• Il “sistema” – Quarto potere

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    di Gian Carlo Zanon

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    Il “sistema”  globale si poterebbe rappresentare utilizzando il modello dell’universo planeteraio che è costituito da  una varietà di corpi  celesti mantenuti in orbita dalla forza di gravità. Di questo equilibrio gravitazionale fanno parte anche i satelliti naturali, le lune, i pianeti nani e miliardi di corpi minori.

    Riducendo il tutto al nostro sistema solare, penso che in questi ultimi anni il ruolo fisico e metafisico del Sole lo abbiano assunto una cerchia ristretta di individui che fanno parte di ciò che normalmente viene definito Grande Finanza. Fisico, perché agisce materialmente nella società, metafisico perché viene pensato, o meglio creduto, come una divinità invisibile che domina il pianeta terra. Da questo sole, o centro del labirinto sistemico, si irradiano gli ordiniche hanno come unico scopo finale quello del mantenimento e del rafforzamento di questo status quo funzionale al dominio da parte di queste ristrette oligarchie. I fili che si dipanano dai centri di potere formano una ragnatela solidissima e sensibilissima che trasmette, al ragno accucciato nel centro del “sistema”,  ogni input sociale in tempo reale.

    Dicono, pare, che nelle cosiddette società democratiche vi siano almeno quattro poteri stretti tra loro come nel famoso monumento dei Tetrarchi collocato in un angolo di piazza San Marco a Venezia.

    tetra

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    In realtà nel “sistema”  di poteri ce ne sono molti di più. Un nido di vipere velenose celato sotto una pietra saprebbe rappresentarli molto bene: potere religioso e finanziario, potere politico e poteri lobbistici, potere bancario ed industriale, ecc..

    Vediamo i tre poteri istituzionali:  il primo potere è il legislativo, (il Parlamento o l’Assemblea legislativa); il secondo è l’esecutivo, (il Governo); il terzo è il giudiziario (i giudici che giudicano applicando le leggi create dal potere legislativo. E fin qui, a parte i contenuti delle leggi, non ci sarebbe nulla da dire.

    Poi c’è quello che viene chiamato Quarto potere, che dovrebbe avere – il condizionale è d’obbligo –  il ruolo di sentinella. Vale a dire che dovrebbe avvisare i cittadini dell’avvicinamento di un pericolo incombente. Naturalmente sto parlando dell’informazione mediatica, che comprende stampa cartacea, TV e ora la rete Web.

    In Italia una parte, tutto sommato piccola, del Quarto potere è nelle mani del potere politico, che a sua volta non svolge più il suo ruolo di difensore dei diritti del cittadino, ma è solo il referente del potere finanziario. Una grossa parte dell’informazione è nelle mani del potere finanziario che la gestisce direttamente facendo naturalmente i propri interessi. Poi c’è l’anomalia dell’informazione berlusconica che esercita, attraverso il 70-80% per cento di ciò che gli italiani vedono in Tv e leggono, un potere, dal punto di vista informativo e culturale, devastante.

    Ma non c’è solo il “sistema Berlusconi” . Tutti i giornali, anche quelli Web hanno una soglia oltre la quale scatta la censura. I più educati ti dicono “Bello questo articolo, bellissimo, mi piace, io la penso come te … ma è meglio che non lo pubblico, non vorrei fare arrabbiare qualcuno” . Perché c’è sempre qualcuno che si incazza e non dimentica e ti depenna dalla lista di quelli che si potrebbero avvicinare pericolosamente al centro del “sistema”.

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    Sembra quasi che la censura in Italia sia divenuta una parte fondamentale della deontologia giornalistica. Infatti nella classifica per la libertà di stampa siamo al siamo al 57° posto dopo Ungheria e Moldavia. Però siamo prima della Russia, governata dall’amico di Berlusconi, al 148° posto. Che soddisfazione!!!

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    Le strategie di disinformazione sono innumerevoli: pubblicare mezze verità, inserire sì la notizia ma in luoghi poco frequentati dallo sguardo del lettore, censurare parti importanti, omettere informazioni, focalizzare l’attenzione in un punto più lontano possibile da problemi scottanti, usare il tono del linguaggio per depauperare o stravolgere il contenuto della notizia. Questi sono alcuni trucchi per non fare vera informazione. Informare dovrebbe significare “rendere noto ciò che non si sa” e non far dubitare anche di ciò che si sa grazie al fatto che tutti hanno un paio di occhi e un po’ di buon senso.

