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di Gian Carlo Zanon
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Dopo i fatti di Mafia Capitale ci è sembrato opportuno ripubblicare questo articolo “cassandriano”
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Ormai si sono spenti gli echi della querelle che ha visto il nostro Presidente della Repubblica scontrarsi con quei cattivoni dei giudici di Palermo che hanno la fissazione di voler capire come sono andate le cose tra Stato e Mafia. Questi zeloti , che lavorano in una delle procure più calde d’Italia, non hanno ancora capito che ‘non c’è stato nessun accordo tra Stato e Mafia’ … per il semplice motivo che ormai istanze ed interessi di questi uomini di Stato e i mafiosi sono praticamente coincidenti.
La questione: i politici sono diventati mafiosi o i mafiosi sono diventati politici? È un po’ come l’infinita discussione letteraria tra chi sostiene la donchisciottizzazione di Sancho Panza e chi invece sostiene la sanchiopancizzazione di Don Quijote.
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Il senso del discorso di Napolitano è più o meno questo: “Io non ho nulla da nascondere, ma siccome c’è una regola che vieta di spiare ciò che viene detto ai telefoni del Quirinale, voi non potete utilizzare ciò che avete ascoltato. Non lo dico io, se fosse per me permetterei di ascoltare tutto ciò che dico io e i miei segretari … ma c’è la regola … voi capite, non si può andare contro le regole, anche se andando contro le regole si può scoprire cos’è successo tra stato e mafia”. Si, forse ci sono andato di fantasia, ma il succo del discorso è questo. E non scordiamoci che anche la Mafia ha le sue regole … e guai a trasgredirle.
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Nei giorni scorsi abbiamo visto i media sbracciarsi in difesa di Napolitano che “non vuole difendere se stesso, ma tutelare l’Istituzione”. Così dicono i giornali: «il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è tornato a spiegare così la decisione di sollevare il conflitto di attribuzione davanti alla Consulta, dopo essere stato intercettato dai magistrati che indagano sulla presunta trattativa Stato-mafia. «Non ho nulla da nascondere, ma un principio da difendere, di elementare garanzia della riservatezza e della libertà nell’esercizio delle funzioni di Capo dello Stato».
Forse qualcuno in malafede poterebbe pensare male … potrebbe pensare male se Napolitano non fosse un uomo d’onore … quell’uomo d’onore che ha permesso a Mario Monti di diventare capo del Governo italiano … ma si il Monti, quello con gli occhiali che parla come Al, il computer di 2001 Odissea nello spazio di Kubrick, e dai il Monti che il 21 luglio ha parlato della crisi dicendo che è dovuta “all’instabilità politica” … in-sta-bi-li-tà po-li-ti-ca! (SIC)
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Naturalmente tutti hanno fatto finta di non capire ciò che ha detto Monti quando ha parlato di instabilità politica … e questo perché (come dicono quei deliranti che ancora credono a un complotto di gruppi di potere economico) tutti fanno finta che Monti si stia dedicando a salvare il benessere degli italiani dimenticando che invece è stato messo in quel luogo per poter esercitare meglio il compito che ha, non come capo del Governo ma come colui che deve raspare il fondo del barile dei risparmiatori italiani. D’altronde, come ricorda Bruno Amoroso nel libro di Carlo Patrignani “Diversamente ricchi”, (pag. 99), Mario Monti ha ricevuto il mandato a governare da Frau Merkel e dall’amico Draghi, la prima restauratrice del Reich e il secondo restauratore del Sacro Romano Impero d’occidente tanto caro al devotissimo Monti.
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Ed eccoci ancora qui, cari colleghi cittadini che credete ancora che in Italia ci sia la democrazia, di fronte al solito bivio, davanti alle solite due maledette realtà parallele da dover scegliere. E non è una scelta da poco visto che già almeno tremila anni fa c’è chi ci ha lasciato la vita in questa scelta.
Voi cosa scegliereste, le regole di Creonte o la verità umana di Antigone? Difficile scelta vero? Anche perché anche Napolitano ha parlato di verità «Parlare un linguaggio di verità e di responsabilità è parte dei doveri del presidente.» Bel dilemma.
