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di Gian Carlo Zanon
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Vengo da un’esperienza semi-traumatica: una discussione sui social con il, o la, portavoce del Partito denominato Democrazia Atea. Non so chi fosse il mio interlocutore, ma a un certo punto qualcuno ha scritto «tutti i testi ufficiali della pagina hanno come responsabile Carla Corsetti». Ergo.
La sostanza del contrasto verteva su un post pubblicato su face book da DA che con tono perentorio scriveva: «Qualcuno deve pur pensarci. Così come sta la situazione non può continuare. Rendere la prostituzione un lavoro normato con sindacati, INPS e INAIL è la soluzione. Lo sfruttamento esiste in ogni attività ma con le opportune leggi e relativi controlli la barbarie diminuisce. In assenza di regole la barbarie è certa.» https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid02PuFeevL4Kr2Bj1ucKaFn7K5HS2inoHjZrUbQk1qkygk4yoVRbUxz6A6ab5ASBGyml&id=100044504496606
Sorpreso da tanta, secondo me, insensata proposizione intervenivo scrivendo «Quindi comprare un essere umano e usarlo come fosse un cesso in qui scaricare umori in eccesso è lecito purché sia regolamentato? Strano modo di concepire la sessualità… per quanto mi riguarda ritengo che questa genitalità sia patologica… (…)» Tempo fa già scrissi più o meno così: “un uomo che compra un rapporto genitale è un disabile, un disabile mentale.”
Da questo mio più che esplicito rifiuto è nata una polemica infinita che mi è servita per definire meglio questo partito, che ha tante buone idee che ho sempre condiviso, ma che, a quanto pare, è portatore anch’esso di un pericoloso vulnus ideologico presente nella vulgata culturale pseudoscientifica. Mi riferisco al modo di vivere e intendere la sessualità e di come questo concetto venga confuso con la genitalità fisiologica animale.
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Parto da due assunti del neuropsichiatra Massimo Fagioli (1931-2017)
«… il massimo dell’identità umana sta nel rapporto interumano. Il rapporto interumano vero» “L’uomo nel cortile. Lezioni 2005” . Asino d’Oro Editore. ed. 2012.
«(…) la verità umana è il rapporto tra esseri umani diversi» Teoria della nascita e castrazione umana, L’asino d’Oro Edizioni, Roma, nona edizione 2008.
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Per Fagioli la realizzazione umana è sempre stata per e con la realizzazione dell’altro da sé. Non esiste realizzazione umana se uno dei due partner è dominante e l’altro dominato. Inutile dire che partendo da queste premesse la prostituzione non ha nulla a che vedere con una realizzazione umana sessuata ma al contrario è la negazione del rapporto interumano. Se si negano questi assunti si assume che la scissione di pensiero è natura umana. Scissione auspicata ed esibita in alcuni commenti, a causa della quale la sessualità non viene interpretata come esigenza umana ma come mero bisogno fisiologico scisso dalla sfera affettiva. Bisogno fisiologico, come urinare o defecare, che coinvolge un altro essere umano, e che, senza tanti giri di parole, nel rapporto mercenario deve mostruosamente trasformarsi in un mero contenitore per gli “umori in eccesso” del cliente che, come ricorda DA, non compra ma “semplicemente” affitta un corpo per la bisogna: «Il corpo non è in vendita ma è in vendita una prestazione.» SIC
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Non meravigliatevi di questa modo di astrarre il pensiero dalla realtà umana da parte di DA perché c’è di peggio: Y.X.S. scrive «molti confondono il sesso con l’amore. Un argomento difficile ma che va affrontato senza moralismi o giustizialismo. Concordiamo con lei.» Lei è DA. Poi c’è A.S. che afferma: «nessuno compra nessuno, al massimo i sex workers si mettono in affitto.» e via così scendendo sempre più le scale che portano alla negazione dell’altro da sé come entità umana.
