di Giulia De Baudi
–
È chiaro che il titolo di questa mia pagina del Diario Polifonico, “Digiuno dunque sono”, è solo una provocazione. Però è anche vero che le scelte alimentari, compreso il digiuno, possono essere, se non inficiate da ideologie religiose, anche una scelta esistenziale che ha come obiettivo il benessere dell’individuo e la sua socialità intesa anche come rapporto con l’altro da sé in senso strettamente interpersonale… avete mai provato a baciare un tipo che mangia di tutto e di più e si strafoga “a prescindere” da voi? Ecco tanto per capirci.
Inoltre il controllo di ciò che si ingurgita, se non diviene un’ossessione, è un modo per liberarsi dall’alimentazione passiva tele-guidata da sofisticati quanto surrettizi metodi induttivi di massa.
–
Un atto qualsiasi, quindi anche il digiuno, può avere molteplici significati per chi lo compie. Dico una cosa ovvia e banale: l’intenzionalità di chi digiuna, anche se apparentemente la prassi è pressoché identica a quella di un altro “digiunatore”, cioè ci si priva parzialmente di cibo, può essere non solo diversa ma addirittura opposta: tra i deliri estetici dell’anoressica e la voglia di benessere del salutista, tra chi vive una psicosi mistica e vive il digiuno perché lo avvicinerebbe al suo dio e chi invece si priva momentaneamente di determinati cibi per ragioni igieniche c’è, inutile dirlo, una bella differenza.
La differenza, anche stavolta dico una banalità, sta tra l’amarsi e nell’amare l’altro da sé e il non amarsi e/o amare una inesistenza – una divinità o un modello estetico metafisico – che coincide sempre col togliere all’altro da sé l’investimento sentimentale che gli è dovuto: l’anoressica e la mistica vivono, quasi sempre in modo inconsapevole, un delirio solipsistico egocentrico che le porta ad allontanarsi dalla propria e dall’altrui vera realtà umana.
–
Come afferma la dottoressa Barbara Armigliato – che si presenta come «una farmacista che si interessa di nutrizione e stile di vita salutare da anni… se poi mi chiedono come mangio, allora rispondo che ho fatto la scelta vegana da 11 anni… »: «scremando il concetto di dieta dagli aspetti etici, morali o salutistici, rimane ciò che concerne la responsabilità di una scelta politica: ciò che scegliamo di portare a tavola ha a che fare con l’ambiente e la sostenibilità ecologica di certe “produzioni alimentari” come gli allevamenti intensivi …».
E quindi entra in ballo la responsabilità civile di ognuno di noi, che non significa aderire ciecamente a “ideologie alimentari”.
Tanto per capirci: acquistare una rivista di cucina vegana non coincide con l’entrare in un sistema settario che esclude i non vegani. La ricerca del benessere, non solo quello meramente materiale, coincide invece non solo con la volontà di stare bene con se stessi e con gli altri, ma anche come volontà di aprirsi a nuovi orizzonti culturali e sociali, dialogare con essi, assorbire quanto c’è di positivo e rifiutare quanto si ritiene negativo: il famoso “me risulta” o “me rimbalza” trasteverino.
–
Questo vale anche per quanto riguarda il digiuno: una cosa è il digiuno rituale agito per tradizione dai credenti o per psicosi maniacale da individui mentalmente disturbati, un’altra cosa è il digiuno di cui ha parlato pochi giorni fa a Che tempo che fa Valter Longo, lo studioso della “dieta della longevità”.
Purtroppo i medioti (gli informatori mediatici idioti che si contrappongono ai webioti della rete web) non hanno trovato di meglio che presentare il professor Longo – ora docente di biogerontologia alla USC Davis School of Gerontology e direttore del USC Longevity Institute – come “il guru della lunga vita”.
In realtà Longo è uno dei maggiori esperti al mondo per quanto riguarda il digiuno inteso come cura e prevenzione di molte malattie causate dall’alimentazione che con la globalizzazione sono diventate endemiche: «Alimentandosi in modo sano è possibile prevenire la maggior parte dei tumori» afferma da molti anni il biologo.
–
Gli fa eco lo stesso l’oncologo Umberto Veronesi, (leggi qui), che di Longo ha parlato nel suo libro “La dieta del digiuno”, nel quale egli sostiene che un giorno o due di digiuno completo a settimana sia «una strategia di prevenzione e un segreto di longevità». I loro studi coincidono e confermano: l’astinenza dal cibo induce la rigenerazione del sistema immunitario, risvegliando le cellule staminali dormienti e portandole a uno stato di auto rinnovamento.
–
Quindi, se dire “digiuno dunque sono” è solo una provocazione per iniziare a parlare delle nuove frontiere dietologiche, affermare che il digiuno – ma anche una dieta che escluda la carne e i latticini – possa servire ad abbassare il rischio di malattie come il cancro è non solo auspicabile ma anche etico. «Dopotutto – afferma la dottoressa Armigliato – lo stesso Ippocrate padre della medicina disse: “quando la malattia è al suo culmine, allora è necessario il regime più ristretto”… concetto che si potrebbe estendere anche alla nostro modo “malato” di sfruttare le risorse del pianeta.»
–
7 novembre 2016
–
Si ringrazia la dottoressa Barbara Armigliato per il suoi preziosi e puntuali interventi in questo articolo
–
–