze verità, intenzionalità nascoste, pseudologie fantastiche, errori fatti in buona fede, che ogni giorno si accampano davanti ai nostri sensi, crea uno scenario opaco difficilmente decifrabile
Sembra che non si possa fare a meno di parlare di questa realtà sociale e politica che sta subendo un’accelerazione verso qualcosa di non ben definito che allarma e angoscia.
Prima di tentare di definire lo status quo, le conseguenze future, o addirittura i motivi che hanno creato questa situazione, vorrei stemperare un po’ il clima apocalittico con una battuta attribuita ad un ministro algerino non ben identificato «L’anno scorso eravamo sull’orlo del baratro; quest’anno abbiamo fatto un gran passo in avanti». Appunto.
Confesso che sto scrivendo per tentare decriptare, attraverso un pensiero verbale sistematizzato, la realtà sociale e politica chi mi circonda che, a causa della sua molteplicità e fluidità, è divenuta sfuggente. Il can can sollevato dai politici, che pur di guadagnare una poltrona in parlamento direbbero tutto e il contrario di tutto, rende la realtà contingente ancora più caotica e torbida.
Questo sincretismo di menzogne, di omissis, verità, intenzionalità nascoste, pseudologie fantastiche, errori fatti in buona fede, promesse fatte in mala fede, che ogni giorno si accampano davanti ai nostri sensi, crea uno scenario opaco difficilmente decifrabile. Gli innumerevoli piani di lettura di questa realtà mettono a dura prova l’onestà intellettuale. Per uscire da questo labirinto ben congegnato dall’informazione mediatica, io ho scelto di seguire le mie sensazioni cercando la conferma di esse nei dati che distillo dalla realtà.
Per sorte mi sono trovato molti anni fa in una distilleria clandestina di grappa. Ricordo un calderone maleodorante che bolliva, sopra il quale era stata appoggiata la cappa dell’alambicco; dal culmine di questa partiva un tubo di rame a serpentina che raccoglieva il vapore uscito dal calderone in ebollizione. Al termine della serpentina – che passava all’esterno della baracca dove eravamo rifugiati per essere raffreddata dalla neve per poi rientrare – un beccuccio lasciva uscire lentamente un liquido limpidissimo e altamente alcolico.
Quell’esperienza mi aiuta a raccontare per immagini il metodo empirico che utilizzo per tentare di decifrare la realtà. Da un calderone di notizie discordanti e caotiche, distillo, attraverso la mia serpentina/soggettività, una realtà che forse non sarà né la più perfetta né la più limpida, ma almeno ha un tasso alcolico che mi assomiglia.
Prendo i dati da mettere nel calderone che raccatto non solo dai media ufficiali ma anche dalla rete informatica e da notizie di prima mano donatemi da amici e a volte anche da nemici distratti e stupidi. Per speziare il tutto ci metto anche un po’ di letteratura, di filosofia e qualche altro aroma segreto raccolto durante il mio cammino nella vita.
Oggi i media ci informano che la finanza sta avendo dei buoni esiti, ma l’economia reale non migliora. In Italia l’industria nel 2012 ha perduto il 6,3% di fatturato e il 15,3% di ordini. I dati sulla disoccupazione parlano del 12% della popolazione, (36% tra i giovani) ma in questo dato non figurano tutti quei cassaintegrati che vivono di stenti e che non troveranno mai più una ricollocazione.
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Come sappiamo non si può pensare che l’espansione della finanza possa supplire in eterno al declino dell’economia reale e alla perdita di know-how fatto di tecnologie e risorse umane qualificate capitalizzate in decenni di lavoro. Inoltre non si tiene mai conto che la tecnologia toglie lavoro. Non voglio demonizzare la tecnologia, ma questo è un dato inoppugnabile. Il problema semmai è quello della ridistribuzione della ricchezza creata dal fattore tecnologico e la distribuzione equa di ore di lavoro attraverso il turn over. Ma mettiamo questi dati nel calderone a decantare.
Adesso aggiungo un paio di frasi pepate dell’economista Bruno Amoroso – allievo ed amico del desaparecido Federico Caffè – il quale, avendo sempre lavorato all’estero, ha potuto mantenere una visione limpida della situazione politica e sociale italiana.
«Quello che a me sorprende è che in Italia non ci si chiede come mai nel corso degli ultimi 15-20 anni sono stati rovesciati fiumi di denaro sulla politica. C’è una ragione, perché poi, questi fiumi di denaro dati ai politici e alla politica, non è che sono venuti di nascosto, erano trasparenti, sono stati fatti attraverso le leggi, regolamenti, e nessuno è intervenuto, non è intervenuto il capo dello stato, non sono intervenuti la Ragioneria, la Corte dei conti, nessuno è intervenuto, perché è stato fatto? E’ stato fatto perché i politici non vedessero, non sentissero, non parlassero. In questo modo è stato acquisito un consenso, anche per questo in questi 20 anni sono state fatte le cose più ignobili.
