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di Giulia De Baudi
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Mi sveglio accendo la radio e ascolto le notizie del massacro di Nizza. Accendo il computer e cerco le notizie sul web: «alle 22,30 della sera del 14 luglio un camion è piombato sulla folla che festeggiava la presa della Bastiglia sulla Promenade des Anglais, uccidendo decine di persone. Dal veicolo sono partiti colpi di arma da fuoco …»
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Altre fonti mediatiche dicono che l’uomo è un trentunenne nato a Marsiglia con doppia nazionalità francese e tunisina. Questo assassino di almeno 84 persone innocenti, aveva precedenti di delinquenza comune, ma non era sotto la lente dell’antiterrorismo. Era stato fermato per una lite, informa France Info… ma è ancora presto per definire la personalità del pazzo criminale che è stato ucciso dalla polizia. Né si può stabilire se si tratti di un terrorista associato a qualche gruppo di fuoco islamico. L’uomo ha sparato con una pistola ed aveva con sé anche varie armi leggere e una granata, ma non erano armi vere.
Capisco che si dovrebbe trattare di armi giocattolo o cose del genere. Dai fatti riportati comincio a disegnarmi nella mente l’identikit dell’assassino. L’identikit corrisponde sia a quello degli attentatori di Parigi del 13 novembre sia a quello degli attentatori di Bruxelles: giovani di origine magrebina nati e cresciuti nel paese in cui compiono gli attentati; un passato di piccola criminalità: spacciatori, ruffiani, violenti; da qualche tempo si sono avvicinati alla loro religione originaria, l’Islam fondamentalista… penso che per persone del genere questo significhi un falso movimento verso un’identità di appartenenza prima rifiutata.
Penso che cercare un’identità di appartenenza, aderendo a un fondamentalismo religioso, presupponga la mancanza di identità … vale a dire avere una realtà umana quantomeno compromessa.
L’identikit psichiatrico di queste persone corrisponde sia a quello dei foreign fighters nati in Europa che vanno a irriggimentarsi tra le file di gruppi jihadisti in Africa o nel Vicino Oriente, divenendo assassini e suicidi – sia a quello dei mass shooters stragisti come Anders Breivik, Omar Mateen, i fratelli ceceni dell’attentato di Boston Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev, i coniugi pakistani Syed Farook e Tashfeen Malik, ed anche Micah Xavier Johnson il cecchino di Dallas che giorni fa ha ucciso cinque poliziotti.
Mi rendo conto che tutti questi individui, dalla mente solcata da una più o meno evidente malattia, hanno avuto, dalle parti contrapposte, o il diploma di “terroristi” oppure l’alloro di “eroi”. Era quello l’obiettivo primario a cui puntavano questi dementi e gli viene offerto su un piatto d’argento.
Leggo alcuni interventi sulla tragedia di Nizza che per la loro assurdità mi lasciano allibita. Ciò che mi sorprende è la totale scissione tra il fatto in sé e le “esternazioni” di uomini pubblici: un disco rotto che, senza prendere contatto con la realtà, ripete il ritornello che più fa comodo.
Francois Hollande: «È un attacco terroristico che non può essere negato. La Francia è sotto la minaccia del terrorismo islamico».
Salvini Lega Nord: «Attacco terrorista a Nizza, decine di morti. Ormai le preghiere non bastano più, occorrono le maniere forti».
Angelino Alfano: Ministro degli Interni: «Rafforzati controlli ai tre valichi terrestri e a quello ferroviario #Ventimiglia. I nostri apparati di sicurezza sono al lavoro. #Nizza».
Papa Francesco: «Condanniamo nella maniera più assoluta questa manifestazione di pazzia omicida, di odio, di terrorismo, di attacco contro la pace».
L’unico ad usare le parole “pazzia omicida” e “odio” è Bergoglio che però poi torna a confondere parlando di “terrorismo” e di “attacco contro la pace”. Quale pace può essere messa in discussione da un pazzo che con un camion si lancia contro una folla inerme?
Hollande invece sventola subito il cartellino nero del terrorismo islamico, come se dietro il pazzo omicida ci fosse un’organizzazione che gli ha fornito anche le armi giocattolo. Ma andiamo!
