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27 Aprile 2024 02:04
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di Giulia De Baudi
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Non c’è niente da fare, son duemila anni che i cristiani confondono la vita con la morte. Come ha fatto notare il filosofo Fulvio Iannaco sul suo blog Segnalazioni, oggi l’Avvenire ha pubblicato un articolo firmato Giovanni Reale e Dario Antiseri come se il primo fosse ancora in vita. Dato che non credo che Reale abbia potuto collaborare nei giorni scorsi con Altiseri – non mi risulta che esista una connessione Wi-fi con l’aldilà cristiano – ho pensato che forse il redattore si è scordato di mettere una nota per informare i lettori sulla datazione dell’articolo. Sarà un ennesimo mistero della fede!!!
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A parte l’ambigua datazione dell’articolo che confonde, il pezzo, secondo me, è molto interessante. L’articolo, dal titolo Heidegger senza senso di colpa, si sofferma molto su ciò che lo gnomo di Messkirch fece e disse nel 1933. Grande annata quella del ‘33 per le forze cristiane che si opponevano a coloro che Heidegger definiva “senza mondo”, vale a dire coloro che, sempre secondo lui, non avevano nessuna possibilità di assurgere all’essere: ebrei, zingari, malati psichiatrici, comunisti e tutti coloro che si opponevano al supremo destino del Terzo Reich.
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1933
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Il 27 febbraio i nazisti architettano ad arte l’incendio del Parlamento tedesco, il Reichstag, facendo cadere la colpa sui comunisti e sui socialisti.
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«Il 3 marzo 1933 – due giorni prima dell’elezione del Reichstag, – scrivono Reale e Antiseri – Heidegger aveva donato con dedica alla famiglia dello storico dell’arte Hans Jantzen il libro di M.H. Sommerfedt: Hermann Göring. Un profilo biografico.»
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Il 5 marzo, aiutati dai cattolici capitanati da un certo Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli che svolgeva con zelo teutonico il ruolo di Nunzio apostolico del Vaticano, vincono le elezioni e l’imbianchino di Braunau am Inn, «dalle – secondo Heidegger – meravigliose mani» va al potere.
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Il 21 aprile, Heidegger viene eletto rettore dell’Università di Friburgo.
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Il primo maggio entra, nel Partito nazionalsocialista.
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Il 27 maggio in occasione dell’assunzione della carica di rettore, fa il suo celebre discorso nazista, L’autoaffermazione dell’Università tedesca, infiammando il cuore degli studenti nazisti.
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Il 20 luglio Eugenio Pacelli, che poi, “casualmente”, diventerà Pio XII, firma il Reichskonkordat, cioè il concordato tra la Santa Sede e la Germania nazista. Un concordato che, come quello firmato da Mussolini nel ‘29, e quello firmato con il fascista Franco nel ‘53 è tuttora tutt’ora valido.
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25 dicembre: Avvenire ci informa anche che «Per le vacanze natalizie del 1933 Heidegger invia un messaggio di ammonizione ai docenti, in cui afferma che «il fondamento determinante e il fine da raggiungere», sin dal primo giorno del suo rettorato, è «la radicale trasformazione dell’educazione scientifica a partire dalle forze e dalle esigenze dello Stato nazionalsocialista […]. Il singolo, quale che sia la sua posizione, non vale niente. Il destino del nostro popolo nel suo Stato vale tutto».
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Gli autori dell’articolo su Avvenire però non ci dicono, e Reale certo non ce lo potrà dire, perché nel primo paragrafo scrivono «sul suo distacco dalla Chiesa cattolica, (…) molto è stato scritto». Questa frase, scritta, non si sa bene da chi, non si sa bene quando, sembra messa lì apposta per tracciare un confine tra i cattolici e Heidegger. Mi sbaglio? Può darsi. Può darsi che mi possa sbagliare, ma nella mia ignoranza mi chiedo quando Heidegger prese le distanze dalla chiesa cattolica? e perché?
Se, come narrano molto bene Reale e Antiseri sull’articolo “odierno”, Heidegger non solo scrisse quello che scrisse – vedi i Quaderni neri – ma non ebbe mai neppure un senso di colpa, ciò significa che rimase sempre in perfetta sintonia con la Chiesa cattolica incarnata da quel Nunzio apostolico di Germania di cui sopra: prima entrambi, Pacelli e Heidegger, aiutarono l’ascesa al potere di Hitler; durante entrambi fecero finta di non vedere e non sapere quello che succedeva agli ebrei e non solo, nei campi di sterminio e non solo; poi non solo non dimostrarono mai di sentirsi minimamente in colpa per le loro infamie, ma il filosofo continuò imperterrito a estendere la sua apologia di sterminio in scritti e conferenze e il clerico aiutò i criminali nazisti, tra cui Mengele e Eichmann a riparare in Sudamerica dove divennero esempi da imitare per gli amici di Woytjla: Pinochet, Gualtieri, Videla.
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Heidegger e Pacelli avevano le stesse idee su comunisti ed ebrei; leggetevi (qui) un importante saggio di Giampiero Minasi I Quaderni neri di Heidegger, cattolico nazista e antisemita, in cui vengono ben documentate sia la formazione cattolica di Heidegger che è il fondamento delle sue teorizzazioni antisemite e naziste, sia la storia dell’antiebraismo cristiano.
26 febbraio 2015
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valerio
26 Febbraio 2015 @ 20:29
…bellissimo articolo,un bacio grosso così sul core e sull’intelligenza della giornalista…