E oggi, per concludere su questo, cosa vediamo noi? Vediamo che mentre queste bombe ad orologeria scoppiano, i politici tacciono, non fanno nulla. Perché? Perché i corruttori sanno bene dove stanno i soldi che loro hanno dato ai corrotti, ed ecco che inizia il gioco sporco. La Lega rompe le scatole, fa i capricci perché non vuole più sostenere il governo della finanza? La decapitano. Nel momento in cui un personaggio, a me non simpatico, tra l’altro di destra, come Di Pietro, comincia a fare i capricci, che fanno? Lo mettono sulla graticola.
Nel momento in cui il Pd ha qualche dubbio amletico, anche se ormai è un po’ tardi, credo, e pronuncia qualche parola in difesa degli interessi dei cittadini, dei lavoratori, degli imprenditori, e così via, lo bastonano e gli dicono: “state attenti, perché altrimenti…”. Abbiamo una politica che non solo istituzionalmente è dipendente dalla Banca Centrale Europea, che poi è la finanza statunitense, ma abbiamo una situazione in cui la politica è sotto ricatto perché è stata corrotta attraverso un processo sistematico.»
Ora introduco alcuni paragrafi di un articolo, L’anno zero del capitalismo che Massimo Giannini ha scritto per Repubblica
«È l’anno zero del capitalismo italiano. L’industria pubblica o para-pubblica è alle corde, schiacciata dai debiti e dalle tangenti. La finanza privata è allo stremo, macchiata dai trucchi contabili e dall’azzardo morale.
Mettiamoci nei panni di un investitore estero: perché fare affari in un Paese del genere?
(…) quello che colpisce, in questo sconfortante “sommario di decomposizione” del romanzo degli gnomi tricolori, è il quadro d’insieme. L’inchiesta sull’Eni precipita in un mercato domestico devastato. Restiamo nell’area delle ex Partecipazioni Statali. Il terremoto che ha squassato Finmeccanica, altro ex gioiello dell’industria nazionale che vale oltre 5 miliardi in Borsa, quasi 18 miliardi di ricavi e oltre 70 mila dipendenti, è ancora in pieno corso.
Il presidente Giuseppe Orsi è indagato per presunte mazzette sulle forniture degli elicotteri Agusta-Westland. Il suo predecessore Pier Francesco Guarguaglini è stato prosciolto, ma nessuno può dimenticare le “gesta” della moglie, Marina Grossi, nella controllata Selex.»
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E chi si potrebbe mai scordare le “gesta” di Lady Macbeth-Grossi.
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Ora vorrei ficcare nel calderone – che per la reazione delle sostanze altamente tossiche già ribolle minaccioso – alcune considerazioni della francese Viviane Forrester (cognome vero: Dreyfus). Scrittrice, saggista e critica letteraria di alcuni giornali tra cui Le Monde, Le Nouvel Observateur e La Quinzaine littéraire, socia onoraria della Association pour le droit de mourir dans la dignité , la Forrester è diventata celebre a livello internazionale per i suoi libri sulla politica. Nel suo saggio L’Horreur économique (L’orrore economico – Lavoro, economia, disoccupazione: la grande truffa del nostro tempo) la scrittrice parla dell’estinzione del lavoro.
Quando illuminante lavoro di denuncia venne pubblicato per la prima volta nel 1996, suscitando imbarazzi forti polemiche. Ma il successo di pubblico non si arrestò e, a distanza di quindici anni, la lucida analisi di Viviane Forrester si dimostra più attuale che mai: la crisi economica mondiale, acuita dalle logiche di globalizzazione e da chi cavalca la crisi per arricchirsi ulteriormente, ha tolto ai lavoratori la dignità senza produrre, come promesso dai vari Marchionne e Monti di turno, ricchezza e benessere.
Come prevedeva la Forrester di fronte ad un mondo scomparso, vale a dire quel mondo del lavoro e quel tipo di sviluppo economico, politici bugiardi e corrotti continuano a promettere la sua rinascita. Il sistema economico in cui la stragrande maggioranza della popolazione, arringata dalla propaganda mediatica, crede, non esiste più.
