• ORGOGLIO ANORESSICO: le pericolose tribù alimentari telematiche

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     di Gian Carlo Zanon

     

    Gli esseri umani sono complicati. Suddividerli in categorie serve a poco e si rischia di rinvigorire idee di razza già pericolosamente presenti. Posso dire però che una prima separazione è data dall’essere e dal comportarsi umanamente oppure  dall’essere inumani e comportarsi disumanamente. La cartina di tornasole per stabilire la tendenza al disumano, o il suo contrario, è il rapporto con gli altri. La persona malata di inumanità quando incontra un altro essere umano in difficoltà pensa a come sfruttarlo, a come trarre beneficio utilizzandolo come un oggetto per proprio tornaconto personale; la persona che ha conservato l’umanità primaria incontrando una persona in difficoltà si farà in quattro per cercare di aiutarla.

    Questa linea di demarcazione tra umano e inumano, pur nella sua grettezza, serve per comprendere l’intenzionalità più o meno consapevole nei confronti dell’altro da sé ed è necessaria per non fare confusione sul significato profondo dei rapporti interumani.

    In questi giorni mi sono imbattuto in una problematica sociale che credevo marginale: il fenomeno del comportamento alimentare alterato che sottende un pensiero, ovviamente malato, nichilista onnipotente: “il pensiero puro deve controllare il corpo impuro”. Questo provoca malattie gravemente invalidanti, a volte letali, che sono tra le principali cause di morte per malattia mentale. Si calcola che siano circa tre milioni in Italia le persone con problemi più o meno gravi legati ai comportamenti alimentari  a rischio.

    Anche in questo specifico caso, ampliando le ricerche, mi sono reso conto che esistono individui che sfruttano questa problematica improvvisandosi santoni fruttariani, melariani, digiunisti et similia, che dispensano “consigli sull’alimentazione” a dir poco deliranti capaci di indurre persone fragili e con problematiche di anoressia ad aderire alle loro “diete speciali”.

    Basta farsi un giro nei gruppi fondamentalisti fb fingendo curiosità, o andare a vedere cosa dicono questi santoni alimentaristi (fruttariani/melariani) su YouTube, per inorridire  sia di fronte ai deliri alimentari conditi da credenze sull’assoluta piattezza della terra e cosette così, sia di fronte alle immagini dei corpi emaciati dei discepoli che con orgoglio mostrano le loro ossa sporgenti gareggiando in magrezza.

    Il devastante fenomeno settario delle “tribù alimentariste telematiche”   è divenuto endemico tanto che  qualcuno ha già pensato di fermarlo con leggi ad hoc: «Chiunque, con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, istiga esplicitamente a pratiche di restrizione alimentare prolungata, idonee a provocare l’anoressia, la bulimia o altri disturbi del comportamento alimentare, o ne agevola l’esecuzione è punito con la reclusione fino a un anno e con una sanzione pecuniaria da euro 10.000 a euro 50.000″. Se il reato è commesso “nei confronti di una persona minore di 14 anni o di una persona priva della capacità di intendere e di volere, si applica la pena della reclusione fino a due anni e di una sanzione pecuniaria da euro 20.000 a euro 100.000».

    Questo è quanto prevede la proposta di legge, in questo momento all’esame della Commissione sanità in Senato.

    Non voglio addentrarmi nel mare magnum delle “regole alimentari” dispensate dai santoni ai loro discepoli dove il “dogmatismo personalizzato” impera, preferisco ribadire che questa modalità di approccio alimentare è una delle tante forme  in cui un problema psichiatrico prende forma. Questa volta però in modo ancor più pericoloso perché questi individui che speculano sulla pelle di persone psichicamente fragili creando queste tribù rendono congruo un pensiero nichilista distruttivo che tende verso la realizzazione dell’”essere per la morte” di marca heideggeriana.

    Un pensiero di cui troviamo tracce nella storia, vedi la religione dei Catari con i suoi divieti alimentari e con l’idea della purezza del corpo che spingeva “i perfetti” verso la morte per digiuno.* Un pensiero malato in cui – come potete vedere in questo cortometraggio di Patrice Makabu A letto senza cena –  girato appositamente contro i blog che inducono all’anoressia attraverso pratiche e dogmi alimentari antiscientifici come quello dei fruttariani o quello dei melariani – l’idea inconscia delirante del controllo di sé è centrale.

    La prima caratteristica di chi pratica una alimentazione ideologica ed irreale di qualsiasi genere, che non abbia fondamenti medici/scientifici, è una forte intransigenza verso sé stessi. Ovviamente non mi riferisco a quell’ “intransigenza”, in cui mi riconosco e che definirei “responsabilità alimentare o etica alimentare”, io parlo di dogmi alimentari compulsivi ed invalidanti anche dal punto di vista dei rapporti interumani. Chi controlla il proprio corpo controlla la propria affettività che tende a sterilizzare e ovviamente annulla il proprio desiderio per l’altro da sé.

     

    L’ossessione per il cibo, le regole alimentari sempre più estreme, sono solo la punta dell’iceberg di una malattia del pensiero più o meno grave che se presa in tempo e curata con la psicoterapia da psicologi o psichiatri capaci, si risolve abbastanza agevolmente … secondo la gravità, ovviamente.

    Tutto sta nel trovare una persona sensibile capace di opporsi, con vero interesse per l’altro da sé, alla distruttività del pensiero onnipotente del paziente che chiede aiuto. Una persona umana di cui fidarsi e ricostruire quel rapporto umano distrutto dalle delusioni subite sin dai primi giorni di vita in cui il latte della madre anaffettiva era vissuto come un veleno a cui non ci si poteva sottrarre, pena la morte.

    Le sette alimentari

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    «Y hemos concordado en que una locura cualquiera deja de serlo en cuanto se hace colectiva, en cuanto es locura de todo un pueblo, de todo el género humano acaso.»

    Miguel de Unamuno, El sepulcro de Don Quijote

    Ma ora il pericolo incombente sono questi circoli web in cui i malati si fanno forza tra di loro rendendo congrui i loro deliri solipsistici. Luoghi in cui i propri deliri distruttivi sono guidati da “santoni alimentaristi”. Luoghi  in cui gli adepti  riempiendosi vicendevolmente di complimenti per la loro “splendida magrezza” si sentono a casa loro. E non hanno bisogno d’altro, allontanano gli “impuri”, ovvero chiunque non segua esattamente la loro dieta e fanno comunella con altri malati che seguono la loro stessa dieta. Frequentano solo tribù facebook aiutandosi uno con l’altro a sostenere l’ossessione per il cibo che li porta alla morte.

    Da lì a sostenere la piattezza della terra, la teoria delle strisce chimiche, che l’AIDS non esiste, che il cancro si cura con acqua e limone, che gli scheletri dei dinosauri sono finti e vengono costruiti in Giappone, il passo è veramente breve, perché? Perché  al santone piace stupire, è l’unico modo che ha per fermare l’angoscia del vuoto interiore che lo dilania. Devono apparire per essere …

    24 aprile 2018

     

    * I Catari si rifiutavano di bere latte o di ingerire prodotti di processi procreativi, ripudiavano i rapporti sessuali se finalizzati alla procreazione, si astenevano dal consumo di carne, formaggio, uova,  “nonché da tutti i cibi originati da copulazione sessuale”. Inoltre i loro capi, ritenuti santi e chiamati  “i perfecti”, erano obbligati a una rigida ascesi con una alimentazione a base di pane e acqua che spesso li portava alla morte. Karlheinz Deschner Storia criminale del cristianesimo. Tomo VII

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