di Giulia De Baudi
Mi sto ancora domandando cosa possa aver fatto scaturire nella mente di un giornalista l’irreale idea di un incontro tra Anjeza Gonxhe Bojaxhiu, meglio conosciuta con il nome di battaglia di Teresa di Calcutta, e Christopher Hitchens morto i 16 dicembre 2012. Hitchens era famoso soprattutto per aveva scritto su di lei e contro di lei nel suo libro scandalo La posizione della missionaria.
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Il giorno successivo alla morte del giornalista inglese, Francesco Longo, puntuale come la morte, fantasticando un incontro nell’aldilà tra il giornalista inglese e la suora albanese ha pubblicato su Il riformista un articolo dal titolo eloquente: Hitchens, Madre Teresa lo attende.
Il luogo dell’incontro non viene definito da Longo, egli parla di un indefinito e, per lui esistente aldilà: «Se un aldilà esiste, sarà andata a prenderlo proprio Madre Teresa. Avrà cura anche di lui».
Ora per continuare a scrivere di “aldilà” ci sono due strade: la prima è entrare in quel delirio suffragato dalla religione e reso congruo dalla cultura che la sostiene, e parlarne come se questo aldilà esistesse; la seconda strada è guardare queste credenze religiose, sempre funzionali al potere istituzionale, come fenomeni antropologici che trovano il loro nutrimento in quella dinamica psichica che Ludwig Feuerbach definì “alienazione religiosa”.
Naturalmente, per amor proprio, io scelgo la seconda strada, guardando questi epifenomeni dal punto di vista ateo.
La prima cosa che viene in mente, osservando gli ultimi ritrovati teologici del pastore tedesco, è la domanda: ma in che luogo attende Madre Teresa di Calcutta il defunto Christopher Hitchens? In Paradiso? All’Inferno? In Purgatorio? Si deve tener conto però di eliminare, obtorto collo, l’ultima opzione in quanto malsicura dopo che, nella sua enciclica Spe salvi pubblicata nel 2007, Ratzinger aveva definito il Purgatorio: «più che luogo fisico, spazio interiore, non fuoco di fiamme, ma fuoco metaforico, interiore»
A questo punto rimangono solo il Paradiso e l’Inferno … ma ci sono dei problemi teologici: a rigor di ‘logica’ i due non si potrebbero incontrare, dato che Anjeza Gonxhe Bojaxhiu, da quando Woytjla la promosse a soli due anni dalla morte, è una ‘Beata’, mentre invece Christopher Hitchens un imperterrito ateo peccatore e, come scrisse Longo, addirittura un profanatore: «Per un intellettuale, (parla di Hitchens N.d.R.) profanare ciò che per altri è sacro non è mai infatti un segno di profondità». Hai capito il Longo: non è lui, e quelli come lui, che tenta di profanare con la sua credenza la mente degli atei, ma è Hitchens che, svelando la verità sua questa donna adorata da una moltitudine di alienati religiosi, desacralizza un idolo di cartapesta.
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Comunque sia, dati questi presupposti teologici, Teresa di Calcutta dovrebbe stare in Paradiso e il cattivissimo Hitchens nel sesto girone dell’Inferno, quello degli eretici. E quindi il buon Longo dovrebbe dirci in quale luogo i due si potrebbero incontrare per far in modo che la missionaria “si prenda cura” di lui nello stesso identico modo in cui ‘si prese cura’ di molti diseredati.
Visto che da queste aporie non se ne esce, si potrebbe andare a vedere ciò che Hitchens ha scritto, dopo essersi ben documentato, su questa ‘Beata’, profanando la sancta sanctorum di coloro che preferiscono credere alle varie agiografie sulla Beata Madre Teresa di Calcutta piuttosto che fare un ricerca seria alla ricerca della verità.
Christopher Hitchens nelle prime righe del suo libro La posizione della missionaria narra un fatto raccapricciante, documentato nel suo documentario per ‘Channel 4’. Il documento mostra Madre Teresa che dice a un moribondo «Stai soffrendo come Cristo in croce, di sicuro Gesù ti sta baciando!”, e lui che risponde “Per favore digli di smettere di baciarmi». Questo fatto, che se non fosse per la drammatica verità potrebbe sembrare uno sketch comico, è emblematico perché descrive meglio di ogni altro la vera natura di Madre Teresa di Calcutta della quale, secondo il ‘giornalista’ Longo, non si deve assolutamente parlare male per non turbare le menti a mollo nell’idolatria per questa donna che aveva tra i suoi sostenitori il dittatore haitiano Baby Doc e che era da molti considerata, (come si può vedere nel video allegato)alla stessa stregua di una pericolosa criminale.
