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di Gian Carlo Zanon
« … molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più».
Enrico Berlinguer– La questione morale.
Ho posto all’inizio di questo articolo, che vuole indagare il microcosmo del “sistema” sociale, un paragrafo della famosa intervista a Enrico Berlinguer pubblicata da La Repubblica il 28 Luglio 1981. L’intervista divenne il manifesto del PC degli anni ‘80. Bei ricordi. Del pensiero di Berlinguer poco o nulla viene ancora visitato da coloro che si fingono suoi epigoni.
Queste frasi lapidarie che non lasciano scampo, né forniscono appigli per eventuali alibi, illustrano bene i vizi della società italiana sempre più impantanata in un liquame vischioso dal quale … non sa? non può? non vuole? uscirne.
Berlinguer con poche parole denuncia il “sistema” Italia svelandone il minus originario: se è vero che il cittadino medio è ingabbiato suo malgrado in un “sistema” che ostacola la realizzazione delle proprie esigenze umane, è anche vero che egli è parte integrante di quel “sistema” . Certamente vi sono moltissime eccezioni e tante sfumature quante sono le persone che abitano il nostro territorio, ma, generalizzando, il “microcosmo sistemico” individuale è allo stesso tempo riflesso e origine del macrocosmo sociale. Inutili perdere tempo cercando di risolvere il problema “è nato prima l’uovo o la gallina”, o “è nato prima Berlusconi o quelli che continuano a votarlo”.
Meglio cercare di capire se è possibile uscire da questo pantano sistemico. Parafrasando Berlinguer posso dire che gli italiani, ma non solo gli italiani, hanno accettato questo “sistema” corrotto per il semplice motivo che essi sono corrotti. Lo ha detto anche Berlusconi che di corruzione pare, pare, se ne intenda: «I cittadini che mi votano sono come me». E questa volta non mentiva perché, se è vero che le dimensioni della corruzione differiscono, e di molto, la forma mentis è uguale. È bastato che Lui gli facesse odorare un po’ di denaro e la possibilità di continuare a truffare legalmente lo Stato, e sono tornati in massa nelle file del suo partito padronale.
D’altronde la maggior parte degli italiani, chi più chi meno, soggiorna nel paese pagando l’idraulico in nero, la parrucchiera in nero, la stragrande maggioranza delle visite specialistiche in nero; accetta che il barista, il gelataio, il pizzicarolo non facciano lo scontrino, si fa il segno della croce e si gratta i testicoli per scaramanzia, ecc. ecc. ecc..
Se chiedete per strada la ragione di questi comportamenti tacitamente condivisi vi sentirete rispondere « … è il “sistema”».
Penso che sia soprattutto una questione di buon senso e di misura: se è accettabile che l’idraulico guadagni 2/3000 euro al mese in nero, non è accettabile che un luminare della medicina ne intaschi, sempre in un mese 100.000. Non penso neppure che instaurando un regime di terrore fiscale si risolverebbe il problema della “piccola evasione”. Certamente lo si risolverebbe culturalmente se non vi fosse a dare l’esempio al paese una classe dirigenziale, politica, religiosa, finanziaria, industriale come quella che abbiamo.
Ma non tutto è perduto: i presidenti delle camere Grasso e Boldrini si sono dimezzati lo stipendio, c’è un dibattito sui costi della politica, e il 26 maggio a Bologna si terranno le votazioni per togliere la sovvenzione comunale, di oltre un milione di euro, alla scuole private, che come sappiamo appartengono, per il 98%, allo Stato vaticano.
Incrociamo le dita. Sarebbe il segno di una rinascita laica. Un segnale di essenza umana che spezzerebbe un anello della catena che tiene uniti in un assurdo equilibrio cosmico i vari “sistemi” tra cui la Chiesa cattolica . Come ho scritto nell’articolo precedente, il “sistema” non è altro che un castello di carte che si tiene in piedi su una credenza dogmatica. Credenza che però, come scrive Andrea Ventura, nel suo libro, La trappola, ha delle radici profonde che affondano nell’alienazione religiosa.
Curarsi dal “sistema” è quindi una “questione morale” e civile. Una questione di sopravvivenza dell’umano.
Recensione di La trappola di Andrea Ventura