• La preistoria narrata dai bambini : “e i pesci … diventarono uccelli” (seconda parte)

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    Leggi qui la prima parte

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    SCHEDE DI APPROFONDIMENTO

     

    Il primo focolare acceso un milione di anni fa dagli antenati dell’uomo

     

    È stato acceso un milione di anni fa dagli antenati dell’uomo, il fuoco più antico mai scoperto. Descritta sulla rivista dell’Accademia di Scienze Americane (Pnas), la scoperta si deve a un gruppo di ricerca coordinato dall’archeologo italiano Francesco Berna, che lavora negli Stati Uniti presso la Boston University.

    I resti del fuoco sono stati scoperti in Sudafrica, nella caverna di Wonderwerk, insieme ai resti vegetali inceneriti, frammenti di ossa carbonizzate e resti di strumenti in pietra e dimostrano che gli antenati dell’uomo usavano il fuoco e sapevano controllarlo 300.000 anni prima di quanto immaginato finora. I resti scoperti nella grotta sono stati analizzati con la microspettroscopia a infrarossi e le analisi mostrano che i materiali sembrano essere stati bruciati sul posto anziché essere stati trasportati nella caverna dal vento o dall’acqua.

    La brace ottenuta bruciando erbe, ramoscelli e foglie potrebbe essere stato usata per cuocere il cibo, probabilmente carne, come suggeriscono i resti delle ossa. «Le nostre evidenze – ha spiegato Berna – sono compatibili con la cottura dei cibi, in particolare della carne, ma dobbiamo ancora provare con certezza che le ossa non venissero gettate nel fuoco in seguito al consumo di carne e midollo crudi. Questa è una delle linee di ricerca a cui stiamo cominciando a lavorare tramite l’analisi di tracce d’uso su ossa e strumenti litici utilizzati eventualmente per l’estrazione di residui organici».

    Secondo i ricercatori questa sorta di antico barbecue è la prima prova inequivocabile di combustione in un contesto archeologico ed è coerente con l’ipotesi che gli

    antenati dell’uomo, a partire dall’Homo Erectus, potrebbero avere adottato una dieta con cibi cotti. «La nostra ricerca – ha proseguito Berna – prova che l’uomo, probabilmente l’Homo Erectus, aveva una certa familiarità con il fuoco già un milione di anni fa. Questa era una ipotesi basata su alcune evidenze archeologiche considerate però ambigue perché provenienti da siti all’aria aperta in cui l’azione di incendi naturali non poteva essere esclusa. Le scoperte nella grotta di Wonderwerk ci tolgono invece molti di questi dubbi». «Il controllo del fuoco è stato un punto di svolta nell’evoluzione umana, che ha toccato tutti gli elementi della società» ha osservato uno degli autori, l’antropologo canadese Michael Chazan dell’Università di Toronto. «L’impatto della cottura degli alimenti è ben documentato ma la socializzazione attorno a un fuoco potrebbe in realtà essere un aspetto essenziale di ciò che ci rende umani».

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    Nelle grotte dipinte c’ è la mano di Eva

     

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    La differente lunghezza del dito indice rivela le impronte delle donne

     

    Donne sciamane, donne artiste.

    Dobbiamo abituarci a pensarle così quando si parla di preistoria. S’ è infatti scoperto che le donne erano protagoniste attive nelle cerimonie che si svolgevano nelle grotte e questo rende del tutto plausibile l’ ipotesi che fossero anche autrici di molti dei dipinti di animali che ornano le pareti delle antiche caverne.

    A rivelare questa realtà inaspettata è stata la scoperta di impronte di mani femminili nelle grotte preistoriche.

    Finora, data anche l’ impossibilità di distinguere le mani maschili da quelle femminili, si dava per scontato che appartenessero tutte a uomini e quando una mano appariva decisamente minuta e sottile si parlava di adolescenti. L’ idea che anche le donne potessero comunicare col mondo metafisico partecipando a rituali in cui lasciavano il loro «segno» veniva semplicemente ignorata.

