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L’immagine della Shoah da domani scomparirà dai quotidiani cartacei e dai palinsesti televisivi, come se non fosse mai esistita … nel nostro giornale in particolare e nella rete in generale, vicende e immagini della Shoah continueranno a permanere sia in questi nostri articoli che nelle migliaia di immagini, di testi, e di documenti che raccontano questo orrore. Orrore prima auspicato e preparato da filosofi come Martin Heidegger e informatori mediatici come il direttore nazista del Der Stürmer Julius Streicher, poi voluto da una serie di oligarchie nazifasciste legittimate dal Primo e dal Secondo Stato, (Capitalismo e Chiesa cattolica) ed infine vissuto supinamente da molti e rifiutato attivamente da pochi.
I media che contano, ma che contano sempre meno, da domani, riporranno parole e immagini nei cassetti della memoria pronti per essere rispolverati per la prossima vetrina mediatica su questa ricorrenza.
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Abbiamo lavorato molto – polifonicamente – per poter pubblicare in pochi giorni questi sette articoli, forse anche pungolati da chi ci aveva tacciato di antisemitismo per aver osato dire che un carnefice è un carnefice, e una vittima è una vittima, anche se il carnefice è un colono ebreo che vuole conquistarsi il suo “spazio vitale” che appartiene ad una vittima palestinese. (Leggi qui anche i commenti).
Se, come abbiamo già scritto Shoah significa distruzione totale, distruzione assoluta, penso che nessuno se l’avrà a male se utilizziamo questa espressione verbale per narrare fatti che nulla hanno a che fare specificatamente con la distruzione fisica di sei milioni di ebrei.
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Noi della Redazione, che insieme abbiamo redatto questo ultimo articolo, vorremmo, ci farebbe piacere, che il nostro lavoro servisse a far comprendere meglio non solo i fatti storici tout court, ma anche quali sono state le spinte propulsive culturali e filosofiche, che hanno portato a ciò che Albert Camus ha definito «restringimento della sensibilità umana» vale a dire quella insensibilità endemica che ha permesso gli orrori della Shoah. Insensibilità che, con le parole dello psichiatra Massimo Fagioli, possiamo precisare evocando le parole “stolidità e “anaffettività” che portano alla “pulsione di annullamento”.
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Se è vero, come ci ha fatto notare in un commento il nostro attento lettore (Fabio DP) che «Molte delle domande che ti poni, qui come in altri articoli, sono naturalmente al limite – ancora – del ‘senza risposta’ (…) » è anche vero che spendere la vita per cercare di rispondere alle domande “ancora” senza risposta, oltre ad essere doveroso, è una realizzazione della propria essenza umana in divenire.
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Vorremmo che questo nostro lavoro rimanesse in qualche modo fra le pieghe del pensiero dei lettori per dare la possibilità di riconoscere sempre «quella “deformità” di pensiero purtroppo esistente tuttora nella “vita civile e privata» in grado di far riemergere nuove Shoah certamente non auspicabili ma purtroppo ancora possibili.
Srebrenica dista solo poche centinaia di chilometri dal luofo in cui viviamo, e li pochi anni fa, 1995, vi fu un genocidio paragonabile, non nei numeri ma nella forma, alla Shoah. Inoltre poche settimane fa in Grecia un parlamentare neofascista di Alba Dorada ha malmenato all’interno del parlamento alcuni suoi colleghi tra cui una donna. Anche i manifesti, inneggianti i repubblichini di Salò, che troviamo spesso sotto casa, ci parlano di possibili oscuri ritorni storici.
Vorremmo che questo nostro lavoro servisse a creare nuove fantastiche lenti che aiutino a vedere, al di là della percezione obiettiva e alla forma delle parole, i contenuti violenti nascosti che potrebbero concretizzarsi se disgraziatamente si verificassero determinate condizioni culturali e sociali.