Siamo in pieno romanzo distopico tipo Brave New World un romanzo distopico scritto nel 1932 da Aldous Huxley, in cui la sessualità è vissuta scindendola dal rapporto affettivo con l’altro da sé.
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Uscito da queste proposizioni che annichiliscono la verità dei rapporti interumani mi chiedo il perché di questa cecità psichica nei confronti della realtà umana. Il partito di Democrazia Atea si erge a difensore dei diritti sindacali di coloro che essi definiscono sex workers convinti che ciò servirà a eliminare la violenza fisica su chi si prostituisce annullando completamente la sofferenza psichica come se questa non esistesse. Scrivono questo “lavoro” «(…) secondo noi deve essere libero. Se c’è violenza c’è reato. Se ci sono leggi appropriate la violenza si riduce, come in molti altri ambiti lavorativi.» è chiaro che parlano solo e unicamente di sofferenza e di violenza fisica… e la sofferenza psichica? a già, quella non può esistere perché per questi signori ordo-razionalisti il corpo è scisso dalla sfera affettiva e quindi dalla realtà psichica. Loro sono solo un’avanguardia del pensiero millenario occidentale che concettualizza il dualismo tra corpo e realtà psichica come natura umana… natura umana che loro chiamano anima e che, essendo una realtà immateriale da essi viene intesa come un ente metafisico e soprannaturale da rifiutare.
Per queste persone essere atei – ovvero essere senza dio – significa svuotarsi dalla venerazione anaffettiva religiosa e colmare il vuoto conseguente entrando nella totale razionalità ideologica.
Non stupitevi molta gente pensa alla sessualità come a un riflesso condizionato dal bisogno di scarica… in fondo anche questi di DA sono pavloviani e, suffragati anche dalla credenza freudiana, pensano alla sessualità come ad un riflesso condizionato dal bisogno di scarica… e la conseguente ricerca dell’oggetto che permetta la scarica… costi quel che costi… un modo di dire molto appropriato in questo caso.
Queste sono le premesse culturali, ormai entrate nella vulgata comune, dalle quali chi scrive per DA attinge. Ecchisenefrega delle sofferenze psichiche che, secondo questa mentalità iper-razionale vengono lenite dal denaro. Secondo DA basta che il loro “lavoro”venga «normato con sindacati, INPS e INAIL» et voilà tutto si risolve.
D’altronde anche Democrazia Atea è un partito e come ogni partito “che si rispetti” ha un direttivo che dà al popolo ciò che il popolo vuole «siamo un partito che condivide questa posizione (quella di normare la prostituzione N.d R.) da dodici anni e con molti congressi.» (vedi il punto 44 del programma democrateano https://www.democrazia-atea.it/obiettivo-44.htm ) .
Loro, gli illuminati del direttivo, sono, udite udite: «sette persone portatori del pensiero di moltissimi tesserati che condividono questa posizione da dodici anni.»
Il tutto tradotto potrebbe significare: “come tutti i partiti italioti sbandieriamo idee che ci permettano di acchiappare più votanti possibili condividendo con essi posizioni che sappiamo appartenere a un dato target.”
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È inutile ciurlare nel manico, tutti sanno che almeno 85% delle persone che si prostituiscono in Italia sono donne e di queste il 90% sono straniere. Parliamo quindi di una categoria di persone altamente ricattabili. Anche gli operai, grazie al Jobs act, sono ormai ricattabili e quindi se osano iscriversi ad un sindacato sono frettolosamente licenziati. Ci si può immaginare come sia possibile normare questo orrore. Non conoscere questo stato delle cose per la dirigenza di un partito è grave perché significa o non aver un saldo ancoraggio alla realtà sociale oppure significa usare questa realtà plasmandola per i propri scopi. Lo fanno tutti i partiti lo so, ma non per questo la cosa non deve più indignare.
