Grillo, Bergoglio, Marcello Veneziani, tutti insieme appassionatamente per rimuovere dalla cultura il Giorno della Memoria.
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«Banalizzazioni, semplificazioni, distorsioni. La Memoria è continuamente soggetta ad attacchi pubblici di personaggi più o meno ascoltati …» scrive oggi Daniel Reichel sul Moked/מוקד , portale dell’ebraismo italiano. Nell’articolo il giornalista cita tre articoli:
Il primo, a mio giudizio ideologico e fuorviante, è di Furio Colombo, che sul Fatto Quotidiano, afferma che l’anti-sionismo è una maschera dietro la quale si cela il negazionismo: «Si nega Israele invece di negare la Shoah» scrive Colombo.
Il secondo, inqualificabile, è di Marcello Veneziani che su Il Giornale scrive un articolo dal titolo La Shoah ha sfrattato il crocefisso, in cui accusa l’informazione mediatica di dare troppo risalto a «un evento tragico di settant’anni fa» rimuovendo in questo modo il sacro evento della crocifissione di Gesù Cristo.
Il terzo è del giornalista Loris Mazzetti che sul Fatto Quotidiano riporta le affermazioni di Grillo durante il recente incontro con la stampa estera, in cui, secondo ciò che scrive il giornalista del Fatto, egli si sarebbe chiesto se sia giusto « (…)ricordare, mantenere la memoria sui fatti accaduti tanti anni fa, perché i giovani non hanno bisogno di memoria, anzi, la memoria porta rancore e non aiuta la convivenza».
Mi dispiace che Reichel, autore di questo articolo, discutibile ma molto interessante, abbia annullato un fatto di estrema gravità che avrebbe dovuto farlo indignare almeno tanto quanto le affermazioni di Veneziani: parlo delle esternazioni pubbliche di Bergoglio il quale nell’Udienza generale dell’8 gennaio ha affermato «Non è lo stesso, un bambino battezzato o un bambino non battezzato: non è lo stesso. Non è lo stesso una persona battezzata o una persona non battezzata.» Queste affermazioni naziste sostanziano e legittimano sia il pensiero di Veneziani, sia quello di Grillo, sia gli atti infami compiuti contro la comunità israelitica in questi giorni. Come scrive Reichel, gli investigatori della Digos, che indagano su questi atti di terrorismo, stanno tenendo sotto sorveglianza esponenti dell’estrema destra romana che gravitano intorno a Militia Christi, vale a dire coloro che l’anno scorso hanno sfilato insieme ai cattolici romani e all’ex sindaco di Roma Alemanno, contro la legge 194 che regola l’aborto. (1)
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Detto questo ora vado ad occuparmi di Furio Colombo, di Marcelo Veneziani e di Grillo.
Furio Colombo da un certo punto di vista fa bene a scrivere che dietro l’anti-sionismo si nasconde la negazione della shoah. Ma è solo una verità parziale: personaggi come l’iraniano Mahmud Ahmadinejād negano la shoah allo scopo di delegittimare l’esistenza dello stato di Israele. Purtroppo la dizione anti–sionismo viene usata da moltissime persone come un contenitore dentro il quale si fa una raccolta indifferenziata di realtà molto diverse tra loro: indignarsi della questione palestinese è anti-sionismo; negare lo stato di Israele è anti-sionismo; ricordare l’eccidio di Sabra e Chatila è anti-sionismo, ecc. ecc.. La parola anti-sionismo viene usata il più del volte in modo inesatto, spesso per semplice ignoranza e a volte in modo semanticamente inesatto per scopi mediatici e politici non giustificabili.
Grillo: se Grillo, e ripeto se Grillo, ha detto una frase del genere, è senza dubbio perché come dicono a Genova, “c’avrà la sua conveniensa” con la S e non con la Z. Probabilmente si sente già Führer e comincia a strizzare l’occhio a qualche Raʾīs arabo per accaparrarsi un “posto al sole” e qualche barile di petrolio. Questo certamente non lo giustifica, anzi, fa di lui ciò che molta persone, hanno sempre pensato: ecco un ennesimo ducetto … come Berlusconi e Renzi, che non perde nessuna occasione per cercare di esercitare captatio benevolentiae a destra e a manca.
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L’articolo di Marcello Veneziani non lo posso certo liquidare con due parole. La frase La Shoah ha sfrattato il crocefisso, lo renderà famoso – lui lo sa – e molto amato dai cattolici irredentisti che vogliono ritornare sui bastioni della controriforma tridentina. D’altronde già Joseph Ratzinger, che fino a diciotto anni faceva parte della tristemente famosa Hitler-Jugend, gioventù hitleriana specializzata nel massacro degli ebrei durante le Todesmarsche, “le marce della morte”, nel 2007 ripristinò la preghiera “contro i perfidi giudei” inserita nella liturgia tridentina del venerdì santo.