Anjeza Gonxhe Bojaxhiu, in nome dell’ideologia cristiana sulla redenzione dei peccati attraverso il dolore fisico, lasciva morire senza curarli i malcapitati che entravano nei suoi lazzaretti. Lazzaretti che i media compiacenti descrivevano come ospedali di alto livello. Dire, come hanno scritto alcuni giornali, che, Madre Teresa di Calcutta era “poco incline al trattamento del dolore” è un eufemismo. Come è una menzogna parlare di ospedali. La suora albanese, che è stata anche premiata con il Nobel per la pace nel 1979, come si può vedere nel video, non ha mai aperto un vero ospedale, nel senso che, anche lì, come in molti centri psichiatrici italiani dove vige l’ideologia basagliana, i malati non venivano curati ma ci si “prendeva cura di loro’” nel senso che venivano considerati, tutti, come inguaribili malati terminali.
La missione della missionaria era quella di spedire più in fretta possibile le anime di quei malcapitati, che entravano nella sua orbita, nel regno dei cieli; naturalmente dopo essersi purificati con il dolore che la suora procurava loro con un eccezionale zelo religioso.
Francesco Longo deve amare molto il defunto Hitchens. Lo deve amare ‘cristianamente’ visto che tutto l’articolo è un attacco inqualificabile per distruggere l’immagine di un defunto che non si può certo difendere. Longo scrive di lui adducendogli “cadute di stile” e dicendo che: «Confondeva spesso il monoteismo col fondamentalismo, la libertà di critica con la mancanza di rispetto, l’ironia tagliente con la superficialità».
L’etica interna e professionale Hitchens che lo ha costretto a denunciare questi abomini, viene disprezzata da un collega che, non avendo la stessa etica interna, si è dimenticato del basilare dovere deontologico di ogni giornalista: informare dicendo la verità.
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27 maggio 2012
Carlo Trevisan
21 Luglio 2014 @ 10:55
Mi sono imbattuto (purtroppo) in questo articolo mentre cercavo informazioni sull’interessante incontro fra Madre Teresa e Hitchens nell’aldilà.
In primis vorrei ricordare all’autrice dell’articolo, che Christopher Hitchens è diventato ricco con questo documentario, ed è morto in ricchezza.
Madre Teresa è morta a Calcutta in povertà in mezzo ai malati.
Un piccolo dettaglio.
Che la chiesa abbia strumentalizzato l’immagine di Madre Teresa non ci piove, ma abboccare ad un documentario del genere (dove non viene mostrato niente di realmente compromettente, se non le condizioni degli ospedali in cui Madre Teresa operava, condizioni in cui stava anche lei, quindi al massimo la si può accusare di fanatismo verso la sofferenza – il che è molto diverso) con relativo libro, mi sembra come credere alla storia della strega di Blair.
Mi vergogno personalmente nel trovare nel 2013 persone ancora così poco rispettose nei confronti di un pensiero altrui, si vedano frasi tristi come “delirio suffragato dalla religione”.
Questa è discriminazione, qualcosa che mi fa personalmente schifo.
Per poter instaurare un dialogo, indipendentemente dalla propria posizione, cultura e credo, bisogna imparare il rispetto per il pensiero altrui.
Purtroppo questa carenza può derivare da una scarsa educazione familiare o da un ambiente sbagliato che si frequenta.
Ma non è una scusa valida, crescendo se si ha un cervello si comprende da soli come bisognerebbe comportarsi.
Questa è l’etica, non le fandonie relative all’etica del giornalismo (che esiste sicuramente, ma che è applicata da pochi, e che l’autrice di questo “articolo” non sa nemmeno lontanamente cosa sia).
Da astronomo e quasi fisico oltretutto non sto nemmeno ad esprimermi su ciò che l’ateismo in relazione alla scienza significhi. Quello è un vero delirio, se dobbiamo dirla tutta.
Ma non voglio addentrarmi abbassandomi al livello di chi ha scritto.
Mi sorprende poi tutta questa esaltazione verso lo scoop (presunto), verso il mestiere del giornalista (lungi dall’essere ciò che fa l’autrice di questo articolo che sembra uscito da una rivista di pettegolezzi).