L’intento sembrerebbe quello di ergersi a portavoce delle più diseredate – ultimo anello della catena di soprusi su cui vengono scaricate fisicamente tutti gli abusi ricevuti – non per sottrarle alla loro schiavitù ma per normarla «con sindacati, INPS e INAIL». In questo modo ovviamente si legittima lo sfruttamento più infame dell’uomo sulla donna perché la violenza genitale da millenni è il mezzo sicuro per annichilire la loro identità umana attraverso l’umiliazione fisica.
Non c’è nei post e nei commenti di Democrazia Atea nemmeno un parola che indichi un’empatia verso quelle donne. Tutto rimane a livello di ragione l’unica “soluzione”, per loro, è solo normare l’orrore perché, come ha scritto una persona, i rapporti mercenari sono un destino sociale ineluttabile.
Chi non capisce quanta sofferenza psichica ci sia da parte della persona usata e quanta violenza ci sia da parte di chi usa per masturbarsi utilizzando il corpo altrui spogliando l’altro da sé di ogni umanità, ha gravi problemi nella sfera affettiva. Auspicare che l’orrore che vediamo sulle strade e leggiamo sulle cronache sia regolamentato è umanamente inconcepibile.
Il lavoro enorme da fare è culturale. In Francia si è iniziato da tempo con la Legge 444 del 2016 che prevede sanzioni «chi viene fermato la prima volta deve pagare una multa di 1.500 euro e frequentare un corso di consapevolezza, di cui parleremo oltre. La sanzione cresce fino ad arrivare a 100.000 euro, e 7 anni di reclusione, sulla base di alcune aggravanti tra le quali la minore età della vittima, la disabilità, la recidiva; la legge 444 ha inoltre una valenza “extraterritoriale“, cioè raggiunge anche i cittadini francesi che commettono il reato all’estero.» https://www.semprenews.it/news/Prostituzione-in-Francia.-Il-60-dei-clienti-e-sposato.html
Questo è necessario fare, non tanto per punire lo stupro coatto mitigato dal pagamento di un “marchetta”, ma perché deve passare l’idea che i cosiddetti clienti sono in realtà stupratori seriali con problemi psichici. «A tre anni dall’entrata in vigore della legge, il report della Fondazione Scelles fotografa il fenomeno dal punto di vista del cliente. Se conosce, cambia visione.»
L’alternativa è quindi quella di far capire la differenza tra sessualità e genitalità violenta anche a chi, sulla sessualità, è “confuso” a causa di una egemonia culturale che da una parte fa della sessualità, scevra dal concepimento, un peccato mortale e dall’altra una genitalità utile per “scaricare umori in eccesso” e quindi mercificabile. La sessualità, l’unica sessualità degna di questo nome, è quella in cui due esseri umani realizzano, insieme, se stessi come esseri umani completi.
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Concludo: chi scrive in questo post firmandosi DA, e chi si dichiara responsabile di quanto detto, a mio modesto parere, commette un errore capitale a causa del quale insieme al rifiuto, legittimo, del soprannaturale nega anche l’esistenza di una realtà immateriale umana. Così l’essere umano per loro è quello della “bestia atavica dentro” che agisce solo per istinto, che ha solo bisogni legati al corpo, e che solo i legacci della ragione e le camicie di forza, ovvero « le opportune leggi e relativi controlli», possono renderlo civile. Ma non è così… non è così… e: “(….) non c’è tragedia più grande di quella che porta l’uomo, per paura di essere ucciso, a suicidarsi. A instupidirsi. Ad annullarsi e negarsi per paura di essere annullato e negato. A far finta di pensare per non pensare e impedire agli altri di pensare; a far finta di fare l’amore per masturbarsi e impedire all’altro di fare l’amore; a far finta di vivere e impedire agli altri di vivere.” Massimo Fagioli: dalla premessa alla seconda edizione di “Istinto di morte e conoscenza”.
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31 ottobre 2022