• Il gioco di squadra della casta politica

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    di Gian Carlo Zanon

     

    “Ciò di cui vorrei parlare è del gioco di squadra dei partecipanti a questa tragica partita che ha come solo fine il mantenimento del potere politico”.

     

    Guardando e riguardando lo scenario politico italiano, rimango stupefatto dalla continua quanto inutile litigiosità dei rappresentanti dei partiti. Ogni giorno mi trovo sommerso da notizie che raccontano di ultimatum, di spaccature ormai definitive, di separazioni ormai imminenti – anche tra i componenti dello stesso partito, –  per poi alla fine vedere i soliti noti, che un momento prima sembrava si volessero scannarsi,  andare come prima e meglio di prima del litigio, d’amore e d’accordo. E uno pensa sempre “avranno trovato una persona misericordiosa che gli ha fatto far pace con tanto di: mannaggia il diavoletto che c’ha fatto litigà, pace, pace, pace”.

     

    Fino a poco decenni fa, diciamo più o meno fino al 1980, le idee di sinistra e quelle di destra avevano dei politici che le incarnavano. A queste persone si rivolgeva il cittadino con il proprio voto. I politici votati dovevano rendere conto ai loro elettori del loro lavoro parlamentare, o se erano al governo, delle leggi emanate.

     

    Ora non è più così. Il partito che rappresenta la destra è un partito S.p.A. con un azionista che ha il 99% delle azioni a cui si deve obbedienza assoluta. I suoi elettori sono anch’essi azionisti nel senso che votano quel partito solo perché pensano di trarne benefici materiali o immediati, come la vendita del loro voto per qualche decina di euro, o che verranno: abolizione delle tasse, possibilità di evadere il fisco, condoni edilizi ecc. ecc.. Chi tra gli azionisti prova a contrastare questo partito azienda, tacciato di lesa maestà, vedi Fini, viene espulso definitivamente.

     

    Il discorso sui partiti che dovrebbero, ma non lo fanno, rappresentare l’elettorato di sinistra è molto più complicato perché al loro interno esistono un’infinita eterogeneità di pensieri, di credenze e soprattutto di fini. O meglio, il fine è sempre lo stesso, avere più potere e/o arricchirsi, è il veicolo e le modalità per raggiungere il bersaglio bramato che cambiano.

     

    C’è chi utilizza il veicolo della Chiesa cattolica portando avanti ciò che viene chiamata la lotta per la vita – compresa quella dello spermatozoo la cui esistenza non deve essere resa vana da eretiche pratiche anticoncezionali – catalizzando in questo modo i voti e amicizie importanti di beghine puritane e di novelli cani di dio mascherati da benpensanti.

     

    C’è chi invece veste la fulgente corazza del difensore della verità e della dignità umana, e si schiera con i più deboli, e difende a spada tratta le due idee cardini della sinistra: eguaglianza sociale e libertà civile. Questi alfieri politici catalizzano simpatie e voti di quelli come me che, spesso errando, alienano le loro speranze in questi “eretici” della casta politica, mitigandone la rabbia: “Tanto c’è lui che difende le mie istanze politiche”.

     

    In mezzo a questi poli che rappresentano, il primo, il massimo del conservatorismo immobilista, e il secondo il massimo dell’innovazione sociale esiste un variegato mondo che ha per fine non il raggiungimento di un posto di potere come realizzazione personale ma il guadagno immediato a base di mazzette, guadagni illeciti, corruzione, vendita del proprio voto e scranno parlamentare, ecc..

     

    È innegabile che esistano differenze etiche fondamentali tra chi dice di difendere, e magari cerca anche di farlo, le idee fondanti della sinistra e chi vende il proprio seggio parlamentare per tre milioni di euro al migliore acquirente residente ad Arcore. Non è questo che qui vorrei  discutere.

     

    Ciò di cui vorrei parlare è del gioco di squadra dei partecipanti a questa tragica partita che ha come solo fine il mantenimento del potere politico. Questo gioco di squadra che vede politici della cosiddetta sinistra  difendere da vent’anni non solo il patron del partito di destra, ma anche il potere economico antisociale che dovrebbe invece contrastare ad ogni costo, è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere anche attraverso i vetri opacizzati dell’informazione mediatica al soldo dell’alta finanza.

     

    In questo gioco di squadra, per la serie A, cioè quella che governa,  vengono scelti sempre quei giocatori professionisti del crimine politico su cui si può fare un sicuro affidamento. Parlo di coloro o che stanno al potere per ragioni dinastiche o che sono criminali incalliti della politica. Naturalmente c’è uno spogliatoio ben fornito di ottimo giocatori pronti a sostituire chi si dovesse “infortunare” con qualche parola di troppo, o chi, in un tardivo ricordo dell’umano, dovesse puntare i piedi di fronte all’ennesimo scellerato assassinio economico.

     

    Chi invece pur raggiungendo un buon livello di delinquenza politica, senza il quale non si va più in là di un seggio di consigliere comunale della serie C, volesse veramente dire tutta la verità sulla crisi economica, che sta tracimando, e smascherare il gioco di squadra della casta politica , che con il cosiddetto “Governo delle grandi intese” è divenuto palese, farà panchina finché non avrà rinunciato alle proprie velleità di difensore della giustizia e della verità.

     

    Qualcuno a questo punto dirà “beh ma allora non rimane altro che votare per il M5s di Grillo-Casaleggio che è fuori da questi sporchi giochi di squadra”. Non penso proprio che le cose stiano così. In realtà, con altri ruoli, i due dirigenti e moltissimi parlamentari del M5s, fanno anch’essi parte dell’organico della squadra  giocando il ruolo di chi deve catalizzare la ribellione per impedirle di esplodere , lo ha detto Grillo stesso… ma guardatevi questo video, poi mi dite …

    6 settembre 2013

     

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