Quasi un “vorrei ma non posso”.
Per dirla schietta, se il tuo sogno è quello di voler far soldi trovando uno scoop (vero o falso che sia), buona fortuna, benvenuta nel sistema.
Non è facile, ma per chi ci riesce, un po’ di quattrini arrivano.
Almeno c’è una certa coerenza: una visione così limitata della vita va a braccetto proprio con una visione limitata del mondo spirituale.
Redazione
26 Luglio 2014 @ 18:17
… alla faccia del rispetto per gli altri … ora non ho tempo , appena posso ti risponderò caro Carlo. Non posso perdermi questa ghiotta occasione. A presto
G.D.B.
Redazione
26 Luglio 2014 @ 23:33
Caro signor Tevisan, nella mia vita mi sono imbattuta (purtroppo) in persone che in preda al sacro furore della fede hanno cercato invano di convincermi dell’esistenza dell’aldilà e di altri deliri similari.
In primis vorrei ricordarle che io sono libera di criticare chiunque. Se Lei vuole entrare nel merito delle mie affermazioni possiamo discuterne. Ma non accetto critiche non circostanziate che mirano solo a infangarmi e a screditarmi professionalmente.
Lei dice giustamente: “che la Chiesa abbia strumentalizzato l’immagine di Madre Teresa non ci piove” e quindi anche secondo Lei i gerarchi della Chiesa cattolica sono delle iene pronte a gettarsi sul primo cadavere per ricavarne proteine vitali alla propria sopravvivenza. Siamo d’accordo.
Ma forse Lei non sa, penso, che Hitchens è solo uno dei tanti che hanno documentato i crimini di Anjeza Gonxhe Bojaxhiu. Io ho lettere di testimoni e fotografie che documentano l’infamia di quella donna. Poi ci sono anche alcuni libri che documentano il dramma. E sottolineo che è tutto documentato e non fantasticato. Le fantasticherie, le credenze, i deliri religiosi, sono appannaggio dei credenti che preferiscono credere piuttosto che pensare. E infatti Lei invece di fare una ricerca seria su Anjeza Gonxhe Bojaxhiu preferisce credere all’immagine che Chiesa cattolica e l’informazione mediatica hanno costruito. D’altronde se un nugolo di deputati hanno votato sulla buona fede di Berlusconi inconsapevole di violentare una minorenne … Nella cultura italiota il confine tra realtà e irrealtà è molto labile a causa della supremazia della parola sulla realtà: “disse luce e luce fu”. Con queste premesse millenarie, che inducono a credere che la parola possa creare la realtà e non il contrario, è chiaro che chi non ha fatto bene i conti con la propria alienazione religiosa continui a fantasticare di poter costruire la realtà con il proprio pensiero verbale … alterato dall’alienazione religiosa … ma non è così. Gli psichiatri lo sanno bene, come lo sa qualsiasi persona con un minimo di buon senso. Quindi sarebbe meglio, secondo me, non parlare di abboccamenti altrui se si vive già da anni nella borsa maleodorante del pescatore di boccaloni. Scusi la metafora.
Mi vergogno un po’ di appartenere al genere umano quando ancora nel 2014 trovo mi trovo a che fare con persone ancora così poco rispettose nei confronti di un pensiero altrui: si vedano frasi come
“mi fa personalmente schifo”;
“questa carenza può derivare da una scarsa educazione familiare o da un ambiente sbagliato che si frequenta”;
“crescendo se si ha un cervello si comprende da soli come bisognerebbe comportarsi”;
“non voglio addentrarmi abbassandomi al livello di chi ha scritto”;
“questo articolo che sembra uscito da una rivista di pettegolezzi”;
“se il tuo sogno è quello di voler far soldi trovando uno scoop (vero o falso che sia), buona fortuna, benvenuta nel sistema”;
“Non è facile, ma per chi ci riesce, un po’ di quattrini arrivano”;
“ una visione così limitata della vita va a braccetto proprio con una visione limitata del mondo spirituale”.
Scusi signor T. , ma non si voleva rispettare il pensiero altrui? Alla faccia della libertà di pensiero! D’accordo che la coerenza non sta di casa nelle comunità in cui si crede che confessando un peccato si venga assolti anche da un crimine orrendo come quello della pederastia, ma diamoci una regolata signor Trevisan, forse lei, se vuole naturalmente, si dovrebbe connettere con la realtà.