Poi ha aggiunto: «Da presidente che per storia e cultura è intimamente legato alla Costituzione repubblica, non sono fuoriuscito neppure di un millimetro dal ruolo e dai poteri disegnati in quella Carta» … io avrei preferito che dicesse “Da uomo d’onore vi dico che non ho avuto mai a che fare con una trattativa tra Stato e Mafia ne ho saputo mai di una trattativa tra Stato e Mafia perché altrimenti mi sarei opposto e avrei denunciato coloro che volevo avere o continuare ad avere rapporti con persone appartenenti alla mafia. E sfido chiunque a provare il contrario”.
Voi che ne pensate? Non è meglio essere chiari piuttosto che cincischiare utilizzando un linguaggio simili a ‘quegli uomini d’onore’?. Si sa che il linguaggio degli ‘uomini d’onore’ non è mai diretto: loro hanno un loro gergo e basta uno sguardo del mandante al sicario per condannare a morte una persona.
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Ma non divaghiamo; insomma, voi di chi vi fidate? Di Creonte o di Antigone? Di Napolitano amico di Monti o di Antonio Ingroia il procuratore aggiunto di Palermo titolare della indagine sulla trattativa Stato-mafia e al centro di roventi polemiche per le intercettazioni delle conversazioni del presidente della Repubblica Napolitano, finite davanti alla Consulta?
Credete di più ad Ingroia che abbandonato dalle istituzioni è ormai diventato un bersaglio facile per la mafia o a Napolitano che con il suo discorso lo ha di fatto delegittimato.
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«Io – ha detto Ingroia – non mi sento in guerra con nessuno, però che sia diventato un bersaglio questo lo avverto anch’io. Non mi appartiene la logica della guerra, in questi anni ho cercato di muovermi sempre seguendo gli insegnamenti di Paolo Borsellino». Poi ha spiegato che le intercettazioni legate all’inchiesta sulla trattativa stato-mafia: «Sono state depositate solo quelle ritenute rilevanti. Quelle del tutto irrilevanti sono rimaste in un altro procedimento che avrà certamente tempi più lunghi. La Procura ritiene di aver ricostruito la trama e di aver individuato i principali protagonisti ma rimangono ancora dei buchi neri».
Nel frattempo si è parlato di un suo trasferimento in Guatemala: «Da tempo le Nazioni Unite mi hanno proposto l’incarico – ha detto il pm – La proposta la considero una sorta di prosecuzione della mia attività in Italia. In quelle latitudini, per fortuna, i giudici antimafia italiani sono apprezzati anziché denigrati e ostacolati». Il magistrato che avrebbe dovuto lasciare Palermo in autunno ha rinviato la decisione della partenza per il Guatemala, dove è stato invitato dall’Onu a ricoprire l’incarico di dirigente dell’unità di investigazioni e analisi criminale contro l’impunità.
Secondo indiscrezioni non se la sente di lasciare il suo ufficio da giorni bersagliato da un fuoco di fila di attacchi politici e giornalistici, esplosi in seguito alle intercettazioni delle telefonate di Nicola Mancino che hanno “pizzicato” un paio di volte a parlare con una voce ‘simile’ a quella di Giorgio Napolitano. «Avevo ritenuto sinora che la conclusione delle indagini sulla trattativa fosse il momento buono per chiudere una pagina della mia attività professionale e aprirne un’altra, ma i fatti degli ultimi giorni mi hanno fatto riflettere: non vorrei lasciare l’ufficio in difficoltà».
Non so a voi ma a me il linguaggio di Ingroia piace. Mi sembra che abbia quelle caratteristiche che lo avvicinano alla verità umana. Voi che ne pensate?
E dai un po’ di coraggio? Lo sapete benissimo qual è la verità vera! Basta ascoltare il suono delle parole; non ci si più equivocare … Ingroia/Antigone e Napolitano/Creonte sono due “uomini d’onore” … uno in un senso e uno in un altro … sono due realtà umane che camminano parallelamente nella società: Ingroia ha imboccato “Via del Diritto Contro i Criminali e loro potenti Complici”, una strada difficile e tortuosa e pericolosa.
Napolitano è entrato in “Piazza delle Regole che impediscono la Ricerca della Verità”, piazza piena di amici e di amici degli amici; luogo ameno preferito dai politici per il pascolo e per la farsa abituale dove i ruoli sono intercambiabili a seconda delle opportunità.
giugno 2012
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