    Ora sappiamo che le cose non stavano proprio così. Autore di questa scoperta, che apre nuove prospettive per gli studi sul ruolo femminile nelle società preistoriche, è Jean-Michel Chazine, etno-antropologo del Cnrs francese, impegnato da anni in una ricerca sulle migliaia di impronte presenti nelle grotte di Gua Masri II, nel Borneo orientale, in Indonesia. Chazine ha esaminato le immagini di mani applicando il cosiddetto «indice Manning», un metodo che distingue le mani femminili da quelle maschili sulla base della differenza di lunghezza tra le diverse dita.

    Nel 2002, il biologo inglese John T. Manning aveva infatti dimostrato, grazie a un’indagine effettuata su vasta scala su persone di diverse etnie, che la maggioranza degli uomini ha l’anulare leggermente più lungo dell’ indice (4%), mentre nella maggior parte delle donne le due dita hanno pressoché la stessa lunghezza. Convinto dell’ esattezza dell’«indice di Manning», Jean-Michel Chazine ha chiesto ad Arnaud Noury, informatico ed ex studioso di preistoria, di mettere a punto uno specifico software per indagare le immagini dipinte 10 mila anni fa nelle caverne indonesiane. L’ intuizione era giusta e le mani colorate hanno cominciato a rivelare chi le lasciò sulla pietra.

    Ora per gli specialisti sarà possibile verificare il rapporto statistico tra maschi e femmine, capire se esistevano zone di pittura separate, se uomini e donne usavano colori diversi, e tanti altri aspetti ancora. Tra questi, anche il mistero delle mani con dita mozze presenti in diverse grotte. L’ ipotesi è che si tratti di vere mutilazioni come quelle osservate presso alcune tribù contemporanee dove si ricorre alla pratica dell’ amputazione di una o più falangi in segno di dolore (la morte del re) o per implorare qualche grazia. La «foto» lasciata in un luogo sacro avrebbe avuto la funzione di testimoniare l’ avvenuto sacrificio.

     

    Altro enigma è rappresentato dalle mani della Grotta di Gargas, in Francia. In questa caverna dei Pirenei, vi sono circa 150 impronte di mani di cui ben 124 sinistre, e questo è stato interpretato come la prova che anche nella preistoria il mancinismo fosse un’ eccezione (la destra era impegnata nell’ esecuzione). Qualcuno ritiene però che tanta disparità nasconda motivazioni di carattere rituale e questo sembra provato anche dal fatto che le mani sinistre si trovano tutte sulle pareti di sinistra – rispetto a chi entra nella caverna -, mentre le destre sono sulle pareti di destra. A tale proposito alcuni hanno fatto notare che in molte culture la mano sinistra è associata al femminile e la destra al maschile.

    L’applicazione dell’ «indice di Manning» potrà dire se furono le donne le protagoniste dei riti che si svolgevano nella grotta di Gargas.

    Il primo problema da risolvere, comunque, è capire il messaggio vero delle mani in generale. Sono preghiere, richieste di aiuto, testimonianze di presenza in luoghi sacri, ex voto? Gli specialisti non hanno risposte certe e ritengono che sia impossibile fornire un’ unica interpretazione per immagini che si trovano in tutti i continenti e furono eseguite in un arco temporale di quasi trentamila anni. Tra le più recenti testimonianze in questo senso vi sono quelle medievali (di mani o di piedi) lasciate da cavalieri crociati che, prima di partire per la Terrasanta, visitavano i santuari per invocare la protezione divina: lasciavano un’ impronta graffita su un muro e se tornavano sani e salvi, andavano a incidere la seconda per grazia ricevuta.

    Secondo Jean Clottes, conservatore generale del patrimonio preistorico francese, non

    era tanto il risultato del dipinto che interessava a chi lasciava l’immagine, ma

    piuttosto la magia che scaturiva dell’ operazione: la mano e la pietra, ricoperte dallo

    stesso pigmento, facevano corpo unico, diventavano la stessa materia; poi, quando la

    persona toglieva la mano dalla parete, l’immagine della sua mano – l’icona stessa

    dell’individuo – sembrava passare dall’ altra parte della roccia, per entrare nel mondo

    degli spiriti.

    Un’ipotesi suggestiva che sembra bene interpretare il sottile sortilegio insito in quel

    gesto: basta guardare l’ espressione stupita dei bambini quando disegnano su un

    foglio la silhouette della loro mano, e poi la tolgono.

