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di Jeanne Pucelli
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«È il dio della religione cristiana, si chiama Dio, è una persona, che esista o che non esista non c’entra…» risposta ad un commento su Face Book
Il prologo del vangelo giovanneo, posto come pietra tombale sopra il pensiero – che alla nascita nasce dalla materia e che poi troverà nel logos i suoi strumenti per la ricerca infinita – invade anche i social network
Si entra in un gruppo social che crediamo affine, convinti che lì finalmente verranno confermati i nostri pensieri più arditi e reconditi, e ci si ritrova con frasi incommentabili come quella esemplare posta in apertura, scritti solo per il piacere della contraddizione a tutti i costi. E allora ti rendi conto che l’isola in cui vivi con pochi e scelti amici è ancora l’unico luogo della mente frequentabile.
Eppure la dialettica sui social è importante. La rivendico perché ti fa avere dati inequivocabili su quella parte di realtà sociale che, attaccata ad una tastiera ed ad un video, vive alcune ore al giorno in dialettica col mondo intero. Lì, ingigantite dall’anonimato, si ripetono le dinamiche di rapporto interumane: i bulletti incontrati all’asilo te li ritrovi lì pari pari a come te li ricordavi.
I social divengono così anche delle lenti di ingrandimento che ti permettono di fare una ricerca sullo stato delle cose del pensiero verbale, molto spesso destrutturato, che esiste nella cultura. Le espressioni verbali trascritte sui social, questo pensiero distorto lo smascherano, animando i fantasmi dell’astrazione pura che, non trovando un oggetto su cui posarsi, vagano indisturbati rumoreggiando le loro catene mentali.
Di fronte ad una tastiera e ad una pagina face book, alcune persone danno il peggio di sé perché non devono rispondere a nessuno di quanto scrivono. L’incoerenza, sotto cui soggiace un pensiero malandato, può trovare libero sfogo anche in frasi senza senso come questa «Se ne parla (di Dio) quindi esiste» come se il pensiero verbale fosse in grado di produrre una sostanza o un ente, una “esistenza”.
È chiaro che a monte di tutto ciò c’è il solito pensiero magico che fa capolino anche nelle parole di chi si dichiara ateo.
Il logos (leggi qui) i suoi danni li ha fatti eccome. Ed è inutile appellarsi al detto dantesco «Nomina sunt consequentia rerum» perché il pensiero occidentale soffre degli effetti collaterali del mostruoso connubio con la religione cristiana, inaugurato nel primo Sec. d. C. col prologo evangelico di Giovanni: «In principio era il logos, e il logos era presso Dio, e il logos era dio». quindi il pensiero verbale – secondo questo bel discorso dissociato che fonda la credenza cristiana – è ciò che esisteva prima di tutto ciò che è esistente, e il pensiero verbale era di proprietà di dio… anzi no era dio… poi è chiaro che trovi strani individui che scrivono, “a prescindere dalla sua esistenza, dio è una persona”...
® Jeanne Pucelli – 2 gennaio 2018 – Riproduzione Riservata