Anche quella frase, per me incomprensibile “Da astronomo e quasi fisico oltretutto non sto nemmeno ad esprimermi su ciò che l’ateismo in relazione alla scienza significhi. Quello è un vero delirio, se dobbiamo dirla tutta”, forse avrebbe bisogno di una spiegazione , se non chiedo troppo, altrimenti potrei addirittura pensare a una schizofasia, ma forse sono io che non capisco …
Cari saluti e grazie per il suo intervento … spirituale .
G.D.Baudi
Carlo Trevisan
6 Agosto 2014 @ 20:18
Quindi lei vorrebbe paragonare la sua mancanza di rispetto verso chi crede (discriminazione allo stato puro) verso critiche al suo testo e al suo modo di agire?
“convincermi dell’esistenza dell’aldilà e di altri deliri similari.”
E chi dice che siano deliri? Una pseudo giornalista di un sito di pseudo articoli?
Mi sembra più delirante l’affermazione in se per se a questo punto.
Così come io non ho bisogno di infangarla e screditarla professionalmente, ci pensano già le frasi che scrive a farlo.
Io ho solo sottolineato la sua mancanza di rispetto e di professionalità. Se si sente infangata, cambi modo di scrivere.
Un conto è criticare, un conto è discriminare.
Definire delirante una visione credente, rientra nella discriminazione.
Criticare significa portare un’argomentazione, totalmente estranea nel suo testo.
Purtroppo non prendo l’esempio di Cristo, e quando vedo arroganza e ignoranza, rispondo con, seppur più ponderata, altrettanta arroganza.
Io le posso tranquillamente dire, da laureato in astronomia e studioso di fisica tutt’ora, che è delirante pensare anche in un modello fisico, all’inesistenza di un’entità superiore definibile come dio.
Nessuno dice che tale dio debba essere necessariamente quello cristiano o quello di un’altra religione (e qui torno al discorso della sua famiglia: da bambini ci insegnano a rispettare chi è diverso, e lei non l’ha imparato). Ciò che determina questa scelta è una questione di fede.
La fede è ciò che ci spinge in qualunque azione, in quanto non possiamo applicare lo stesso metodo scientifico nella verifica personale di ogni cosa che facciamo. Per tanto ci fidiamo delle nostre percezioni. Percezioni che talvolta vanno oltre ciò che è visibile, e rientrano nel campo delle onde e delle frequenze.
Da qui abbiamo le percezioni, eccetera, eccetera…
Ma mi sto spingendo troppo oltre, e i suoi paraocchi potrebbero iniziare a stringere troppo.
Tornando a Dio, ricordiamo che dai modelli di Newton e Einstein già vi è la necessità di questa introduzione.
Alcuni credono nell’universo intelligente, altri in un dio personale, ma si crede pur sempre in un fautore che abbia regolato le leggi precise, secondo uno schema selezionato, dell’universo in cui viviamo. Qualcuno deve averlo creato.
Se viceversa l’universo esistesse da sempre allora si crederebbe nel concetto di “sempre”, concetto altresì trascendente e per tanto sarebbe come credere in Dio.
Per andare al concetto “delirante” di aldilà, ricordiamo che secondo Antoine-Laurent Lavoisier, il pioniere del principio di conservazione di massa “tutto si trasforma, mantenendo la stessa energia”.
Ergo, si può tranquillamente interpretare la morte come una trasformazione di noi stessi, in cui potrebbero cambiare le nostre percezioni e per tanto “al di là” si potrebbe intendere come al di là della materia, del cambiamento di stato, in cui rimanendo l’energia costante, rimaniamo anche noi stessi.
Non mi interessa minimamente convincerla di quanto sto enunciando, sono tutte cose che può verificare con google, con un libro o altro.
Mi interessava solo smontare le sue sterili provocazioni nei confronti della religione.
Redazione
6 Agosto 2014 @ 22:31
Romeo Stanotte ho fatto un sogno.
Mercutio Anch’io.
Romeo Ebbene, che cosa hai sognato?
Mercutio Che coloro i quali sognano, spesso sono messi in mezzo …
Romeo In mezzo alle coltri, e sognano delle cose vere.
Mercutio Ah! Allora, lo vedo, la regina Mab è venuta a trovarti. Essa è la levatrice delle fate, e viene, in forma non più grossa di un agata all’indice di un anziano, tirata da un equipaggio di piccoli atomi,
sul naso degli uomini, mentre giacciono addormentati.
