di Jeanne Pucelli
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Immagino spettatori incalliti stravaccati sul divano intenti, come tanti voyeur, ad osservare le epiche disgrazie dei “trattati” dal quel satiro dello psicanalista che insegue le giovani clienti fin sulla soglia dello studio anche quando queste lo mandano affan-grillo. Questo accade nella serie televisiva di Sky, In treatment. I pazienti che bussano alla porta del dottor Mari sono tipi strani che contrariamente alle leggende metropolitane sul setting analitico tradizionale, che dovrebbe essere improntato sulla cura dei pazienti, bussano alla sua porta solo per scaricare problemi , angosce, corna e cotillon dentro lo psicologo che passivamente introietta neanche fosse un water-closed. Il povero parafulmini, ben retribuito, non può neppure permettersi di fare la pur minima interpretazione perché viene villanamente messo a tacere da fanciulle morenti che invece di cercare di curare malattie fisiche gravi preferiscono andare a farsi raccontare barzellette dall’analista.
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Io ho cambiato analista: invece del dottor Mari ho scelto la psicanalista di Tony Soprano il boss mafioso dell’omonima serie televisiva. Vuoi mettere? Tutta un’altra storia ragazzi, qui scorre il sacro sangue psicopatico, altro che gli insipienti pazienti del dottor Mari! Tony Soprano ammazza, tratta male le donne. Se qualche prostituta del suo giro viene uccisa da un suo picciotto fa sparire il cadavere, ma poi soffre di depressione poverino, e gli vengono spesso attacchi di panico spaventosi e va a “curarsi” dalla psicanalista che ogni tanto sbotta confessando di odiare ferocemente i propri pazienti perché mentono … poi però anche lei come la star di In treatment sta zitta, intasca soldi sporchi e fa la finta tonta. Un vero spettacolo: capita a volte che Tony, un omone di centoventi chili, si alzi minaccioso dalla poltroncina per insultare l’analista che si mette a frignare, ma poi passa tutto quando intasca panciuti rotoli di dollari. Ci sono anche i sogni che, si fa per dire, l’analista “interpreta” a modo suo centrando però alcuni problemi del paziente e aprendogli gli occhi sui pericoli avvertiti dal suo subconscio mafioso. Insomma uno spasso: oggi si ammazza, domani ci si deprime e dopodomani si sotterra il cadavere in un bosco e il giorno dopo si sviene per un bell’attacco di panico. Ogni puntata ha almeno una seduta psicanalitica condita da psicofarmaci e crimine a go-go.
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Invece dal Castellitto chi ci va? Ci va l’industrialotto inquinatore Michele Placido che oltre a scaricare veleni nell’ambiente scarica sullo psicologo, ben retribuito, il racconto delle proprie bassezze.
Queste edificanti immagini televisive fanno luce su ciò che prima si chiamava confessione e oggi psicanalisi freudiana, o junghiana, et similia? Non lo so, io in quei vespasiani non ci sono mai andata e non penso che la the water closed – analytics therapy possa servire a qualcuno.
Ovviamente ogni riferimento è da ritenersi casuale … a meno che qualcuno non si riconosca negli psicanalisti delle serie televisive citate.
Jacques Lacan (terzo da sinistra) immortalato
col suo maestro Heidegger (primo a sinistra)
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