     

    Viviano Domenici

     

     

     

    Dipinti preistorici: erano mani femminili

     

     

    Circa da quando gli esseri umani hanno prodotto opere d’arte, hanno anche lasciato

    impronte delle loro mani. La gente ha cominciato a disegnare, dipingere, o graffire le

    impronte delle proprie mani sulle pareti della roccia almeno 30.000 anni fa. Fino a

    poco tempo fa, la maggior parte dei scienziati ha presupposto che questi artisti

    preistorici che disegnavano le mani erano maschi. Ma “persino un esame superficiale

    delle foto pubblicate mi ha suggerito che ci fossero mani femminili”, ha affermato

    sull’arte rupestre europea l’archeologo Dean Snow, dell’Università di Stato della

    Pennsylvania.

    Misurando ed analizzando le impronte di mani del Pech Merle, Snow ha trovato che

    molte erano effettivamente femminili. Analizzando impronte di mani risalenti a circa

    28.000 anni in Spagna, nella caverna d’El Castillo, l’archeologo Dean Snow ha

    concluso che molti degli artisti d’El Castillo erano donne”. L’anulare molto lungo a

    sinistra non si accorda con le mani maschili, ” ha detto. ” Quello a destra ha un dito

    indice lungo e un altro dito piccolo e rosato, molto femminile.”

    Le conclusioni suggeriscono che il ruolo delle donne nella cultura preistorica possa

    essere maggiore di quanto precedentemente si fosse pensato. Proprio come nei

    periodi preistorici, gli ospiti oggi possono lasciare le loro impronte nella caverna

    spagnola di Maltravieso, un sito del Paleolitico datato a più di 20.000 anni fa. “La

    cosiddetta mano di Elena appartiene tipicamente ad una bambina”, ha detto Snow.

    Le proporzioni delle mani variano a seconda delle popolazioni. Per valutare le

    impronte preistoriche europee, Snow ha utilizzato mani moderne per il confronto.

    “Ho avuto accesso a molte persone di discendenza europea, che era disposta a

    lasciarsi esaminare le mani come dati di riferimento”, ha detto Snow, la cui ricerca è

    stata sostenuta dal Committee for Research and Exploration della National

    Geographic Society. (La National Geographic Society possiede le National

    Geographic News). In Francia, nella caverna di Gargas, un’impronta della mano

    sinistra del tardo Paleolitico emette luce verde, se vista da una macchina fotografica

    di visione notturna. L’archeologo Dean Snow ha concluso la mano era femminile.

    “Noi non sappiamo quali fossero i ruoli degli artisti generalmente nella società del

    Paleolitico superiore [approssimativamente 40.000 – 20.000 anni fa], ” ha detto. ” Ma

    si tratta d’un passo avanti per potere dire che una forte maggioranza di loro erano

    donne”. La ricerca di Snow è stata limitata all’Europa, ma egli spera che altri facciano

    simili studi sui luoghi preistorici altrove.

     

     

    FU UNA DONNA A DISEGNARE I CAVALLI DI GROTTA PAGLICCI NEL PALEOLITICO?

     

     

    La bizzarra teoria di Dean Snow, archeologo e docente della Pennsylvania State University, che ha analizzato le impronte di mano rinvenute in varie grotte preistoriche del pianeta

     

    di Angelo Del Vecchio

     

    RIGNANO GARGANICO (FG). Chi erano gli artisti che hanno affrescato Grotta Paglicci e hanno realizzato importantissime opere d’arte mobiliare tra 25.000 e 11.000 anni da oggi?

    Sicuramente preistorici molto colti, con capacità espressive, visive e d’ingegno simili o uguali alle nostre. Seppellivano per esempio i propri morti, avevano una propria religione, avevano un proprio linguaggio, probabilmente avevano pure una rudimentale forma di comunicazione scritta, si radunavano in clan, avevano una propria gerarchia interna di potere e conoscevano sicuramente forme artistiche e culturali all’avanguardia. A Paglicci, come nel resto delle tribù paleolitiche organizzate d’Europa, il ruolo della donna doveva essere molto importante ed emancipato. A testimoniare ciò l’importante teoria di un archeologo americano, il prof. Dean Snow della Pennsylvania State University, secondo cui ad occuparsi dell’arredamento e della cura estetica della grotta erano le donne (o molte di loro).