Salvini come al solito non si fa sfuggire la ghiotta occasione per incrementare l’odio contro in non “Padani”. Poi magari ci dirà chi voleva l’uomo del camion con le preghiere, così tanto per saperlo.
Ma è il nostro ministro dell’interno a vincere la Palma d’oro dell’assurdo affermando di voler rafforzare i controlli alle frontiere. Ma che c’azzecca?
Distorcere la realtà costringendola nell’alveo dei propri fini propagandistici non aiuta certo a comprendere le cause di avvenimenti tragici come quello di Nizza. Appellarsi a una maggior sicurezza serve a poco perché il movente primario è la malattia mentale che cerca un bersaglio per esprimersi. Dietro a queste stragi c’è sempre un malato di mente che cerca un obiettivo e un senso da dare al suo delirio. Se si aprissero gli occhi sulla realtà – e se non si uccidessero gli assassini – si potrebbero vedere dei poveri mentecatti che nella facile e vigliacca strage di innocenti cercano il riscatto della propria nullità. E da quella nullità identitaria vengono prelevati ed innalzati dalle grancasse mediatiche al ruolo di “terroristi islamici” e dalla propaganda Daesh alla gloria del martirio.
In realtà si tratta di personalità fragili, che vivono in uno stato mentale di inadeguatezza, che cercano nella religione una stampella e nelle “guide spirituali” una identificazione che li possa strappare dal nulla identitario.
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E non c’è solo il marchio Daesh a dare un senso alla pazzia omicida. Ci sono anche sigle dell’America razzista dei warriors of God come “Army of God” ma anche quelle dei gruppi suprematisti afroamericani come “Black Power” Blackness, Black is Beautiful. C’è sempre una sigla che risponde a un delirio che per sua stessa natura è irreale. In realtà questi assassini, spesso suicidi, sono dei codardi senza identità umana angosciati dalla loro voragine interiore alla ricerca di una “sigla identitaria” e di un senso esistenziale in grado di riempire il loro incolmabile vuoto ontologico.
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Penso infine che l’unico modo per poter disinnescare questa mattanza, “abbellita” di religione e ideologia, sia quello di chiamarla con il proprio nome: malattia mentale.
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L’informazione mediatica porgendo acriticamente false parole di politici, psicologi, papi non fa altro che elevare questi malati mentali al ruolo “arcangeli della morte”. Cambiare radicalmente la rotta informativa indicando come ragione primaria la malattia mentale e mostrando questi psicopatici nella loro vera realtà – che è quella di schifosi vigliacchi in cerca di facili obiettivi – potrebbe se non altro arginare la voglia di “gloria” perseguita da questi poveri deliranti.
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Inoltre alcuni, pochissimi, giornalisti ci stanno dando ragione su una importante “tessera del terrorismo” che avevamo individuato (leggi qui): il nichilismo di chi compie stragi: Francesco Cancellato su LinkIesta, parlando di chi compie mostruosità come quella di Nizza, scrive parlando di: «una somma di individui che hanno trovato nell’Islam una via alla radicalizzazione, al nichilismo, alla distruzione.»
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15 luglio 2016
(Vedi qui sotto anche gli aggiornamenti)
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Aggiornamenti
15 luglio 2016 – Nonostante politici e informatori mediatici si media si ostinino a parlare di “terrorismo islamico” organizzato dall’Isis, l’identikit identitario di Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l’attentatore di Nizza che ha ucciso 84 persone, la sera del 13 luglio, dice tutto il contrario
Le prime notizie diffuse dagli inquirenti lo descrivono come un musulmano “non troppo praticante”. I vicini: «Era un uomo poco religioso, che non pregava, non andava in moschea, amava la salsa e le belle ragazze». Inoltre Bouhlel aveva mantenuto solo per qualche giorno il digiuno prescritto durante il Ramadan.
Da Tunisi confermano che l’uomo non era legato a movimenti fondamentalisti. Le fonti francesi danno altri elementi sulla sfera privata dell’attentatore: «da quando era iniziata la procura di divorzio dalla moglie Mohamed appariva depresso e instabile». Un “bell’uomo”, dice una vicina che però “fissava troppo” le sue due figlie.
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