Una macchia di sporco dentro sudicie mura
e tutt´attorno il filo spinato
30.000 ci dormono…
Sono stato bambino tre anni fa.
Allora sognavo altri mondi.
Ora non sono più un bambino,
ho visto gli incendi
e troppo presto sono diventato grande.
Ho conosciuto la paura,
le parole di sangue, i giorni assassinati…
Alla luce di una candela m´addormento
forse per capire un giorno
che io ero una ben piccola cosa,
piccola come il coro dei 30.000,
come la loro vita che dorme
laggiù nei campi,
che dorme e si sveglierà,
aprirà gli occhi
e per non vedere troppo
si lascerà riprendere dal sonno…
–
Hanus Hachenburg, da Vedem, settembre 1944
–
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Pesanti ruote ci sfiorano la fronte
e scavano un solco nella nostra memoria.
…
Quattro anni dentro a una palude
in attesa che irrompa un´acqua pura.
Ma le acque dei fiumi scorrono in altri letti,
sia che tu muoia o che tu viva.
…
I bambini rubano il pane e chiedono soltanto
di dormire, di tacere e ancora di dormire…
Pesanti ruote ci sfiorano la fronte
e scavano un solco nella nostra memoria…
–
Mif, 1944
–
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A Terezín
.
Quando arriva un nuovo bambino
tutto gli sembra strano.
Ma come, devo sdraiarmi per terra?
Mangiare patate nere? No! Non io!
Devo restare qui? Ma è sporco!
Il pavimento: guarda che sudiciume!
Ed io dovrei dormirci sopra?
Mi sporcherò tutto!
Qui, risuonano grida e strilli,
e poi, quante mosche…
Tutti sanno che le mosche portano malattia.
Oh, qualcosa mi morde! Non sarà una cimice?
Qui a Terezín, la vita è un inferno.
E quando tornerò a casa,
non lo so ancora dire.
“Teddy”
Il giardino
Un giardino minuscolo,
pieno di rose profumate.
Lungo lo stretto sentiero
cammina un piccolo bambino.
Un bambino piccolo, un bambino dolce –
come il fiore che sboccia.
Quando il fiore si aprirà,
il piccolo bambino non ci sarà più.
– –
–
La Casa
–
Fisso e fisso il vasto mondo,
il mondo vasto e distante,
fisso e fisso verso sud-est,
fisso e fisso verso casa mia.
Fisso e fisso verso casa,
verso la città dove sono nato.
Oh, mia città, mia città natale,
con quale gioia tornerei da te.
–
Franta Bass
4/9/1930 – Auschwitz, 28/10/1944
–
–
Sì, è così che vanno le cose
–
I.
A Terezín, nel cosiddetto parco,
sta seduto un vecchio nonnino bizzarro,
laggiù da qualche parte, nel cosiddetto parco.
Ha una barba lunga fino al ventre
ed in testa un piccolo berretto.
–
II.
Fra le gengive sminuzza croste dure,
con il suo unico dente.
Povero vecchio mio con le gengive al lavoro,
invece di soffice pane, o zuppa di lenticchie.
Povero vecchio mio dalla barba grigia!
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KOLÉBA, acronimo di:
MIROSLAV KOŠEK, 30/3/1932 – Auschwitz, 19/10/1944
HANUS LÖWY, 29/6/1931 – Auschwitz, 4/10/1944
BACHNER (forse sopravvissuto)
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moira
27 Gennaio 2014 @ 17:06
Complimenti proprio un bel sito!
XXX
27 Gennaio 2014 @ 17:58
Grazie Moira
G.C.Z.
UMBERTO TRIVELLIN
19 Ottobre 2020 @ 07:09
Bello tenero e commovente, grazie.