     

     

    Snow ha studiato molte cavità ubicate nei vari continenti e si è soffermato maggiormente su quelle europee, soprattutto i siti paleolitici di Pech Merle in Francia e di Grotta Paglicci in Italia. La sua”curiosità scientifica” si è concentrata sulle “firme” lasciate dagli artisti, ovvero le impronte di mano trovate vicino ad ogni dipinto, quasi sempre realizzati con ocra e carbone.

    Pech Merle e Grotta Paglicci, da questo punto di vista, sono molto importanti perché le impronte (per meglio essere precisi: le contro-impronte) sono state rinvenute nelle adiacenze di pitture parietali di cavalle gravide tra i 25.000 e i 20.000 anni fa. Artisti, anche donne, secondo l’archeologo americano, erano in attività in Europa e nel mondo già a partire da 40.000 anni or sono. Non sappiamo quale ruolo avesse il gentil sesso nella società paleolitica, sicuramente però ladonna era considerata alla pari dell’uomo. Dean aggiunge che molte di esse avevano uno spiccato senso dell’arte. Quanto dice lo ha appreso direttamente dalle impronte, in positivo e in negativo, e dai graffiti di mani lasciati nelle grotte: molte sono piccole e sottili, a testimoniare che appartengono al genere Homo Sapiens femminile.

    Per meglio avvalorare la sua tesi ha effettuato un esperimento: ha confrontato le antiche impronte con alcune più moderne lasciate da diversi volontari. Molte di quelle arcaiche hanno evidenziato il dito anulare e l’indice lungo e il mignolo piccolo (mani di femmina). Le ricerche di Dean per il momento si sono limitate all’analisi di foto e al sopralluogo in alcune caverne in Francia e in Spagna, in futuro potrebbero concentrarsi su quelle pugliesi rinvenute a Grotta Paglicci nell’entroterra del Gargano.

    Chissà se la donna cromagnoniana rinvenuta nella grotta rignanese nel 1986 e vissuta tra i 23.000 e i 24.000 anni fa amasse o praticasse l’arte, certamente amava l’estetica e la bellezza, così come testimonia la ricostruzione del suo viso ad opera del prof. Francesco Mallegni dell’Università degli Studi di Pisa e gli oggetti di “bigiotteria” rinvenuti nella sua fossa tombale.


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    • Commenti (20)

    • E’ meraviglioso!!! Questi bambini hanno una grande fortuna
      E’ bello che vengano divulgati lavori di questo valore!
      Grazie alla Maestra!

    • Complimenti!
      Complimenti ai bambini e alla maestra Aurora.
      Se avessi avuto una tale maestra, oggi forse sarei una scrittrice di racconti per bambini.
      Leggere questi racconti mi ha trasportato in un mondo magico, mi ha fatto sognare, ma alla fine mi sono resa conto anche del grande lavoro che c’è dietro questi scritti e questi bellissimi disegni.
      Continuate cosi’!!

      Roberta

      • Scelgo questo tra i tanti bellissimi commenti inviati alla redazione, perché coglie un aspetto importante di questo lavoro: il rapporto e la presenza umana tra insegnante e bambini che ha fatto sì che nascesse questo piccolo/grande capolavoro. Roberta ti dici che forse con un’insegnante come Aurora ti avrebbe permesso di diventare una scrittrice. Chi meglio di me ti può capire. Il mio maestro elementare, che ricordo con immenso affetto, ha salvato la mia vita affettiva e mi ha permesso di diventare ciò che sono. Uso il verbo “permettere perché penso che gli essere umani non devono “far divenire” ma permettere di divenire, perché i bambini hanno già una propria irripetibile identità che semplicemente non deve essere imprigionata.
        Finisco con questa lettera che Albert Camus scrisse al suo insegnate elementare il giorno dopo il ricevimento del premio Nobel per la letteratura.
        Lettera di Camus al suo maestro della scuola elementare
        19 novembre 1957
        «Caro signor Germain,
        ho aspettato che si spegnesse il baccano che mi ha circondato in tutti questi giorni, prima di venire a parlarle con tutto il cuore. Mi hanno fatto un onore davvero troppo grande, (l’assegnazione del Nobel per la letteratura N.d.R.) che non ho né cercato né sollecitato. Ma quando mi è giunta la notizia, il mio primo pensiero, dopo che per mia madre, è stato per lei. Senza di lei, senza quella mano affettuosa che lei tese a quel bambino povero che io ero, senza il suo insegnamento e il suo esempio, non ci sarebbe stato nulla di tutto questo. Non sopravvaluto questo genere d’onore. Ma è almeno un’occasione per dirle che cosa lei è stato, e continua a essere, per me, e per assicurarla che i suoi sforzi, il suo lavoro e la generosità che lei ci metteva sono sempre vivi in uno dei suoi scolaretti che nonostante l’età, non ha cessato di essere il suo riconoscente allievo. L’abbraccio con tutte le mie forze. Albert Camus»

