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10 Febbraio 2016 06:47
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di Giulia De Baudi
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Nel poker della propaganda, Bergoglio, in affanno per il bluff del Giubileo, cala l’asso di Petrelcina, vince la mano e incassa, dicono, la considerevole somma di 80.000 devoti
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“Battiam battiam le mani arrivan ossa, pezze e il silicon, battiam battiam le mani al santo di valor!”
Qualcuno se la ricorda questa canzoncina degli anni ’50? Pare, dicono, che inni del genere si sentano un po’ dovunque in questi giorni nella “capitale della mafia”. Questa volta però non inneggiano per l’arrivo del direttore ma per il cadavere mummificato di Francesco Forgione noto alle cronache come Padre pio da Petrelcina, ed anche come il mago della soda caustica della quale si serviva, insieme ad altre sostanze, per procurarsi le ustioni che alcune “persone di buona fede” percepiscono come stigmati cristologiche.
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Certo Bergoglio non ha fatto full d’assi come quando nel 2002 Woytila aveva innalzato quest’uomo, definito da Padre Gemelli uno psicopatico, al rango di santo: il piatto quella volta fu di 350.000 devoti.
Ma di questi tempi, in cui la secolarizzazione – persino in Italia – erode il capitale fideistico, 80.000 devoti sono un bel gruzzolo da mettere in soffitta per le carestie future.
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La Chiesa oltre ad incassare il capitale dei fedeli brulicanti … è il caso di dire, intorno al cadavere mummificato, incassa anche la copertura mediatica che, grazie anche alle cazzate sparate dal solito Cristicchi, sposta l’attenzione da fatti gravi sulla pedofilia ecclesiastica al mago ustionato di Pietrelcina.
Tutti a discutere se la frase del cantante riccioluto «perché Padre Pio “miracola” qualche bambino, mentre tanti altri muoiono sterminati da meningite fulminante o altro?» abbia senso oppure no e nessuno sa che Peter Saunders, da ragazzo vittima di abusi, nominato da Bergoglio all’interno della Commissione pontificia per la protezione dei minori, viene esonerato dall’incarico: «si è deciso – dice la lettera di allontanamento – che il signor Saunders prenderà un periodo di aspettativa dalla sua partecipazione come membro per riflettere come egli possa contribuire nel modo migliore al lavoro della Commissione». (SIC)
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Su cosa deve riflettere Peter Saunders? Deve riflettere sul fatto che non è opportuno denunciare, dagli schermi televisivi l’ostracismo del cardinale George Pall ministro vaticano dell’Economia, il quale manda certificati medici a ripetizione per evitare di essere interrogato dal governo australiano sui preti pedofili della diocesi di Melbourne . Non è opportuno neppure definire il cardinale Pall un “sociopatico” che non collabora alle indagini contro gli abusi del clero. Il caso ha destato scalpore – ma non nel nostro bel paese – anche perché Tara Brown, la giornalista conduttrice della trasmissione “60 minuti” ha affermato che «Ancora una volta la Chiesa cattolica è fuori dalla realtà» Vedi qui l’articolo e i video della vicenda .
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Quindi niente di nuovo sotto il sole Italico. È la solita manfrina: Bergoglio fa la mossa di mostare alle telecamere delle persone irreprensibili come Peter Saunders e poi, quando ci si accorge che queste persone sono talmente irreprensibili da volere la verità vera, li si elimina coprendo lo scandalo come si copre l’odore del cadavere putrefatto con profumi celestiali.
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Ma la di là della solita distrazione di massa mediatica, nella storia omertosa della pedofilia ecclesiastica c’è un dato di cui non si parla mai.
Quando si parla dell’omertà, certificata persino nelle LINEE GUIDA PER I CASI DI ABUSO SESSUALE NEI CONFRONTI DI UN MINORE DA PARTE DEI CLERICI del maggio 2012, (leggi qui), ci si chiede i motivi per cui i vescovi facciano carte false pur di impedire che i preti pedofili parlino con le autorità giudiziarie.
La risposte sono sempre tanto razionali quanto fuorvianti. Di solito ci si focalizza sui danni materiali – risarcimenti alle vittime e altro – e/o sul danno all’immagine della Chiesa che questi scandali possono provocare. Ci sono documenti che certificano la volontà (leggi qui) dei gerarchi cattolici di nascondere i crimini commessi dai clerici. E, come ogni persona di buon senso sa, la propaganda del “mai più abusi” è solo un fumogeno per oscurare i fatti concreti.
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In realtà c’è una verità molto più scomoda che spiegherebbe molto meglio il motivo per cui vescovi e cardinali tuttora si oppongono pervicacemente, lo dice il rapporto della Commissione Cloyne (leggi qui) a che la giustizia facci il suo corso: il ricatto che il prete pedofilo attua nei confronti di chi dovrebbe denunciarlo. Quale ricatto? È presto detto.
Il pedofilo è una persona malata di mente, che nel 99% dei casi, deve la propria malattia al fatto di essere stato a sua volta abusato. E da chi è stato abusato se non da un suo superiore? E dove è stato abusato se non nei territori mistici della Chiesa cattolica, specialmente in quei luoghi dove i seminaristi si affidano anima e corpo a chi li deve educare alla vita ecclesiastica!?
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È inutile dilungarsi oltre: esiste una “filiera pedofila” che copre intere generazioni di clerici. Una filiera in cui l’abusante che ha fatto carriera ecclesiastica non può certo denunciare l’abusato scoperto a violentare ragazzini, perché altrimenti questi potrebbe a sua volta denunciare chi, con l’abuso pederasta, lo ha inchiodato alla malattia mentale. Non importa se non c’è un rapporto diretto tra i due, le persone sono quelle, gli ambienti criminali e criminogeni sono quelli.
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La pedofilia, che nella stragrande maggioranza è al maschile, è parte integrante della comunità ecclesiastica, perché è in quell’ambiente che si genera e si riproduce all’infinito ed è in quell’ambiente che, ovviamente, viene protetta da agenti esterni, i soli che potrebbero por fine al crimine più infame sdoganato come peccato.
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