Come sappiamo il dramma della Shoah non nasce dal nulla. Come ci ha fatto osservare Fabio DP, « … la Kristallnacht non fu niente di nuovo nella storia ebraica; pogrom come ce n’erano stati a centinaia nella storia e a decine solo nell’ultimo mezzo secolo, con centinaia di morti in particolare nell’est europeo». E Fabio ha certamente ragione: nella prima crociata indetta da papa Urbano II nel novembre del 1095, le schiere di pezzenti che procedevano verso Gerusalemme al grido di “Dio lo vuole” ammazzarono ogni ebreo che incontrarono nelle città attraversate lungo il Reno e il Danubio. Ma molto prima vi furono i massacri in Tessaglia, intorno al 380 d.C., quelli di Alessandria, il primo nel 38 d.C. ad opera dei romani ed il secondo ad opera dei cristiani guidati dal vescovo Cirillo, dopo l’editto teodosiano del 391 d.C..
Non possiamo neppure dimenticare che durante le prime tre settimane della seconda guerra mondiale, 250.000 ebrei furono vittime di vari pogrom scatenati dai cittadini cristiani polacchi approfittando del caos generale causato dall’invasione tedesca.
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A Kaunas, in Lituania, nel giugno 1941 la popolazione civile
aiuta l’Einsatzgruppen “A” a massacrare gli ebrei
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Come ha fatto notare lo storico tedesco Karlheinz Deschner nella sua monumentale Storia criminale del Cristianesimo, pubblicata in Italia dalla casa editrice Ariele, i cristiani hanno sempre “amato da morire” gli individui di religione e di cultura ebrea.
Per indagare a fondo le ragioni di questa «eterna ferita che non riguarda solo la vittima ma l’umanità stessa» (Edit Bruck) abbiamo solo il pensiero. Eraclito però ammoniva «I confini dell’anima non li potrai mai raggiungere, per quanto tu proceda fino in fondo nel cercare le sue strade; così profonda è la sua ragione». Noi preferiamo questa traduzione/interpretazione che Massimo Fagioli inserì in un suo articolo apparso su left del 18 gennaio 2008: «I confini della mente sono nel profondo … non li potrai mai raggiungere con la ragione.» .
Partendo da queste premesse cerchiamo di trovare parole che sappiano narrare quel “difetto di pensiero” che ha pervaso la storia dell’umanità producendo aberrazioni filosofiche, culturali, religiose e pseudoscientifiche che hanno generato una mostruosità: la Shoah:
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« È dimostrato per l’eternità; l’albume aliena [inteso come impurità razziale] è lo sperma di un maschio di una razza straniera. Lo sperma maschile in coabitazione viene parzialmente o completamente assorbito dalla femmina e conseguentemente entra nella sua circolazione sanguigna. Una singola coabitazione (intesa come rapporto sessuale) di un ebreo con una donna ariana è sufficiente ad avvelenare il suo sangue per sempre. Insieme all’albume alieno ella avrà assimilato l’anima straniera. Essa non potrà più generare bambini ariani, anche sposandosi con un ariano. Essi [i bambini] saranno tutti dei bastardi, con una doppia anima e il corpo di una stirpe promiscua. I loro bambini saranno inoltre un ibrido; il che significa persone ripugnanti dal carattere incostante e tendenza alle malattie.
Ora sappiamo perché l’ebreo usa ogni artificio per rapire le ragazze tedesche quanto prima; perché il dottore ebreo stupra le sue pazienti mentre sono anestetizzate. Egli vuole che le ragazze e le donne tedesche assorbano lo sperma alieno dell’ebreo. Ella non potrà mai più generare bambini tedeschi. »
Julius Streicher
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Martin Heidegger sin dal 1916, scrive alla fidanzata Elfride: «La giudaizzazione della nostra cultura e delle nostre università è in effetti spaventosa, e ritengo che la razza tedesca dovrebbe trovare sufficienti energie interiori per emergere.» Scrive Emmanuel Faye che le lettere di Heidegger a Elfride sono infarcite di odiose osservazioni antisemite: 12 agosto 1920, «gli ebrei e i profittatori sono ormai un’invasione» 19 marzo 1933, deplora il fatto che Jaspers, un uomo «puro tedesco, con l’istinto più genuino, che sente la più alta sfida del nostro destino e individua i compiti, resti vincolato dalla moglie», che è ebrea.»
