• Poesia e ribellione – Paco Urondo …

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    … E la storia dell’allegria non sarà
    privativa, ma di tutta la baruffa
    della terra, dell’ aria, della spalla e del profilo, la tosse e le
    risate. Non sono più
    di qui: mi sento appena una memoria
    di passaggio. La mia fiducia si appoggia nel profondo disprezzo
    per questo mondo disgraziato. Gli darò
    la vita perché nulla continui ad essere com’è.

     

    La pura verità

    Se lo permettete,
    preferisco continuare a vivere.

    Dopo tutto, e avendolo pensato bene, non ho
    motivi per lagnarmi o protestare:
    ho sempre vissuto nella gloria, nulla
    d’importante mi è mancato.

    È vero, non ho mai voluto l’impossibile; innamorato
    delle cose di questo mondo con incoscienza e dolore.
    e paura e angoscia.

    Da molto vicino ho conosciuto l’imperdonabile allegria; ho avuto
    sogni spaventosi e buoni amori, leggeri e colpevoli.
    Ho vergogna delle mie pretese; una gallina goffa,
    malinconica, debole, poco interessante,
    un ventaglio di piume che il vento disprezza,
    sentiero che il tempo ha cancellato.

    Gli istinti hanno morso la mia giovinezza e ora,
    senza rendermene conto, sto iniziando
    una maturità equilibrata, capace di spazientire
    chiunque o annoiare di colpo.
    Gli errori sono stati definitivamente dimenticati; la
    memoria è morta e si lamenta
    con altri dei incagliati nel sonno e i cattivi sentimenti.

    Il deperibile, lo sporco, il futuro, hanno saputo intimidirmi
    ma li ho sconfitti per sempre;
    so che futuro e memoria si vendicheranno un giorno.
    Passerò inavvertito, con falsa modestia, come Cenerentola,
    anche se alcuni
    mi ricordano con affetto o scoprano il mio scarpino;
    e anche stiano morendo.

    Non scarto la possibilità
    della fama e del denaro; le basse passioni e l’inclemenza.

    La crudeltà non mi spaventa e ho sempre vissuto abbagliato
    dall’alcol puro, il libro ben scritto, la carne perfetta.

    Di solito confido nelle mie forze e nella mia salute
    e nel mio destino e nella buona sorte:
    so che arriverò a vedere la rivoluzione, il salto temuto
    e accarezzato, che busserà alla porta della nostra lotta.

    Sono sicuro che potrò vivere nel cuore di una parola;
    condividere questo calore, questa fatalità che pacifica,
    non serve e si corrompe.

    Posso parlare e ascoltare la luce
    e il colore della pelle amata e nemica e vicina.

    Toccare il sogno e l’impurità,
    nascere con ogni tremore sprecato, nella fuga.
    Inciampi feriti a morte;
    speranza e dolore e stanchezza e voglie.

    Continuare a parlare, sostenere
    questa vittoria, questo pugno; salutare, congedarmi.

    Senza superbia posso dire
    che la vita è il meglio che conosco.

    1973

    cile

    «Impugnai un’arma perché cercavo la parola giusta»

    Francisco “Paco” Urondo venne assassinato nel 1976 dalla dittatura argentina. Era nato a Santa Fe, in Argentina, nel 1930. Poeta, giornalista, accademico e militante politico, Paco Urondo diede la vita lottando per un ideale di società più giusta. «Non vi furono abissi tra l’esperienza e la poesia per Urondo –  ha detto Juan Gelman – correggeva molto le sue poesie ma apprese che l’unico modo vero per un poeta che deve correggere la sua opera, è correggendo se stesso, cercare le vie che vanno dal mistero della lingua al mistero della gente. Paco fu un esperto in questo e le sue poesie resteranno per sempre nello spazio enigmatico dell’incontro del lettore con le sue parole. Fu ed è uno dei poeti in lingua Spagnola che con più valore e lucidità , e meno autocompiacimento , lottò con e contro l’impossibilità della scrittura. Lottò anche con e contro un sistema sociale accanito nel creare sofferenze.»

    Ringraziamo Antonio che ci ha inviato queste poesie e la breve biografia Di Urondo.

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