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    E non sto parlando solo di quei giornali dichiaratamente schierati col padrone di turno. È la norma. Se non si può annullare completamente un accadimento, rendendolo non esistente, lo si omette parzialmente. Oppure, usando retorica, eufemismi, tattiche redazionali, ecc., si fa di tutto per mitigare, procrastinare, in sintesi ci si affanna per fare di ciò che è ciò che non è. A volte come dicono a Roma la si butta in caciara come è successo il 2 maggio nella trasmissione di Santoro Servizio pubblico: Paolo Becchi viene chiamato in causa da Santoro per aver detto la solita frase stupida che dicono al bar milioni di italiani «Se qualcuno (…) prende i fucili non lamentiamoci (…)». Certamente esiste una differenza tra dire questa frase al bar davanti ad una birra e dirla in una trasmissione radiofonica davanti ad un microfono. Non voglio certo difendere un tizio che fa apologia di reato. Quello che voglio sottolineare è questo: Santoro ha cercato di velare, sminuire, negare, ciò che, per Becchi, è la causa della rabbia degli italiani che li porterebbe ad imbracciare i fucili. Durante la trasmissione televisiva Servizio, incalzato da Santoro che, anche giustamente, gli chiede le ragioni del suo dire, Becchi afferma: «Io ho voluto solo ripetere quello che ho detto… poi possiamo discuterne. Quell’espressione non corrisponde al vero, volevo soltanto precisarlo. E volevo intendere che se la situazione continua, possibili atti di violenza ci saranno nel nostro paese».

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    «E il banchiere all’economia? – gli chiede un po’ alterato Santoro – Si parla di Banca d’Italia, non è uno speculatore Saccomanni. È uno dei massimi funzionari che abbiamo in questo paese.» Questa sparata Santoro la fa perché Becchi aveva detto in quella trasmissione radiofonica: «Letta che va dalla Merkelè un segnale chiaro. Unica cosa fondamentale è l’Europa e la Bce. Siamo governati ancora dalla Merkel con le banche e i banchieri come l’attuale ministro dell’Economia».

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    Santoro prova a negare l’evidenza, vale a dire che Saccomanni, il nuovo Ministro dell’Economia, fino al giorno precedente alla sua nomina era stato il governatore di una banca privata. In realtà la Banca d’Italia è una banca privata come lo è la BCE i cui azionisti sono le banche centrali statali europee che sono tutte private. Infatti Becchi gli risponde « … volevo dire che la Banca Nazionale è privata come tutte le altre, c’è stata la separazione tra banca e ministero del Tesoro, adesso (la Banca d’Italia N.d.R.) funziona come una più grande banca rispetto alle altre banche. La banca nazionale non fa altro che prendere ordini da quella europea, ma è una banca privata.»

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    A questo punto Santoro fa partire la sua invisibile censura e sposta il discorso continuando a far finta di indignarsi per le parole fuori luogo di Becchi. E l’affaire Banca d’Italia? Non c’è da indignarsi per il fatto che Saccomanni fino a ieri presidente di una banca privata – che naturalmente fa gli interessi dei propri azionisti e non certamente degli italiani tutti – sia diventato il nuovo Ministro dell’Economia? Prima c’era Monti, adesso c’è Saccomanni a guardia degli interessi delle banche private americane e europee e nazionali, che dettano l’agenda del Governo italiano. Ma questo non si può dire neppure da Santoro … che a quanto pare fa parte del “sistema” .

    Mentre milioni di persone sono senza lavoro e l’Italia sta divenendo un paese del terzo mondo a causa del debito pubblico creato scientemente dalle banche private, (che però i cittadini italiani credono istituzioni bancarie appartenenti allo Stato, cioè a tutti i cittadini) il problema per Santoro è una frase di cattivo gusto di Becchi. E Santoro, direbbe il retore Antonio, è un uomo d’onore.

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    Se aguzzaste un po’ gli occhi vedreste un bel gioco di squadra mediatico: Berlusconi sposta l’interesse sulle tette e sui programmi trash di intrattenimento poi passa la palla a Murdoch che ci rincoglionisce di calcio e crossa su De Benedetti/ Cairo che intrattengono con finti programmi di inchiesta giornalistica che hanno uno scopo meramente catartico: depurare la rabbia dei cittadini gettando loro resti di verità in avanzato stato di decomposizione. In questo video potete vedere i retroscena del programma Le Iene che illustra molto efficacemente i metodi infami utilizzati per occultare, ridicolizzare, minimizzare, in poche parole per annullare delle informazioni importantissime sulle ragioni della crisi economica.

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    Questo, signore e signori, è il “sistema”giornalistico, o se volte il Quarto potere, un pianeta fondamentale per l’equilibrio del “sistema”globale.

    6 maggio 2013

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