La Chiesa, ogni volta, è stata dalla parte dei governi di destra, ha benedetto e protetto i peggiori governi del mondo. La Teologia delle Liberazione è stata condannata, i suoi preti lasciati soli. Wojtila ha benedetto Pinochet, gli ha dato l’eucarestia anche se le sue vittime hanno guardato a questo come a un atto blasfemo; quando è caduto in disgrazia ed è cominciato il processo per i suoi crimini, il Vaticano ha voluto intercedere a suo favore, così come, a suo tempo, aveva aiutato a mettere in salvo nell’America latina i peggiori capi nazisti e Wojtyla stesso manda alla Camera dei Lords inglesi una lettera perchè rifiutino l’estradizione del criminale.
A Santiago del Cile nell’aprile del 1987, Wojtyla è in visita pastorale da Pinochet, gli stringe la mano, si affaccia con lui al balcone della Moneda. I giornali di destra cileni scrivono: “Due grandi leader anticomunisti si incontrano”.
di Adriano Meis
Sono le cinque del mattino. A oriente la luce lentamente si fa largo nell’aria annerita dalla notte … e appare Lei: la città inca di Machu Picchu. Come descriverla con le solite parole consunte dall’uso … difficile.
Lei è una penisola sospinta nel vuoto; Lei è denti di drago che emergono dalla terra; Lei è il grido di Pachakamaq ucciso da uomini crudeli, i celebri “estirpatori di idolatrie”; Lei è il pianto lunare di Coniraya fossilizzato dal dolore, per i suoi figli resi schiavi.
Dopo pochi minuti il sole si insinua tra le rocce e illumina la città e le profonde gole che la circondano. Nel fondo dei canyons l’Urubamba scorre tumultuoso ma non riesco a sentire la sua voce lontana. 400 metri sono tanti.
Mi godo quest’atmosfera magica da rêverie immergendomi da solo tra le rovine e le terrazze a strapiombo. A parte i pochi animali che frequentano “la vecchia cima” – questo significa Machu Picchu in lingua quechua – sono ancora solo. Mi potrò godere questa meraviglia ancora per un’ora circa poi, le turbe di turisti, che fra poco arriveranno ad Aguascalientes con il trenino proveniente da Cuzco, invaderanno la città con le loro voci multifoniche … e allora Machu Picchu sarà un’altra: parlerà in mille idiomi diversi, si metterà in posa per farsi fotografare il profilo migliore, si vestirà di vesti multicolori, … ma non sarà più la mia Machu Picchu fatta di pietra e vento. Ve lo avevo detto che sono uno individualista ai limiti dell’autismo! Forse ha avuto ragione … quella, ad andarsene prima del previsto.
La storia della “vecchia cima” non ve la racconto, andate a leggerla su Wikipedia e magari fate anche un’offerta a questo utilissimo strumento di ricerca – non fate sempre i taccagni – ne vale la pena.
Mentre esco dal sito archeologico mi scontro con le orde turistiche trascinate dalle guide-capò che tengono alte le loro orride bandierine svolazzanti; ce l’ho fatta per un pelo!
Scendo a valle con un taxista improvvisato «Aguascalientes señor» e mi fa vedere un panama unto con scritto a pennarello taxi … come fai a dire di no a un tipo così estemporaneo. Nella piccola cittadina anticamera di Machu Picchu e regina dei souvenir turistici, dopo un bagno nelle calde acque naturali, vado in un bar a bermi un mate de coca – non si sa mai il soroche incombe -.
Non c’è nessuno. I primi turisti scenderanno da Machu Picchu fra un paio d’ore. Due ore di pace poi, per il ritorno a Cuzco, dovrò mischiarmi alla folla: c’è solo un treno che parte nel pomeriggio. Amen!
Certo che questo sito archeologico è completamente diverso da quelli che visitai in Mexico, nello stato dello Yucatan. Lì i Maya costruirono quelle immense piramidi unicamente per le funzioni religiose.
Qui è completamente diverso. La maggior parte delle costruzioni sono abitative e, per quanto ne so, i ‘templi’ sono le abitazioni di una strana casta privilegiata di sacerdoti-astronomi in grado di stabilire, per mezzo di validi strumenti empirici, i tempi della semina e del raccolto. Quindi una casta di sapienti funzionale a quella società oligarchica fondata sull’agricoltura.
La loro religione è a cavallo tra animismo e politeismo ed assomiglia moltissimo alle religioni nate nel bacino del Mediterraneo tra il 5000 a. C. e l’inizio dell’era Cristiana.
Anche loro possedevano una Teogonia, una serie di dei della prima generazione ed altri delle generazioni succesive..
