–
La Lettera
–
Cari redattori e giornalisti di questo Diario polifonico, vi ringrazio anticipatamente perché so che pubblicherete questa mia lettera carica di disprezzo per chi saccheggia la verità vera. Verità vera che esiste perché la verità non è un’opinione. Si tratta solo di conoscere i contenuti, e quindi il senso, degli accadimenti. Più ci si avvicinerà a quei contenuti più si conoscerà la verità.
–
Leggendo gli articoli che definiscono la nuova legislazione russa sulla violenza domestica “una bufala” inventata da complottisti russofobi, mi sono resa conto che siamo ormai di fronte a una svolta epocale. Svolta epocale dal punto di vista della narrazione di fatti ed eventi che vengono smembrati e ricomposti da chi vuole distorcere la realtà per propri interessi personali di ogni tipo. Uso la parola “narrazione” anziché “informazione” perché ritengo che sia ormai inutile e dannoso usare il secondo vocabolo per definire verbalmente ciò che viene reso fruibile da quel “mondo di mezzo” ( mass media, rete, web ecc.) posto tra realtà obiettiva e recezione della stessa da parte del cittadino.
–
Il fatto
–
La legge sulla decriminalizzazione della violenza domestica è stata approvata dalla Duma alla sua terza e ultima lettura.
La legge trasferisce le percosse ai familiari dall’ambito dei reati penali a quello degli illeciti amministrativi; questo, dicono le nuove norme, soltanto per “percosse semplici” e soltanto nel caso in cui “il fatto si verifichi per la prima volta”.
L’intenzione, come dichiarato dal portavoce della Duma Vjaceslav Volodin era quella “creare le condizioni per la nascita di famiglie forti.”
E già questo mi fa rizzare i capelli perché secondo i redattori di questa legge per “creare le condizioni per la nascita di famiglie forti” è necessario togliere il senso alla violenza del più forte sul più debole: picchi la moglie o un bambino? Te la cavi con una multa pecuniaria o con lavori socialmente utili. Picchiare una donna o un bambino, che è un crimine contro un essere umano, viene di fatto equiparato ad aver parcheggiato in sosta vietata o cose del genere.
In questo modo si svuota il senso della violenza. Si annullano i presupposti psicotici che portano alla violenza del più violento sul meno violento.
–
Il 17 gennaio 2017 Marina Corbi su La Stampa in un articolo dal titolo eloquente – Molestie morali, il femminicidio comincia così – spiegava molto bene le dinamiche dello psicotico che incrina giorno per giorno l’identità della donna fino a farne un oggetto senz’anima da “rottamare”. Lo fa, scrive M. Corbi, prima con le parole «Ma ti vedi come sei ridotta?». «Non sei capace a fare niente», «sei una pazza», «sei grassa e brutta», «stai zitta» poi arrivano le botte: qualche “percossa semplice”, che ora verrà solo perseguita a livello amministrativo , e la donna si troverà in balia del marito violento. L’assassinio è dietro l’angolo. Se non c’è l’assassinio fisico c’è quello psichico … le donne morte non si uccidono, …. e chi non capisce questo …
–
Ho letto che Kira Solov’jova, presidente di un’associazione femminista russa, ritiene che «l’esclusione delle percosse nei confronti dei familiari dal codice penale sia un passo indietro nella questione della sicurezza di donne e bambini».
–
Poi ho letto cose che ritengo ignobili come queste:
–
«Da adesso, un genitore che dà un unico maldestro scappellotto a suo figlio sarà punito in maniera più morbida, secondo il codice amministrativo, e quindi in modo più umano.»
–
«Questo avviene anche in assenza di lesioni, proprio il tipico scappellotto, insomma. Ad un certo punto, la Duma ha depenalizzato questo reato perché tanto tempo fa lo era. Ha fatto bene, ha fatto male? Se io dò un calcio nel sedere al vicino di casa di 17 anni perché tiene lo stereo a palla devo andare in prigione?»
–
in cui si induce a pensare che
a) non è lo “scappellotto” ad essere un atto inumano ma la pena per chi dà lo scappellotto ad essere inumana
b) che una atto di violenza fisica sia un peccato veniale: infatti tutti danno calci nel culo al vicino di casa di 17 anni perché …
Inoltre corredano i propri articoli non con immagini in cui c’è una violenza domestica, questo si dovrebbe evidenziare, ma con immagini in cui un uomo e una donna discutono o si picchiano alla pari.
–
Siamo al delirio e/o all’intenzionalità cosciente di far credere ciò che non è: la violenza fisica è sempre una lesione dell’identità altrui soprattutto se è agita contro chi è più debole fisicamente e/o socialmente, culturalmente, economicamente. La violenza verbale e fisica è il modo in cui gli psicotici, incatenano al proprio volere i “gabbiani” di cui parlava Cechov ne Il gabbiano o le ragazze inermi di cui parlava nel suo racconto La mite F. Dostoevskij. La Russia si è scordata del suo passato culturale. E chi non è d’accordo viene tacciato per “russofobo” da questi …
–
Ho letto anche che la stessa Chiesa ortodossa ha voluto fortemente questa “legge degli schiaffi” che di fatto toglie il diritto a chi è colpito di denunciare penalmente il violento che lo ha ingiuriato fisicamente e psichicamente. Non me ne meraviglio, anche Bergoglio ha avuto occasione di schierarsi con i padri “dignitosi” che picchiano i figli: «Una volta ho sentito in una riunione di matrimonio un papà dire: “A volte devo picchiare un po’ i figli, ma mai in faccia per non avvilirli”. Che bello, ha senso della dignità. Deve punire, lo fa il giusto, e va avanti». (Leggi qui)
–
Io non capisco come non si possa capire cosa significhi la violenza contro donne e bambini che è una peste dilagante in ogni angolo del pianeta e che rimarrà un dato culturale di “normalità” finché non verrà indicato come un’infamia. Non posso e non voglio capire come non ci si ribelli a queste infamie …
–
Inés Cottoli
31 gennaio 2017
–
N. B.: consiglierei di vedere il film di Philip Gröning La moglie del poliziotto per capire cosa significa “creare le condizioni per la nascita di famiglie forti”. (Vedi QUI e QUI due trailer della pellicola)
La foto di copertina è tratta da questo film