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La nostra storia non fu raccontata.
Non era patrimonio dei fatti, ma delle dita superbe,
quasi un filo introvabile, vertebra degli istanti.
Le nostre mani intrecciate non furono mai dipinte,
eppure, non saprai mai di questo:
cercai di noi per paesi, per mondi inabissati,
per capitali assediate, nel silenzio della folla.
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Trovai bellezza, ma non era la nostra, solo le somigliava di rimando.
Dovranno ancora inventare un titolo per i nostri giorni,
forse, almeno un preludio alle nostre crude esperienze.
Dovranno tradurle in linee nere,
virgole sopraffatte,
spazi incandescenti, infinitesimali.
Dovranno scrivere le parole distrattamente, come fossero in attesa della verità vera che è altro.
Poi fissare l’inchiostro al foglio con un soffio di sorella,
ravvicinato alla carta.
Contare tutti i nostri baci, anche quelli che si congedarono in fretta dalla pelle
e catalogarli come a loro piace,
oppure lasciarli andare, non importa.
Trovare che appartengono ad altri i nostri sogni,
anche quelli che non rivelammo,
anche quelli che non divennero mai parole,
nelle nostre teste o altrove.
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anna
25 Aprile 2013 @ 07:54
bellissima..
Dalla redazione
25 Aprile 2013 @ 09:12
Si Francesca ha il suono giusto dei poeti…
GC