Ma seguiamo passo dopo passo questo articolo che difende il simbolo della cristianità, messo, secondo Marcello Veneziani, in soffitta dagli sconsiderati clamori per la shoah. La shoah è una vecchia vicenda che invece di subire il naturale oblio dovuto alle faccende terrene « sta prendendo il posto della crocifissione di Gesù Cristo» sibila dal suo pulpito mediatico il novello Savonarola ai suoi piagnoni e al mondo cristiano intero.
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Poi sempre più enfaticamente quasi fosse invasato dal verbo divino, esclama riempendo di maiuscole il proprio eloquio. Secondo Veneziani la crocefissione «(…) è l’Evento Cruciale che segna il Lutto Incancellabile per l’Umanità, lo Spartiacque Unico dei tempi e l’avvento del Male Assoluto, con la Redenzione seguente. Stavolta non è il Figlio di Dio a finire in Croce e sacrificarsi per noi, ma è un popolo a essere immolato, eletto o maledetto secondo le due versioni classiche, e a redimere l’uomo dal Male.»
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Infine esonda spargendo il proprio limo che feconda le avide menti dei lettori de Il Giornale abituate alle verità berlusconiane: «Questo forse spiega il tacito, inesprimibile fastidio che sfiora quanti pure non c’entrano nulla coi negazionisti e coi razzisti né denunciano campagne di speculazione sull’olocausto: Cristo ieri messo in croce oggi messo tra parentesi. Con Lui si relativizza la fede, la civiltà cristiana. Al Suo posto c’è la Shoah, religione dell’umanità, Auschwitz prende il posto del Golgota e il 27 gennaio sostituisce il Venerdì Santo».
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… “non ho parole” dice sempre mio zio quando messo fronte a qualche frase, avvenimento, notizia insomma di fronte ad una assurdità a cui non si può rispondere logicamente, apre le braccia in segno di resa. Io però qualche parola ce l’avrei : Marcello Veneziani, – che, giuro, ricorderò in eterno, con lo stesso «inesprimibile fastidio» con cui egli pensa alla memoria della shoah – con questo suo … “articolo”, afferma che la credenza nel mito, – perché di un mito si tratta, che narra dell’esistenza, della morte, e della miracolosa rinascita di una divinità che fonderebbe una imprecisata “civiltà cristiana” – non può essere messa in secondo piano dalla memoria della shoah. Dalla memoria della shoah, vale a dire dalla commemorazione di quella terribile vicenda storica che ha visto almeno sei milioni di individui in carne ed ossa e appartenenti al genere umano, distrutti e fatti scomparire nei forni crematori, da carnefici cristiani che nella messa del venerdì santo intonavano tutti insieme e “civilmente” la “preghiera contro i perfidi giudei”. Giudei che nella favola cristiana figurano come coloro che hanno crocifisso la figura mitica del figlio della divinità patriarcale cristiana.
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Io mi fermo qui che è meglio.
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di Giulia De Baudi
29 gennaio 2014
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(1) il Fatto 22.1.15
Antisemitismo, condannati sei esponenti di Militia
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SI È CONCLUSO con sei condanne e un’assoluzione il processo ad alcuni esponenti del movimento di estrema destra Militia, finiti alla sbarra per reati che, contestati a vario titolo, vanno dall’associazione a delinquere, apologia del fascismo e violazione della legge Mancino per aver diffuso idee fondate sull’odio razziale contro la comunità ebraica. A emettere la sentenza la II sezione del Tribunale di Roma che ha condannato Stefano Schiavulli alla pena di un anno e 4 mesi, e Maurizio Boccacci, in continuazione a una precedente condanna, alla pena di un anno. Proprio Boccacci era considerato, nell’ambito dell’indagine del pm Luca Tescaroli, l’ideologo di Militia. Assolto invece Giuseppe Pieristè. Altre condanne sono state inflitte, senza però che il reato associativo sia stato riconosciuto, a Daniele Gambetti e Giovanni Ricotta Barbati, ai quali è stata inflitta una pena a un anno e mezzo di reclusione. Altri dieci mesi a Massimiliano De Simone, ritenuto semplice partecipe. Alla fine del processo è stato riconosciuto anche il risarcimento del danno a favore della comunità ebraica.
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