Gli Inca credevano che il mondo fosse composto da tre livelli:
Hanan Pacha: dalla lingua quechua hanan (sopra) e pacha (mondo), significa il mondo di sopra: il luogo dove risiedono le divinità.
Kay Pacha: dal quechua kay (questo) e pacha era il mondo terreno, dove vivono gli esseri animati: gli esseri umani e gli animali.
Uku Pacha o Urin Pacha: dal quechua urin (sotto) e pacha (mondo), era il mondo sotterraneo, dove risiedevano le anime dei morti.
Le tre divinità erano rappresentate dal condor (il mondo di sopra); dal giaguaro (il mondo terreno); e dal serpente (il mondo sotterraneo).
Nella mitologia inca gli dei erano gli astri o altri grandi elementi della natura.
L’unico dio nel vero senso della parola era Wiraqucha, la divinità creatrice del Sole, della Luna e delle stelle, il dio che aveva plasmato i primi uomini nell’argilla. Uguale a Geova!
Poi, come nel Pantheon mediterraneo, gli Inca avevano altre tre divinità importanti:
Inti (Sole), creatore e protettore degli Inca, sposo e fratello di Mama Quilla (madre Luna) e padre del primo inca, e di Mama Ocllo (madre Uovo);
Pachatayta = marito e fratello della Pachamama (pacha = terra – tayta o tata = padre);
Pachamama, madre terra, protettrice dei raccolti e dea della fertilità, (che come vi dicevo è tuttora molto venerata);
Infine le divinità inferiori che hanno più o meno la funzione degli dei-daimon greci o dei santi patroni Cristiani, tipo Santa Barbara protettrice dei militari e dei Vigili del fuoco o Santa Cecilia protettrice di cantanti e musicisti: Apu dio delle montagne;Apocatequil (o Apotequil) dio del fulmine; Chasca (l’Aurora dei greci) dea dell’alba, del crepuscolo e del pianeta Venere, era protettrice delle vergini; Chasca Coyllur dea dei fiori ( la Flora latina); Coniraya divinità lunare (Ecate e Selene); Kon dio della pioggia e del vento venuto da sud ( una specie di Eolo); Mama Allpa dea della fertilità (Proserpina e Cerere); Supay dio della morte (Thanatos);
Poi ce n’erano un paio che in quella religione di morte che è il cristianesimo non sono contemplate: Mama Coca dea della salute e della gioia e Ekkeko dio del cuore e della buona salute.
A quanto pare gli Incas avevano una cultura molto meno disumana di quella dei Maya. Gli Incas facevano certamente riti propiziatori incruenti ma non possiamo certo dimenticare che vi erano delle cerimonie nelle quali venivano assassinati donne e soprattutto bambini – Questo è quanto ha scritto W. Espinoza Soriano nel suo libro Los Incas – E quando si arriva ad uccidere un bambino o la propria figlia come nel mito di Agamennone, il quale sacrifica Ifigenia, per “ragione di stato”, non si può più parlare di superstizione o di innocui gesti apotropaici, si deve parlare di malattia mentale.
Penso che la religione animistica – fusa a determinati contesti storici e sociali – è, dal punto di vista psichiatrico, la più congrua, la meno dissociata, dal momento che realtà invisibile, fonema, immagine, contenuto, qualità, senso, affetti, divinità sono tenuti insieme dai fili invisibili del senso.
Il sapore del sale è la divinità del sale, la sua qualità.[1] Si può pensare che gli esseri umani che hanno avuto o che ancora hanno tale pensiero, non avendo una sapienza che permette loro di conoscere la vera natura del contenuto delle cose e delle sensazioni, risolvono il problema in un modo di pensare che diviene racconto mitico: gli animisti fanno esperienza del reale nominando l’esistente in forma mitopoietica.
Discorso totalmente diverso è quello della credenza monoteistica dei giorni nostri dove vi è invece una totale incongruenza tra sapere scientifico e credenza religiosa. Incongruenza che, la chiesa cattolica, per esempio, ha sempre cercato di annullare bloccando la ricerca scientifica.
Dopo Darwin credere ancor oggi al creazionismo, ad Adamo ed Eva e soprattutto al peccato originale è veramente un delirio metafisico … eppure!
Ma è arrivato il treno per Cuzco … mi immergo nella folla … a-i-u-tooooo!!!
Cuzco – 10 agosto 2012
Continua …
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[1] «Ma cos’è, allora, il dio del sale?(…) non è altro che il sale stesso (…) Omero chiama espressamente il sale divino». L. Feuerbach. “L’essenza della religione” Giulio Einaudi editore, Torino , 1994, pag. 17.