Dal blog L’arte dello scrivere
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Italo Calvino, immaginando il futuro della scrittura e i valori che l’avrebbero contraddistinta nel nuovo millennio, aveva dedicato alla rapidità una delle sue lezioni americane:
“La rapidità dello stile e del pensiero vuol dire soprattutto agilità, mobilità, disinvoltura; tutte qualità che s’accordano con una scrittura pronta alle divagazioni, a saltare da un argomento all’altro, a perdere il filo cento volte e a ritrovarlo dopo cento giravolte.”
Ciascuno di noi si può riconoscere oggi nel lettore fin troppo disinvolto e saltellante di sito in sito, tra carta, tablet e smartphone. E riconoscere in quella scrittura pronta alle divagazioni i migliori testi pensati per lo schermo, autonomi e modulari, ma capaci di agganciarne altri in virtù delle parole giuste e della loro capacità di suscitare aspettative e curiosità.
Ma chi quei testi li scrive, vive spesso un’altra dimensione della rapidità, quella dei tempi compressi, della scadenza che incombe. È possibile conciliare velocità e accuratezza? E come trasformare persino la fretta in opportunità?
A queste domande risponde l’ultima chat che Roy Peter Clark ha condotto sul sito del Poynter Institute. Ce la possiamo leggere bella impacchettata, cioè trascritta ed editata come è loro abitudine: Tips for becoming a faster, stronger writer.
In sintesi, ecco i consigli di Clark, che ho sperimentato e collaudato anche io tante volte nella pratica della scrittura:
1. Cominciare a scrivere il prima possibile
Non aspettare la famosa fase della stesura per mettersi a scrivere.
Tutte le parole – anche i primi balbettii, le prime confuse idee – ne chiamano altre. Ogni supporto è buono: moleskina, tovaglietta dell’osteria, un file in cui riversare ogni cosa che viene in mente. Scrivere è prima di tutto un aiuto a pensare ed è anche attraverso gli scarabocchi e i brogliacci che si fanno strada le idee. La corsa della scrittura richiede un buono stretching.
2. Prevedere la bozza n° 0
A fine giornata, riordinare gli appunti in un file: basta copiare, spostare, aggiungere, integrare l’ultimo spunto. È la bozza n° 0, dalla quale sarà molto più facile (e veloce) ricavare la n°1.
3. Trovare il focus appena possibile
Ogni testo ha un taglio, una prospettiva, un punto di vista. Scoprirlo il prima possibile significa avere una guida che ci aiuta a scartare, integrare, organizzare le informazioni velocemente, e anche a trovare quella cosa impalpabile ma essenziale che è il giusto tono di voce
4. Darsi una finta scadenza
Questo lo faccio sempre anche io. Se la cadenza è venerdì, mi impegno a finire il testo entro mercoledì. Non sempre ci riesco, ma per giovedì mattina sì. L’effetto ansiolitico è assicurato, il tempo per gustare il lavoro fatto e rivederlo con attenzione pure.
5. Abbassare gli standard
In fase di stesura, meglio lasciare lo spiritello autocritico fuori dalla porta. Se ci mettiamo a riflettere su ogni cosa, non arriveremo mai alla fine e perderemo il ritmo. Appena iniziamo la revisione lo possiamo far rientrare, anzi chiedergli di accomodarsi lì accanto a noi.
6. Farsi il “mini-plan”
Si pensa sempre che la scaletta si addica solo ai testi lunghi e complessi, per i quali si ha molto tempo davanti. Invece è proprio quando si ha poco tempo che torna più utile, e anche se si tratta di testi brevi (in molti casi i più difficili!).
Clark suggerisce il mini-plan: non la semplice lista delle informazioni, ma lo schema argomentativo del nostro testo nei suoi elementi essenziali. Far andare ogni cosa al suo posto, creare raccordi armoniosi e fluidi tra i capoversi diventa molto più semplice e veloce e a quel punto possiamo anche permetterci una mini-revision.