I raggi delle ruote del suo carro son fatti di esili zampe di ragno; il mantice di ali di cavallette, le tirelle del più sottile ragnatelo; i pettorali di umidi raggi di luna, il manico della frusta di un osso di grillo, la sferza di un filamento impercettibile; il cocchiere è un moscerino in livrea grigia, grosso neppure quanto la metà del piccolo insetto tondo, tratto fuori con uno spillo dal pigro dito di una fanciulla.
Il suo cocchio è un guscio di nocciola, lavorato dal falegname scoiattolo o dal vecchio verme, da tempo immemorabile carrozzieri delle fate. In questo arnese essa galoppa da una notte all’altra attraverso i cervelli degli amanti, e allora essi sognan d’amore; sulle ginocchia dei cortigiani, che immediatamente sognan riverenze; sulle dita dei legulei, che subito sognano onorari, sulle labbra delle dame che immantinente sognano baci, su quelle labbra che Mab adirata spesso affligge di vescicole perché il loro fiato è guasto da confetture; talvolta essa galoppa sul naso di un sollecitatore, e allora, in sogno, egli sente l’odore d’una supplica, talora va, con la coda di un porcellino della decima, a solleticare il naso di un parroco mentre giace addormentato, e allora egli sogna un altro benefizio; talora ella passa in carrozza sul collo di un soldato, e allora egli sogna di tagliare gole nemiche, sogna brecce, agguati, lame spagnole, e trincate profonde cinque tese; poi, all’improvviso, essa gli suona il tamburo nell’orecchio, al che egli si desta di soprassalto, e spaventato bestemmia una preghiera o due, e si riaddormenta.
Questa Mab è proprio quella stessa che nella notte intreccia le criniere dei cavalli, e nei loro crini sozzi ed unti fa dei nodi fatali, che una volta strigati pronosticano molte sciagure.
Lei è la strega, che quando le fanciulle giacciono supine, le preme, e insegna loro per la prima volta a portare, e ne fa delle donne di buon portamento.
Essa è colei…
Romeo Taci, taci, Mercuzio, taci! tu parli di niente.
Mercutio È vero, io parlo dei sogni, che sono figli di un cervello ozioso, generati da nient’altro che da una vana fantasia, la quale è di una sostanza sottile come l’aria, e più incostante del vento, che in questo momento carezza il gelido grembo del settentrione, e, corrucciato, se ne va via sbuffando, e volta la faccia
verso il mezzogiorno stillante di rugiada …
***
Anch’io stanotte ho fatto un sogno mister laureato in astronomia e studioso di fisica. Visto che continua ad offendere (pseudo di qua pseudo di la) le vorrei rispondere per le rime ma non ho voglia di spendere le mie energie in un dialogo inutile. Il nostro amico che si occupa di malattia della mente in questi giorni è stato più volte chiamato dalla redazione perché come ad ogni estate con l’inizio delle vacanze le psicosi maniacali peggiorano e molti commenti ostili che riceviamo in realtà spesso sono acting-out che nascondono domande di aiuto.
Quando ho letto il suo commento ho pensato al mio sogno: un conoscente, psichicamente instabile, parlava, parlava ma mi rendevo conto che le sue parole erano foglie secche che cadevano sul selciato e subito il vento se le portava via. Poi ho pensato a questa pagina di Romeo e Giulietta in cui Mercuzio, come gli dice il cugino, parla di niente.
Ecco è questo l’effetto che mi fanno le sue parole , è come se lei parlasse del nulla che esiste solo nella mente di chi ha perduto ogni speranza. Non me ne voglia …
G.D.B
Carlo Gigatyj
20 Maggio 2016 @ 07:27
Penso che da questo “articolo” e ancor più scambio di risposte tra l’autrice ed il signor Trevisan, i pochi (per fortuna) incappati qui, abbiano ben capito di chi siano le parole come foglie secche. Cordialità
Dalla Redazione
20 Maggio 2016 @ 10:00
si è vero a volte le parole sono, come dice lei, foglie secche, che servono solo a concimare o a far da strame nelle stalle. Quindi a qualcosa servono. Altre volte le parole sono come quelle foglie che vediamo imputridire nelle strade attraversate dell’alienazione religiosa e dalla credenza. Ognuno giudicherà seguendo la propria natura di che materia sono composte le mie e le sue parole. Inoltre le comunico che ” pochi incappati qui” a oggi sono 32.125 + 1 che è lei.
Cordialità
G.D.B. (per la Redazione di G&N)