in questa foto di una decina di anni fa vediamo
l’arcivescovo di Buenos Aires J.M. Bergoglio, ora papa Francesco,
con il suo amico Mauricio Macri, ora Presidente argentino
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«Eduardo Galeano aveva coniato un termine: la “democradura”, un governo democratico che agisce come una dittatura.» Claudio Tognonato
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di GianCarlo Zanon
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«Dopo le sconfitte elettorali in Argentina e in Venezuela alcuni analisti si sono affrettati a parlare della fine del ciclo latinoamericano. Chi declama la fine dice che non ci sono alternative, che è inutile opporsi al libero mercato, al mondo unipolare guidato dai potenti. Si festeggia la fine dei “populismi” e si riempiono le pagine descrivendo la morte delle utopie spiegando che ogni opposizione popolare è ingenua, sprovveduta e sarà inevitabilmente sconfitta. Tutto questo non è altro che la costruzione di una realtà di comodo da parte dei think tank. Loro vorrebbero la fine della storia e riuscire ad imporre il monologo del mercato come unico attore del destino dell’umanità.»
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Inizia con questo paragrafo, che fotografa lo stato delle cose in Argentina e nel Cono Sur americano, l’articolo di Claudio Tognonato “L’Argentina con Macri deve ancora piangere” apparso il 29 gennaio 2016 su Il Manifesto. (leggi qui)
Soli pochi giornalisti, tra cui spiccano Federico Tulli e Nadia Angelucci danno notizia del Processo Condor che si sta svolgendo nell’aula bunker di Rebibbia, in cui risuonano le voci dei sopravvissuti alla furia delle dittature militari che si sono succedute in tutta l’America Latina tra gli anni ‘70 e gli anni ’80. Gli altri informatori mediatici lanciano i loro gas soporifici parlandoci delle statue capitoline fatte coprire da qualche zelante italiota e altre amenità.
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E quindi tocca ad un docente italo argentino, sfuggito miracolosamente nel 1976 degli artigli dei genocidi argentini, che ora insegna sociologia alla Terza Università di Roma, informarci della recente restaurazione del potere delle forze revanchiste nei paesi dove da pochi mesi si è instaurata una “democradura”: «Eduardo Galeano – scrive nell’articolo C. Tognonato – aveva coniato un termine: la democradura, un governo democratico che agisce come una dittatura.» è a questo tipo di tirannia che mira il nuovo Presidente argentino Macri, un “despota” della stessa levatura culturale dei molti nostri rappresentanti politici imitati negli show televisivi dal comico Maurizio Crozza.
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Lo stato dell’arte in Italia, dopo i governi Monti-Letta- Renzi non promette nulla di meglio. Anzi, devo ricordare che questi governi non sono neppure nati da una votazione democratica come, dicono, sia accaduto in Venezuela e in Argentina . Ma queste due vittorie della destra Sudamericana ci informano una volta di più che il sillogismo : a) si va a votare, b) governano gli eletti), c) quindi quella è una democrazia, è divenuto solo una mera fantasia che soddisfa pochi creduloni e molti demagoghi. Si vota anche in Iran … quindi.
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Infatti come scrive C. Tognonato: «A poche settimane del suo insediamento, il governo Macri ha dato chiara prova di quali sono le sue idee e come intende attuarle. La modalità decisionista e autoritaria si è espressa attraverso una valanga di decreti legge che hanno demolito di un colpo molte norme e istituzioni contrarie alla loro ideologia.
Approfittando della chiusura estiva del Parlamento (in Argentina questo è il periodo delle ferie, gennaio è simile all’agosto italiano), il nuovo presidente ha preso importanti decisioni senza discutere con nessuno. Una procedura che ha sollevato critiche perfino all’interno di Cambiemos, la sua stessa coalizione. Macri non ha chiamato il Parlamento a sedute straordinarie, richiesta più volte avanzata dall’opposizione, ha preferito iniziare il suo mandato con una prova di muscoli.»
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«Tre secoli fa, Montesquieu – scrive sempre C. Tognonato, avrebbe definito Macri – un despota. Gli esempi sono quotidiani e possono far pensare ad una sistematica provocazione per indurre l’opposizione a perdere la calma e arrivare allo scontro. – e – In campo economico si sta “costruendo la crisi” in modo tale che si rendano poi necessarie misure drastiche e urgenti.»