        Gian Carlo Zanon

    • Un gran bel lavoro!
      La bellezza delle immagini del nostro passato sono interpretate dai nostri figli, con il grande lavoro della Maestra, in un documento vivo e ricco di emozioni e sentimenti .
      Grazie
      Mauro Di Lello

    • Sono un’insegnante di scuola elementare o, più correttamente, primaria di primo grado, una maestra insomma e sono a dir poco commossa per la bellezza, la profondità, lo spessore didattico di questo lavoro. Un modo veramente affascinante ed efficace di fare storia, ma anche lingua, educazione all’immagine e tanto altro ancora. Complimenti alla straordinaria collega Aurora ed ai suoi meravigliosi alunni.
      Carmen

    • Semplicemente MERAVIGLIOSO!

    • In un momento di così tale confusione come quello che stiamo vivendo , questo lavoro realizzato dai nostri bambini con la grande Maestra Aurora , ha un valore ancora più importante, perchè è la dimostrazione che esistono persone che ancora credono nel loro lavoro e portano avanti le proprie idee, esperienze e insegnamenti non fermandosi difronte a nulla !!!!!!!!!!!!!!
      Bravi bravi bravi !!!!!

      Francesca

    • GRAZIE MAESTRA AURORA
      GRAZIE DI TUTTO
      E SOPRATUTTO RINGRAZIO IL TUO AMICO GIAN CARLO PER AVERCI PUBBLICATO SUL BLOG
      Federico Calvario

    • Che emozione !
      Questa è …. “S”cuola !
      Che “B”ambini e che “M”aestra !!!

    • Splendido lavoro! Ti lascia senza parole ma con molte speranze in più. Mi viene da pensare ad un vecchio libro sulla scuola : C’è speranza se ciò accade a R(h)o.
      Aurora sei superba te e i tuoi bambini!

    • Scorrendo le pagine di questo meraviglioso lavoro ho percepito la curiosità, la fantasia, l’entusiasmo, che hanno guidato questi bambini, accompagnati ed incoraggiati dalla bravissima maestra Aurora, alla scoperta delle origini dell’uomo e dell’animo umano.
      Un esempio di come la scuola dovrebbe essere (e in alcuni fortunati casi, come questo, è!) e una grande emozione che sono stata felicissima di condividere!
      Grazie bimbi! Grazie Aurora!!

    • Rivedo questo lavoro dopo un pò di tempo e mi cattura sempre.
      Lo trovo eccezionale!
      I bambini sono fortunati ad avere una maestra così ma… anche io sono fortunata ad avere per amica una tale persona.
      Grazie Aurora
      Patrizia

    • grazie maestra sei stata bravissima abbiamo fatto un gran lavoro !

    • Un lavoro impegnativo, ma coinvolgente, Un’ attività didattica che lascia traccia nell’ alunno ad ogni livello.
      Brava Aurora, bravi bambini!!!!!

    • grazie maestra Aurora sei stata fantastica,
      ora siamo diventati dei veri scrittori forse un giorno i miei figli leggeranno i miei libri.
      un grazie particolare anche a Gian Carlo Zanon

    • è un lavoro ed un’esperienza stupenda ! bravissimi e bellissimi tutti i bambini , la maestra Aurora ed anche chi lo pubblica,perchè queste meravigliose storie devono essere conosciute da tutti,grazie !

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