Come scrisse nel lontano 1996 la Forrester, nel suo saggio:
«Una quantità sempre crescente di essere umani non è già più necessaria al piccolo numero che, plasmando l’economia, detiene il potere. Una folla di esseri umani si ritrova così, secondo la logica imperante, senza una ragionevole ragione di vita in questo mondo dove sono comunque nati. Per ottenere la facoltà di vivere, per averne i mezzi, dovrebbero poter rispondere ai bisogni delle reti che governano il pianeta, a quella dei mercati. Il fatto è che i mercati non rispondono più alla loro presenza e non hanno bisogno di loro. O di pochissimi e di sempre meno di loro. La loro vita non è più “legittima” ma solo tollerata. Fastidiosa …».
Sembra pazzesco ma è così. Basta scrutare pensando per vedere e non guardare attraverso la lente della credenza e del pregiudizio.
Ora inserisco un titolo molto eloquente e qualche frase di un articolo firmato Alessandro Alviani apparso su La Stampa due giorni fa, il 19 febbraio per essere precisi.
«Terre rare, gas, petrolio sono diventati un “tema strategico” per la politica estera
Gli imprenditori vedono l’inasprirsi della competizione e chiedono aiuto a Ue e Nato
“In guerra per le materie prime”
L’industria tedesca rompe un tabù: impegno militare per accedere ai giacimenti
Il governo di Berlino dovrebbe aiutare l’industria tedesca a garantirsi libero accesso alle materie prime e alle terre rare sparse per il mondo, se necessario anche con l’appoggio delle forze armate.
È la richiesta avanzata da Dierk Paskert, direttore della «Alleanza per le materie prime», una società che riunisce big come ThyssenKrupp, Bmw, Bosch, Volkswagen, Bayer …»
Ora questa sostanza altamente infiammabile galleggia sulla superficie del brodo alchemico disegnando delle lettere che agglutinandosi formano la scritta “Quarto Reich”.
Anche i nomi delle industrie sono le stesse del Reich precedente: Thyssen, Krupp, Bmw, Bosch, Volkswagen, Bayer erano le industrie a cui venivano affidati amorevolmente i Zwangsarbeiter, cioè i lavoratori forzati che negli anni ‘38 –’45 morirono a migliaia nelle fabbriche tedesche che li sfruttavano finché non si ”rompevano”. Poi c’era la camera a gas.
Ora cosa ci potrei mettere? Vediamo un po’ … ecco butto dentro qualche pezzetto di questa notizia, silenziata da tutti media nazionali, trovata sul sito dell’Agenzia Stampa Italia a firma Elena Testi:
«Eurogendfor o Gendarmeria Europea. Questo il nome della nuovissima e innovativa, se così si può definire, forza militare sub-europea indipendente, nata a seguito della ratifica da parte del Parlamento italiano del Trattato Velsen del 18 ottobre 2009. (…) Il nuovo corpo speciale, che gode di poteri altrettanto speciali, ha sede a Vicenza (…) Ma andiamo al nocciolo della questione. Il nuovo coordinamento di natura politico – militare serve a gestire tutti i disordini causati da uno stato di crisi riscontrato dai paesi firmatari, perciò, qualora vi fossero insurrezioni a livello nazionale ci penserà la nostra Eurogendfor a mettere a tacere tutto e tutti. (…)
Se però nelle testate nazionali la notizia non è stata assolutamente trattata, il web impazza e grida disperatamente giustizia e libertà, preoccupato per un “1984” alla George Orwell percepito e percepibile. A questo punto non c’è che domandarsi del perché a firmare siano stati solo Francia, Spagna, Portogallo e Italia per una nuova armata europea che può intervenire sotto egida di Nato e Onu.
C’è già chi ci vede lo zampino del gruppo Bildemberg per la costituzione del Nuovo Ordine Mondiale e chi semplicemente lo vede un oltraggio alla nazionalità del popolo. Solo il tempo potrà dare risposte a quesiti che al momento continuano ad aleggiare nell’aria.»
Ecco fatto … quasi finito, mancano solo due frasette di Massimo Cacciari e di Giorgio Napolitano che ci invitano a gettare quelle strane idee che avevamo su una società democratica capace di decidere il proprio futuro negatoci da questa legge elettorale totalitaria; poi potrei metterci qualche libro che ci ricordano di appartenere al genere umano: L’uomo in rivolta di Albert Camus, The Grapes of Wrath (Furore) di John Steinbeck, La trappola di Andrea Ventura e Bambino donna e trasformazione dell’uomo di Massimo Fagioli.
Ora basta aspettare che le sostanze introdotte sprigionino tutta la loro forza che verrà canalizzata nella serpentina dell’alambicco, e dal distillato che verrà prodotto si tireranno le somme.
Ci vorrà un po’ di tempo, più o meno una settimana … intanto ci saranno i risultati delle elezioni politiche che riveleranno la bontà o meno del mio distillato… ci sentiamo presto.
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Adriano Meis …
22 febbraio 2013