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di Giulia De Baudi
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L’articolo di Federico Tulli, I fantasmi del Condor, pubblicato oggi da Left, mi ha riportato alla mente la memoria del romanzo della scrittrice argentina Elsa Osorio: A veinte años, Luz.
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L’articolo tratta della tragedia dei figli dei desaparecidos che, scrive Tulli, «riguarda anche l’Italia». In particolar modo si sofferma sulla storia di Mariana Zaffaroni rapita nel 1976 insieme ai propri genitori, Jorge Zaffaroni e Maria Emilia Islas Gatti, da una “patotas” ciò da uno di quei gruppi, facenti parte dell’esercito argentino, che in perfetto anonimato sequestravano i militanti della sinistra non istituzionale e li portavano in uno dei tanti “garage Olimpo” disseminati nella provincia di Buenos Aires. I partiti comunisti del Komintern, compresi quello argentino, quello cubano e quello italiano, avevano ricevuto l’ordine da Mosca di chiudere occhi e orecchie. (leggi qui)
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I bambini, spesso venivano affidati a istituti religiosi appartenenti a “santa madre chiesa cattolica” o, se neonati, frettolosamente battezzati da cappellani militari cattolici – gli stessi che poi accompagnavano le madri nei “vuelos” – direttamente nei luoghi di tortura e di detenzione in cui venivano alla luce. Le madri venivano uccise subito dopo il parto. Se il bambino aveva qualche mese ed era già stato battezzato, veniva portato dalle suore nei commissariati dove veniva ribattezzato prima di esser illegalmente adottato. Si sa la Chiesa cattolica è molto scrupolosa e deve avere tutti i documenti riguardanti l’entrata del neonato nella comunità cristiana in perfetto ordine. E loro rimettevano tutto in perfetto ordine e poi, come fece Bergoglio che al processo negò di essere a conoscenza dei rapimenti dei neonati, si “dimenticavano”, di quei piccoli che venivano affidati, come scrive Tulli, «illegalmente a famiglie vicino al regime per essere educati secondo i valori “occidentali e cristiani”» .
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Elsa Osorio nel suo romanzo (il titolo in italiano il titolo è I vent’anni di Luz ed è pubblicato da Guanda) parla dei primi vent’anni di Lili/Luz e di sua madre uccisa come un cane da una delle tante iene timorate di dio tenute al guinzaglio della CIA, dai finanzieri e dagli industriali argentini, americani e italiani . Ricordo, lo divorai in pochi giorni dopo aver letto una frase dell’autrice su un giornale: intervistata da Wlodek Goldkorn, (Repubblica 5 maggio 2014) alla domanda «E di papa Bergoglio che ne pensa?» Elsa Osorio rispose seccamente «Faceva parte della gerarchia cattolica argentina. E la gerarchia era complice della dittatura. (…)». E questo bastò per incuriosirmi.
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Il romanzo è calcato sulla realtà rioplatense e su quella della provincia argentina, e si snoda dagli anni della dittatura militare -1976 1983 – al 1997. Le protagoniste sono Liliana che viene trascinata dalla prigione dove languiva e dove veniva usata alla stessa stregua di un’incubatrice, in un ospedale per partorire “senza rischi”, e la figlia Lili/Luz che nasce tra medici e infermiere compiacenti, pronti a giurare sulle sue false generalità, per essere presa come bottino di guerra da un gerarca argentino, che la offre in regalo alla figlia, inconsapevole, a cui è morto il figlio durante il parto. Lili/Luz vive i suoi primi giorni con la madre che dopo qualche giorno, durante un tentativo di fuga viene ammazzata. Pochi giorni che basteranno a Lili/Luz per resistere alla cappa di menzogne e salvare la propria identità umana.
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Ci sono molte Lili/Luz e molti Pablo/Manuel, figli dei desaparecidos uccisi crudelmente, che hanno vissuto un travaglio identitario simile a quella della protagonista del romanzo di Elsa Osorio che invito a leggere. Invito a leggerlo perché è difficile, forse quasi impossibile, capire a fondo il vissuto psichico di queste donne e di questi uomini che hanno vissuto un terremoto affettivo di questo genere e che ora dopo anni di “limbo di stato” in cui la loro vera identità anagrafica è stata loro nascosta, vengono a saper la verità sulla loro nascita e sui loro genitori addottivi che spesso, come nel caso di Mariana Zaffaroni, sono dei criminali. Il romanzo della Osorio permette di avvicinarsi a quei sentimenti e a quel vissuto atroce.
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Vissuto atroce che io definisco “limbo di stato” perché queste persone rapite da “timorati di dio”, sono state tenute in uno stato di oscurità identitaria per quarant’anni grazie agli apparati dello Stato argentino e italiano e dalla gerarchia ecclesiastica argentina e vaticana.
Come si evince chiaramente dall’articolo di Federico Tulli su Left, da oggi in edicola, esistono ancora testimoni e testimonianze documentarie: i servizi segreti italiani e argentini sanno, i preti che hanno battezzato e ribattezzato i bambini delle donne torturate e assassinate sanno, i medici e le ostetriche che firmavano i documenti di avvenuta nascita sanno … e forse nel fondo del loro essere lo sanno anche questi ex bambini ora quarantenni …
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Di questi ex bambini ne sono stati trovati finora 116 , ne mancano all’appello circa 400.
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26 agosto 2015
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Desaparecidos : articoli correlati
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Il 25 settembre è uscito nelle librerie Figli Rubati. L’Italia, la Chiesa e la dittatura fascista argentina, del giornalista Federico Tulli (leggi qui la recensione)
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Sulla ricerca dei figli dei desaparecidos leggi qui
Sui “vuelos” della morte leggi qui
Sul Processo Condor che si sta svolgendo a Roma leggi qui
Sul Processo svoltosi a Roma nel 2000 leggi qui i resoconti finali
Sul processo in cui testimoniò Bergoglio leggi qui
Sui legami tra finanza, industria e militari argentini leggi qui
ipazia.......e bakunin
7 Settembre 2015 @ 21:12
bergoglio sul suo trono di nuvole……….e merda.
i leccaculi senza dignità della sinistra europea istituzionale e non, striscianti come vermi ai suoi piedi tanto per non smentirsi.
in argentina mi dicono i soliti quattro gatti buoni a nulla ,gli stessi che venivano abbattuti come cani sui marciapiedi di buenos aires 40 anni fa ,anche gli atei piu navigati hanno attacchi di convulsione mistica appena apre bocca l’iscariota idiota .
me ne sto da solo io e la mia sempre piu rabbiosa e lucida memoria ,in un’angolo affollato di questo lercio mondo, in compagnia di un vecchio cane e di un gatto sciancato contemplando le stelle la notte ……………..per non dimenticare ne claudicare mai ,sotto i raggi dell’ammmaliante sole, di una qualunque alba estiva.
Redazione
7 Settembre 2015 @ 21:53
olà, Antonio, que tal ? e ricordati che sotto queste stelle e sotto questo sole ammagliante non sei solo … e anche se fosse , comunque meglio soli …
Hai visto quanta gente che accoglie i profughi in Austria? io mi sono commossa. Lo so molti staranno lì a fare un po’ di scena , ma molti altri no. E allora forse in questo “lercio mondo” come lo chiami tu, ci sono ancora delle persone con cui condividere l’umano che nonostante tutto abbiamo salvaguardato per … perché sì, cazzo.
Salutami bau e miao
Giulia