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Come abbiamo già detto la Shoah non nasce dal nulla:
– era già presente nelle pseudoscienze positiviste che avevano, legittimando una credenza religiosa-culturale, diviso il genere umano in razze;
– era già in nuce nella religione cristiana che vedeva nel popolo ebreo coloro che avevano ucciso il figlio del loro dio;
– era già un “progetto” presente nelle ideologie della “purezza della razza” e nei deliri religiosi come la credenza del patto con il dio monoteista, o quello della predestinazione e del disegno divino, tuttora fortemente presenti sia nella cultura ebraica che in alcuni movimenti religiosi che fanno riferimento al calvinismo.
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«Gli uomini fanno il “bene” o il “male” non perché lo vogliono – Calvino-, ma perché così li ha predestinati Dio.» Come vediamo le “risposte” dei religiosi sono molto semplici: la Shoah l’ha voluta quel dio che aveva in mente Calvino. Per quanto riguarda la cultura ebraica, la parola Χριστός, Christòs, è la traduzione greca del termine ebraico מָשִׁיחַ (mašíaḥ, cioè “unto” di Dio, che sta per “scelto da dio”, o cristianamente “vocato-chiamato da Dio”, ovvero la vocazione dei preti, dei monaci e delle suore.
Tutti queste fantasticherie avulse da qualsivoglia dato reale, ma ben incistate, come le zecche in un cane, nella cultura, diventano “principii di realtà” assoluti in mano a perversi manipolatori, e, in determinate contingenze storiche, confluiscono in movimenti sociali più o meno ampi.
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Il fenomeno del razzismo nel Nord Italia è un frutto nato da un seme seminato nella seconda metà dell’800 dalle “splendide” idee dello psichiatra Cesare Lombroso inventore dell’antropometria che, secondo questo esimio medico, dalle misurazione della scatola cranica di un individuo si poteva giungere a definirne il carattere, cioè la realtà umana. Questo “illustre scienziato”, il cui nome ancora campeggia sulle iscrizioni stradali di molte grandi città, autore di un brillante manuale di criminologia, L’uomo delinquente studiato in rapporto all’antropologia, nei mesi in cui svolgeva la propria professione di psichiatra al seguito dell’esercito piemontese, con la sua “scientificità” legittimava di fatto i massacri dei contadini dell’ex Regno delle due Sicilie compiuti dai bersaglieri inviati dai colonialisti del Nord Italia per depredare il ricco meridione: «i meridionali sono infidi, pigri e riottosi; razza maledetta dal cranio anomalo».
Inverosimile vero? Sembra di sentire parlare Goebbels il regista della propaganda nazista antigiudaica. Eppure queste ‘scoperte scientifiche’ stanno ancora nella mente di qualche commissario di polizia psichicamente microcefalo; ma, a pensarci bene questa credenza sta anche nella mente degli psichiatri organicisti che cercano nella fisiologia del cervello il gene della pazzia.
Come dicevamo questo sincretismo tra credenza religiosa e ‘scientifica’ sta nel “pensiero difettoso” di molte persone del Nord Italia che per quanto riguarda i meridionali, la pensano ancora esattamente come Lombroso.
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Non ci dobbiamo quindi meravigliare se il popolo germanico aveva come assunto categorico l’idea di razza perché questo all’epoca era una “certezza scientifica” riconosciuta dalla gran parte degli scienziati. Quando Einstein rispose ” … la mia razza? umana “ fu perché quando giunse negli Stati Uniti d’America un addetto alla dogana gli chiese a che razza appartenesse.