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Noi in Italia conosciamo molto bene i trucchetti delle “urgenze”. In più qui si è arrivati alla “democradura” usando cavalli di Troia del neoliberismo acconciati con bandiere di sinistra che, ancora, confondono le idee dei più. Ha cominciato Craxi col cavallo di Troia del Socialismo e ha finito Renzi col cavallo di Troia di ciò che restava della sinistra. Ciò che non è stato permesso a Berlusconi che gridando “al comunista, al comunista” teneva desti sugli spalti coloro che resistevano ai think tank del neoliberismo, lo ha fatto Renzi travestito da verginella socialdemocratica. E nonostante che i suoi sgherri usciti nottetempo, dal cavallo di Troia del Pd, abbiano già messo a ferro e fuoco la cittadella della Costituzione, nessuno o quasi se n’è accorto. Sono necessari articoli come questo di C. Tognonato per aprirci gli occhi su quanto sta accadendo nelle “democradure” occidentali manipolate dagli ex padroni, pardon, “datori di lavoro”, dell’ex Presidente del Consiglio Mario Monti.
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«Il neo ministro di Economia Alfonso Prat Gay, – scrive C. Tognonato – cresciuto nella JP Morgan Chase & Co di Londra, ha deciso di eliminare tutti gli indicatori statistici dell’Indec (l’Istat argentino) adducendo che il governo precedente era intervenuto nell’istituto manipolando le statistiche. La risposta del nuovo governo allora è ancora più comoda, sospendiamo a tempo indeterminato le misurazioni. In questo modo potranno nascondere i risultati delle politiche regressive che favoriscono i grandi capitali e gruppi monopolistici, la svalutazione della moneta, l’eliminazione delle tasse per le esportazioni di grano, e più in generale la riduzione della spesa pubblica. Si dirà che la colpa è del governo precedente, che siamo di fronte ad una crisi profonda che richiede misure radicali, cioè, un golpe economico.»
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Ed è questo che sta accadendo: noi viviamo, senza rendercene conto, in una dittatura neoliberista instauratasi con un invisibile golpe economico: «Il caso emblematico – scrive C. Tognonato – resta l’Argentina, non solo per l’importanza economica e culturale del Paese, ma anche perché ha segnato passi decisivi per l’intera regione: è stata l’ultima dittatura militare insediata negli anni ’70; è stata insieme al Cile di Pinochet, il primo laboratorio dove Milton Friedman ha messo alla prova le teorie monetariste; ha dovuto subire una delle dittature più cruente con la strategia della desaparición e migliaia di morti; è stato il Paese che, applicando alla lettera per anni i precetti neoliberisti, è arrivato nel 2001 al fallimento economico e politico; il default preparò il terreno alla nascita di movimenti e governi alternativi in America Latina.»
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Ma nonostante il fallimento economico e il default causato dalle dittature capitaliste – che andavano a braccetto con la Chiesa cattolica argentina e vaticana – l’Idra neoliberista alza ancora le sue innumerevoli fauci per divorare ciò che resta della, civiltà, della giustizia sociale e dell’uguaglianza primaria degli esseri umani.
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Se non rimaniamo asserragliati nei nostri Fort Apache sparsi nel mondo, radicalizzando la lotta contro i mandanti, i killer e i guardiani del neoliberismo, non sarà solo l’Argentina a piangere.
… e qui dieci anni dopo i due gerarchi
si rincontrano rinnovando la loro amicizia
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… ma il papa argentino, che passa per uno di sinistra e che, a detta dei suoi alfieri mediatici, lancia strali contro la dittatura del denaro, non ha nulla da dire ai nuovi governanti di destra argentini? Eppure quando fu a capo della Chiesa cattolica argentina si erse contro i governi Kirchner con “disinvoltura”: “las mujeres son naturalmente ineptas para ejercer cargos políticos” disse con toni misogini nel 2007 sua eminenza Bergoglio arcivescovo di Buenos Aires per delegittimare Cristina Fernández Kirchner allora presidentessa dell’Argentina.
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