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di Nora Helmer
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–«Un giorno farò qualcosa che cambierà completamente il sistema, e tutti conosceranno il mio nome e se lo ricorderanno»
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Ho atteso un po’ prima di scrivere della tragedia dell‘Airbus 320 della Germanwings causata dal pazzo pluriomicida e suicida Andreas Lubitz.
Nel frattempo alcuni personaggi pubblici hanno estratto dalla propria realtà umana il “meglio di sé”.
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Grillo, scordandosi del proprio passato di pluriomicida, ha assimilato Renzi a Lubitz. Ha postato la foto sopra e ha scritto «Ci sono inquietanti analogie tra Andrea Lubitz, il copilota dell’Airbus A320 della Germanwings che si è schiantato sulle Alpi francesi, e Matteo Renzie che sta schiantando l’Italia. Si tratta in entrambi casi di uomini soli al comando. Entrambi si sono chiusi dentro eliminando ogni interferenza esterna. (…)». E vi risparmio il resto (che potete leggere qui).
Il ragionamento del comico genovese, assurto alla scena politica, “filerebbe”, e nessuno avrebbe parlato di sciacallaggio mediatico se non ci fossero centinaia di persone, legate affettivamente agli esseri umani assassinati, che stanno impazzendo dal dolore.
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Daniela Santanchè @DSantanche
Che origini hanno i piloti dell’autobus caduto???
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Poi c’è la Santanchè che alle prime notizie della tragedia su Twitter non trova nulla di meglio da scrivere che non sia «Che origini hanno i piloti dell’autobus caduto???» e l’errore “airbus-autobus” è ovviamente veniale in confronto al vero contenuto del messaggio.
Fa eco ad entrambi il revanscista Alessandro Sallusti che, innalzando il tricolore vituperato dai giornalisti teutonici, compone questa copertina (vedi immagine) spiegando così il titolo: «Il 13 gennaio 2012 la nave da crociera Costa Concordia affondò (32 morti) per la scelleratezza del suo capitano Francesco Schettino. Der Spiegel, autorevole settimanale tedesco, nell’occasione aggredì e insultò tutti gli italiani «razza inferiore». Riporto uno stralcio di quell’articolo: «Mano sul cuore, ma vi sorprendete che il capitano fosse un italiano? Vi potete immaginare che manovre del genere e poi l’abbandono della nave vengano decise da un capitano tedesco o britannico?».
Avrebbe fatto bene Sallusti a ricordarci le scorrettezze dei suoi colleghi tedeschi del Der Spiegel, ma solo se si stesse parlando di una sfida calcistica. Con questa analogia il giornalista del Giornale scende al loro livello … forse anche “poco poco” più in basso.
Salvini, dopo aver saputo che né extracomunitari né terroni hanno partecipato al disastro aereo, si è dovuto mordere la lingua una seconda volta. Il primo morso è stato causato dalla notizia della scellerata amicizia tra il carabiniere veneto e il carabiniere napoletano che hanno rapinato, ferito e ucciso nella zona di Ottaviano.
E scusate se anch’io mi lascio andare all’ironia ma a volte mi prende una nausea …
Scusate, ricomincio.
Una frase riportata dall’agenzia Ansa a mio parere apre uno squarcio sulle reali intenzionalità psicotiche del pluriomicida. . «Un giorno – aveva confidato alla ex fidanzata – farò qualcosa che cambierà completamente il sistema, e tutti conosceranno il mio nome e se lo ricorderanno».
Per far ricordare il suo nome un semplice suicidio non sarebbe bastato. Lui era un grave malato di mente lucido ed era determinato a realizzare quello che Heidegger e i suoi apologeti chiamerebbero “autenticità dell’essere” ovvero essere per la morte di sé e degli altri.
“Autenticità dell’essere” inscritta nella filiera psichiatrica che fa capo a Ludwig Binswanger e che, in Italia, prosegue con Franco Basaglia e Peppe Dell’Acqua. Per Binswanger e i suoi epigoni, che traggono le proprie conclusioni dal nazista Heidegger, neppure la schizofrenia – di cui penso fosse affetto l’assassino del Airbus A320, altro che depressione!!!! – non è propriamente una malattia mentale ma solo “un modo di essere al mondo” come un altro. Seguendo questi assunti deliranti, Andreas Lubitz ha quindi realizzato la propria “autenticità dell’essere per la morte”.
In realtà si tratta di malattia mentale che allontana divide l’umano dall’essere. Una psicopatologia gravissima che il pilota tedesco è riuscito a nascondere a chi non conosce, o meglio, a chi nega i fenomeni invisibili della psicosi e la loro pericolosità.
Su Left on-line Donatella Coccoli, intervista il comandante pilota Claudio Alvigini che afferma: «Occorre una forte selezione dei piloti all’inizio. Magari attraverso un controllo affidato a psicologi, o meglio, a psichiatri. Perché in genere, nei controlli successivi periodici si valuta il pilota solo dal punto di vista tecnico e se ci sono patologie gravi, queste non si vedono».(…) «Sempre di più nell’aeronautica in tutto il mondo si sta prendendo in considerazione questo aspetto. Non a caso è nata proprio una branca di ricerca che si chiama Human factor – continua Alvigini – perché si verificavano incidenti che non avevano una spiegazione apparente, che non dipendevano né dall’assetto strutturale dell’aereo, né dalle condizioni atmosferiche avverse». (…) «In Giappone una volta ci fu una lotta furiosa tra i due piloti, uno voleva farla finita e buttarsi a mare, l’altro glielo voleva impedire e alla fine l’aereo riuscì a fare una mezza planata sul mare poco prima della pista e i passeggeri si salvarono».
«Ma – scrive la giornalista lasciandosi andare alla legittima amarezza – l’indagine è sempre a posteriori, quando l’incidente c’è già stato. Quando invece occorre prevenire, prima, al momento della selezione.»
Mi sembra doveroso partire dalla testimonianza del comandante Alvigini e dalle osservazioni finali di Donatella Coccoli per fermare queste tragedie anche legittimate da una pseudo psichiatria di matrice heideggeriana che non è in grado di “vedere” la malattia mentale lucida e asintomatica perché “non è malattia ma un mero modo di essere al mondo che si è realizzato” .
Ora sappiamo dai giornali che Andreas Lubitz non doveva stare su quell’aereo perché era malato di mente. Lo sapevano i genitori, lo sapeva il medico che lo aveva il giorno precedente esonerato dal servizio, lo avrebbero dovuto sapere gli organi di vigilanza: Lubitz nel 2009/2010 aveva sospeso per molti mesi la formazione perché gli era stato diagnosticato “un grave episodio depressivo poi rientrato” … rientrato??
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28 marzo 2015 – 12,41
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nunzio scotto di covella
28 Marzo 2015 @ 17:24
…”una favola per aiutarci a sopportare”…