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Le credenze culturali che spingono la mente a non distinguere il pensiero che si lega alla realtà percepibile della coscienza da assunti astratti che non nascono dal rapporto con la realtà, portano inevitabilmente alla distruzione dell’identità umana e conseguentemente a continue Shoah. L’ultima strage è del 1999: il genocidio dei tutsi e degli hutu moderati in Rwanda, da parte dell’etnia hutu di religione cattolica: un milione di morti e i preti responsabili nascosti nei conventi in Europa.
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Dalle astrazioni metafisiche che annullano la realtà, soprattutto la realtà umana, e dalla anaffettività della ragione utilitaristica, sgorga un pensiero che si arrotola su se stesso come fanno i maiali nel proprio sterco; un pensiero che non si rapporta alla realtà cercando di decriptarla ma attinge direttamente al difetto di pensiero precedente amplificandone l’errore; un pensiero che assume come dato di realtà la credenza che precedendolo lo genera, produce mostri della logica razionale sempre più orribili.
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Certamente il pensiero nazista, che trovò nel sistema filosofico di Heidegger i propri fondamenti ideologici e le ragioni per pervenire all’“autenticità dell’essere” pensato come naturalmente perverso e d aggressivo, portò queste credenze religiose e “scientifiche” fino alle sue estreme conseguenze. Noi sappiamo però che questo orribile “pensiero” che deforma la realtà umana dell’altro da sé, non è “autenticità dell’essere”, ma un orrenda negazione pulsionale contro l’identità umana. Negazione che, se non vista come tale e curata, si trasforma in malattia mentale cronica.
Per giungere alla verità sui contenuti della Shoah – salvandoci sia dalla disperazione indotta culturalmente dai maître à penser dell’esistenzialismo di stampo heideggeriano, che come i religiosi vedono nell’essere umano che nasce una mancanza originaria incorreggibile, sia dai deliri delle religioni salvifiche che propongono felicità after life – non possiamo prescindere dalla Teoria della nascita che lo psichiatra Fagioli ha reso pubblica dal ’72 al ’75 con i suoi primi tre libri, e che continua a sviluppare e ad approfondire nei suoi articoli che settimanalmente, da sette anni, pubblica sulla rivista Left.
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Senza questa lente conoscitiva non solo non potremo mai rispondere alla angosciante domanda “perché la Shoah?” ma non potremo neppure vedere realmente ciò che ogni giorno accade intorno a noi. Senza il pensiero irrazionale, la realtà umana dell’altro sana o malata che sia, rimane una Sfinge imperscrutabile, un Das Unbewusste, un inconoscibile, sul quale proiettare qualsiasi delirio e/o pregiudizio culturale.
Lo sguardo attraverso la rete conoscitiva delle scoperte di Massimo Fagioli, permette di vedere la realtà umana dell’altro da sé che si manifesta non solo con modalità percepibili, ma anche con intenzionalità inconsce “invisibili”.
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Edith Bruck una scrittrice scampata alla Shoah, parlando del suicidio di Primo Levi, ha scritto «Ma forse non capiremo mai perché uno si suicida. Chi lo fa avverte una mancanza: l’amore universale? O l’incorreggibilità dell’uomo?». Forse non sapremo mai perché Levi si è suicidato. Sappiamo però con certezza che molto spesso gli individui umani che per vicissitudini di rapporto, muoiono psichicamente, cioè perdono la nascita, diventano in seguito dei pifferai magici che impongono agli altri, a volte a milioni di persone, la propria realtà malata come se questa fosse il massimo della realizzazione identitaria.
«L’uomo, perduta la nascita, spende la vita a far ammalare gli altri distruggendo, con la sua anaffettività, la vitalità del simile a se stesso.» Massimo Fagioli, Left, 19 gennaio 2013.
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Gian Carlo Zanon
27 gennaio 2013