di Riccardo Reisso
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Milano – Da qualche giorno su alcuni giornali è apparsa una notizia che, data la sua inconsistenza, non se l’è filata nessuno.
La “grande” notizia è questa: leggiamo da linkiesta.it «Sull’esempio dell’Istituto Psicoanalitico di Berlino, nato nel 1919 nel duro clima post bellico, quasi cento anni dopo nasce a Milano il Servizio Clinico del Centro Milanese di Psicoanalisi, che offre un supporto gratuito per bambini, adolescenti e adulti bisognosi (di cheee? N.dR) ma che non hanno la disponibilità economica».
Dice, più o meno, la giornalista del pezzo: visto che il « momento storico che ci troviamo a vivere ha molti punti in comune con quegli anni » gli psicanalisti milanesi, abituati ai loro bei salotti con la foto del trapassato con barba e sigaro, alzeranno il loro Unheimliche (perturbante) deretano, abbandoneranno le loro svaporate pazienti in deliquio sul divano, e si precipiteranno nei centri per accogliere giovani disoccupati, in “cerca di certezze” (SIC) . «La crisi economica ha generato nuova povertà ed esacerbato quella esistente, i giovani hanno sempre meno certezze e speranza nel futuro e in generale vi è un clima di sfiducia nelle istituzioni. Manca un super-io sociale e le persone sono abbandonate a se stesse».
Io chiederei all’autore di questa ultima frase sibillina, il presidente del Centro Giuseppe Pellizzari, “ ma cos’è sto ‘sto “super-io sociale?” ma lui ha già pronta la risposta con tanto di “testimonial” autorevole « … lo stesso Freud durante il congresso di Budapest tenutosi nel 1928 disse che “la nevrosi minaccia la salute pubblica non meno della tubercolosi”». A beh se lo ha detto quel … aspetta aspetta aspetta … come ha definito Michel Onfray Freud nel suo libro “Il crepuscolo di un idolo. Smantellare le favole freudiane “ … cocainomane, onanista, adepto all’ occultismo, inventore di casi clinici, antisemita, reazionario, sostenitore dei fascismi, che «simpatizzava per i ‘cesarismi’ del XX secolo e di questo testimonia una dedica, scritta nel 1933, piena di elogi per Mussolini, definito dal medico viennese ‘eroe della cultura’». Non c’è che dire c’è da fidarsi come ci si può fidare di Alfano quando dice che vuol abbattere i costi della politica. Uguale.
Poi mi chiedo: ma cosa vogliono dare o fare a questi giovani senza il “super-io sociale”? secondo l’autrice dell’articolo «diffondere la cultura della terapia psicoanalitica e aiutare chi ha bisogno ma non se lo può permettere ».
Non capisco! La cultura psicanalitica freudiana aiuta i giovani a trovare sto misterioso “super-io sociale”? Ma cos’è una specie di gioco sociale tipo ricerca del tesoro?
Ma facciamo discorsi più sostanziosi e pragmatici: chi sono ‘sti eroi? Chi paga? Chi offre gli spazi per recuperare il “super-io sociale”?
Ecco le risposte: Il progetto, dice la giornalista è totalmente autofinanziato … poi però si da una regolata e dice «O meglio, gli spazi sono quelli del Cmp “Cesare Musatti” e gli analisti sono tutti professionisti che lavorano nel pubblico e nel privato, e offrono le loro competenze senza guadagnare nulla. Una sorta di volontariato insomma ».
Si una “sorta di volontariato” per accaparrarsi qualche cliente in più visto il dissanguamento della clientela che forse non c’avrà tutto ‘sto “super-io sociale” ma scema non è.
E poi, come dice un certo Sandro Panizza presentato come “segretario scientifico del centro”: «C’è una mezza intenzione di coinvolgere il comune, almeno per quanto riguarda gli spazi, e se il progetto dovesse decollare e le piccole sale del Cmp non fossero più sufficienti. Ma per ora ancora non si è preso nessun accordo». Santo Pisapia aiutaci tu!!!
Poi sempre dal Panizza l’ultima frase tragicomica «L’accesso a una più ampia fascia sociale per noi è molto importante, perché ci permette di conoscere le nuove patologie, diverse da quelle classiche, con cui altrimenti non verremmo mai a contatto, è il caso delle coppie di fatto, per fare un esempio».
Hai capito … essere coppia di fatto è una patologia! Glielo devo dire a Gisella ‘sta sera quando torno a casa … se la trovo … sta sempre in giro. Gli devo dire “Uè Gisela, guarda che ci dobbiamo sposare. Siamo malati, l’ha detto il Panizza, uno che, appartenendo Società Psicoanalitica Italiana, è uno psicanalista freudiano, pensa teeee … insomma ‘sto qua, che nello studio c’ha la foto di un segarolo che pippava come un matto, dice che dato che siamo una coppia di fatto c’abbiamo una nuova patologia … nooo non è un prete, è uno psicanalista freudiano … dici che è uguale? Beh si … forse c’hai ragione … magari è un prete vestito da freudiano … o’ ma il vestito gli calza a pennello, pare il suo! Senti …’sta sera me la dai? magari in modo patologico così ci divertiamo di più!!!”
15 novembre 2012