di Giulia De Baudi
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Pubblichiamo un articolo di Giovanni Panettiere apparso su Quotidiano-net il 12 settembre 2012, dove viene reso noto il caso di Monsignor Robert W. Finn, 59 anni, vescovo di Kansas City, legato all’Opus dei, il quale nonostante la condanna a due anni di libertà vigilata, per non aver denunciato un caso di pedofilia venuto alla sua conoscenza, e nonostante le pressioni (ingiustificate) delle Chiesa di Roma che chiede il suo trasferimento, rimane attaccato alla sua poltrona vescovile.
Ho parlato di “pressioni ingiustificate” per il semplice fatto che il buon Bob, non si dispiacerà se lo chiamo così, non ha fatto altro che attenersi a ciò che sia Ratzinger con la lettera De delictis gravioribus del 2001, sia le nuovissime Linee Guida della CEI sulla pedofilia, pubblicate lo scorso maggio, comandano: i vescovi venuti a conoscenza di un crimine di pedofilia da parte del clero non devono denunciarlo alle autorità giudiziarie.
Ricordiamo la lettera secretata dal vaticano “Crimen sollicitationis”, approvata nel 1962 da Papa Giovanni XXIII, ‘il papa buono’, dopo la prima edizione di Pio XI (1922), che stabiliva ( e stabilisce ancora perché non risulta annullata) l’assoluta segretezza nelle cause di molestie, pena la scomunica, anche per la vittima che avesse la tentazione di denunciare il crimine alla giustizia civile; la validità di quel documento fu poi riconfermata dall’allora cardinale Ratzinger nel 2001, nella lettera De delictis gravioribus. Potete trovare i documenti nel libro del giornalista Federico Tulli Chiesa e pedofilia edito da L’Asino d’Oro.
In questi giorni è stata lanciata una campagna per allontanare il vescovo criminale dalla sua diocesi.
5 ottobre 2012
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Naturalmente di tutto ciò i media ci hanno tenuto all’oscuro; loro ci informano solo di quando il papa ha il raffreddore …
L’articolo sottostante narra in modo approfondito la vicenda
Coprì un prete pedofilo, vescovo resta al suo posto
di Giovanni Panettiere
Quotidiano-net -12 settembre 2012
NON LO SMUOVE la condanna per aver coperto un prete pedofilo, non lo scuote l’indignazione montante nell’arcidiocesi, nemmeno l’ultimatum della Santa sede lo induce a fare un passo indietro. Monsignor Robert W. Finn, 59 anni, vescovo di Kansas City, legato all’Opus dei, resta al suo posto. Di dare le dimissioni non se ne parla, nonostante la scorsa settimana sia stato condannato per omessa denuncia di un prete sottoposto alla sua responsabilità, padre Shawn Ratigan, devoto mariano e soprattutto accusato di scatti porno con soggetti dei minori.
SIN dal dicembre 2010 il vescovo era stato avvertito delle tendenze pedofile del religioso: un tecnico che stava riparando il computer di Ratigan aveva scoperto centinaia di foto con i genitali dei piccoli in primo piano e aveva informato la diocesi. Come misura cautelare, Finn relegò il prete in un convento, proibendogli qualsiasi contatto con i minori, ma, nonostante la legge degli Stati uniti sancisca per casi simili l’obbligo di denuncia, non lo segnalò alle autorità civili. Nel frattempo Ratigan aggirò le restrizioni, prendendo parte a picnic con bambini e a prime comunioni, sempre in compagnia della fedele macchina fotografica. Questo fino al maggio dello scorso anno: dopo aver tentato persino il suicidio, il religioso è stato arrestato dalla polizia e ora è in attesa di processo.
GIUDIZIO già chiuso, invece, in meno di un’ora, per il vescovo Finn. John Torrence, giudice della contea, ha accettato parte della tesi dell’accusa, condannandolo a due anni di libertà vigilata, a una multa di 1.000 dollari e all’obbligo di costituire un fondo di 10.000 ‘verdoni’ per le spese di assistenza psicologica alle famiglie delle piccole vittime del prete. Finn è il primo presule statunitense giudicato colpevole per un reato connesso alla pedofilia. Nel 2001, in Francia, un vescovo è stato condannato nell’ambito di un’analoga vicenda, mentre, a maggio, si è chiuso con un’archiviazione per prescrizione il procedimento penale ai danni di monsignor Dante Lafranconi, attuale ordinario di Cremona e già pastore di Savona. Il prelato italiano, in mancanza di un obbligo di denuncia in capo ai vescovi in relazione ad episodi di pedofilia perpetrati da terzi, era stato indagato per concorso in abusi sui minori.
A SORPRESA, dopo il verdetto, Finn ha affidato ad un comunicato la sua ferma determinazione a non abbandonare il prestigioso incarico a Kansas City: «Il vescovo si augura di poter continuare a svolgere le sue funzioni». Di tutt’altro avviso la maggioranza dei fedeli che spera in un cambio al vertice dell’arcidiocesi. Solo una decina di anni fa il cardinale Bernard Law, ordinario di Boston, rassegnò le dimissioni, travolto dalla bufera sui numerisi casi di pedofilia nel clero locale. L’anno scorso toccò al vescovo di Santa Rosa, monsignor Daniel Walsh, farsi da parte.
CHI non molla è Finn, anche se il promotore di giustizia della Santa Sede, monsignor Charles Scicluna, in questi giorni è tornato a ribadire la linea del rigore contro le violenze sui minori, portata avanti da Benedetto XVI, lasciando così intendere che le barricate non dureranno molto. Dirito canonico alla mano, il pontefice gode di tutta l’autorità necessaria per destituire un vescovo. E Ratzinger, in più di un’occasione, ha fatto valere le sue prerogative: restando ai fatti più recenti, a luglio ha licenziato l’ordinario di Tmava (Slovacchia), monsignor Ròbert Bezàc, un mesetto prima ha liquidato l’ordinario d Trapani, monsignor Francesco Micciché. Anche in quest’ultimo caso, come in quello di Kansas City, il vescovo non aveva alcuna intenzione di rasegnare le dimissioni (era finito al centro di un scandalo immobiliare), ma nulla ha potuto davanti alla potestà del papa. Ordinaria e piena sull’intera Chiesa universale.