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Gian Carlo Zanon
Castiglione delle Stiviere – 10 novembre 2013
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“… se, come scriveva Belpoliti nel suo libro Pasolini in salsa piccante, la poetica di Pasolini è la pedofilia, la poetica di Ezra Pound non può che essere nazifascista… lo ha capito persino Roberto Spada.”
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La cecità anaffettiva che spinge molti individui a volgere il viso dall’altra parte dell’orrore, sembra miracolosamente scomparsa dopo l’episodio squadristico di Roma/Ostia in cui Roberto Spada ha picchiato in modo violentissimo, rompendogli il setto nasale, il giornalista Daniele Piervincenzi.
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Leggo su Repubblica.it (leggi qui) : lo Spada, ora fermato dai carabinieri, «(…) non ne aveva sbagliata una. I piccoli precedenti: dimenticati. Le accuse recenti schivate, l’aura di uomo in ascesa svelto a contare i soldi e a saperne fare. Un’attività, si fa per dire, rispettabile. Poco importa che anche le palestre a Ostia rientrano tra gli affari del racket. Lo spaccio in piazza Gasparri a gonfie vele e un prestigio in crescita. Dici Spada e pensi mafia e la paura aumenta. I tatuaggi, la narrazione quotidiana tra Suburra e Gomorra. Basterebbe quello ma Roberto ci ha messo del suo: prima l’endorsement per i Cinquestelle, poi a elezioni comunali avvenute, con i segnali attesi che non sono giunti, il rapido cambio di fronte e l’appoggio, non si sa quanto non richiesto, di CasaPound.»
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L’immagine di quest’uomo, illustrata in questo articolo, rappresenta quindi non solo quella di un bullo di quartiere violento, ma quella di un criminale “in carriera” all’interno di un’organizzazione a cui «(…) era stato detto di marcare il territorio, conservare intatti i traffici, tenere in ordine i conti e non fare casini, con i processi in corso, il fratello fiaccato da una condanna a 10 anni, la mafia come aggravante a segnare che anche qui l’impunità è finita. E invece lui, che pure si dava arie da moderno intellettuale che “divora libri” e che addirittura meditava di scriverne uno, ha tirato fuori la sua anima da malavitoso da rissa e dimostrato l’inconsistenza della sua caratura da boss.» Un criminale “in carriera” che sa di dover venire a patti con l’altra faccia del crimine organizzato: la casta politica. Casta politica senza la quale il crimine organizzato, propriamente detto, non potrebbe certo spadroneggiare in tutta la penisola come accade dal dopoguerra ad oggi.
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E, a quanto scrive su R.it, (io non posso certo verificare se sia vero o meno ma mi fido di ciò che scrive il giornalista Enrico Bellavia) il fermato si è mosso come di dovere nel mondo della politica: prima strizzando l’occhiolino al M5s e poi appoggiando CasaPound. Il tutto fatto “ad insaputa” dei due movimenti di destra. Scajola docet.
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Niente di strano, se ci si avvicina ai due movimenti, si si noteranno solo delle piccolissime sfumature di nero: senza nominare il caso di minima moralia della consigliera comunale M5s di Ragusa Gianna Sigona che su Facebook poco più di una anno fa postava una foto con alcuni busti di Mussolini, da lei realizzati, con il commento: «Noi eravamo fascisti, poi siamo rimasti fascisti e saremo sempre fascisti». (leggi qui) vado direttamente alla testa del M5s ricordando le parole dell’attore comico Grillo.
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Ricordo che nel 2013, alla vigilia delle Regionali Grillo, intrattenendosi a chiacchierare amabilmente davanti al Viminale con il candidato di CasaPound alla Pisana Simone Di Stefano, pare gli avesse detto (leggi qui): «Avete (voi di CasaPound – N.d.R.) idee condivisibili, alcune più, alcune meno. Ma se un ragazzo di CasaPound vuole entrare a far parte del Movimento, non vedo problemi oggettivi. Questa è democrazia. (…) Non possiamo non essere d’accordo sui concetti. Noi siamo la controparte strutturale del Palazzo: sto parlando con te che sei un esponente di estrema destra, ma sembri un delegato del Movimento 5 stelle». Appunto, come direbbero a Ostia: u-gu-a-li!
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Ezra Pound – che si salvò dal carcere perpetuo grazie a una diagnosi che lo indicava come un demente non in grado di intendere e di volere – fu un antisemita e un nazifascista fino a che partigiani e alleati liberarono l’Italia dall’esercito germanico e dai suoi sgherri italiani. Non mi risulta che si sia mai pentito, mi risulta invece che abbia negato la sua totale adesione al nazifascismo.
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Eppure questo individuo – che è considerato da molti intellettuali italiani un grande poeta – in una intervista ritrovata negli Archivi nazionali britannici di Kew Gardens rilasciata dal poeta dei “Cantos” all’agente dell’Fbi Frank L. Amprim, il 3 maggio del 1945, affermò: «Ritengo che Hitler fosse un santo e che non desiderasse alcunché per se stesso. A mio parere, egli è stato raggirato sull’antisemitismo, la qual cosa lo ha rovinato. Questo è stato il suo errore. (…) Quando uno vede il caos in cui è precipitata l’Italia in seguito alla cacciata di Mussolini, si può capire perché c’era gente che credeva nei suoi sforzi».
Inoltre Pound si fece spesso portavoce di campagne antisemite, identificando gli ebrei sempre come squallidi usurai.
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Ecco… ora avendo chiarito la natura di Ezra Puond, e quindi, nomen omen, quella di coloro che a quest’uomo fanno riferimento usando il suo nome e cognome, vorrei capire meglio se e quanto vi sia una scissione tra la poetica di questo individuo e il suo pensiero nazifascista oppure se la sua realtà umana e la sua poetica combaciano perfettamente.
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Il concetto di poetica, leggo nei dizionari, è di natura estetica. E io so che la parola “estetica” nasce dal verbo aisthànomai: percepisco, sento per mezzo dei sensi, avverto,. Quindi, in prima analisi, per poetica si deve intendere percezione/ visione di un soggetto che guarda un oggetto e ne determina, soggettivizzandolo, le qualità. E mi chiedo: “se la visione soggettiva di Ezra Pound lo portava a definire la qualità di Hitler come quella di un santo, e quella di Mussolini come quella di un salvatore della patria dal caos democratico, può la sua poetica espressa nei suoi scritti essere esente da questo orrore?” Io dico di no.
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La visione della realtà non può essere che legata a doppio filo con la realtà interna di ogni essere umano e quindi – il filosofo Cacciari che definì E.P. “un profeta, il più grande poeta del novecento” non se l’abbia a male – … se, come scriveva Belpoliti nel suo libro Pasolini in salsa piccante, la poetica di Pasolini è la pedofilia, la poetica di Ezra Pound non può che essere nazifascista… lo ha capito – forse grazie al fatto di essere “un divoratore di libri” – persino Spada, “er capocciatore de Ostia”. Cacciari no, non ha capito.
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10 novembre 2017