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di Gian Carlo Zanon
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Come ha scritto ieri Claudio Tognonato su il Manifesto, «il premio Nobel per la Pace Barack Obama arriva insieme a un esercito di 500 imprenditori» e, dico io, calpesta il Parco della Memoria di Buenos Aires dedicato ai desaparecidos nonostante che las Madres e las abuela de Plaza de Mayo e centinaia di intellettuali argentini avessero scritto al presidente USA di evitare la visita il giorno in cui 40anni fa iniziava, sotto copertura della CIA, il golpe più sanguinario della storia argentina.
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O il presidente USA è un cretinotto insensibile che non conosce la storia oppure ha voluto dare un chiaro segnale simile a quello che l’allora capo del Likud Ariel Sharon compì nel 2000 allorché percorse la Spianata delle Moschee per rivendicare la sovranità israeliana o ebraica sul luogo. Lo stesso fece Wojtyla quando dopo aver aperto idealmente le porte agli assassini del cardinal Romero, andò ad appropriarsi della sua salma. Quello di Obama è stato un tentativo di appropriazione magica, una captatio benevolentiae che però non ha funzionato.
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« Obama arriva in Argentina proprio nei giorni in cui ricorre il 40° anniversario del colpo di Stato. – scriveva ieri Tognonato nell’articolo – All’ultimo momento il presidente Usa ha deciso di recarsi al Parco della Memoria per rendere omaggio ai desaparecidos, ma per le organizzazioni dei diritti umani la visita è una provocazione. Gli Stati uniti hanno promosso tutti i colpi di Stato nella regione e ora arrivano per primi a sostenere il nuovo governo di destra. (…)
Le vittime non sono d’accordo con questa visita e nessuno prenderà parte all’evento. Le Madri di Piazza di Maggio, i Familiari dei desaparecidos, le Abuelas e il premio Nobel per la pace Pérez Esquivel, hanno voluto sottolineare la complicità degli Stati uniti.»
Barack Obama con Mauricio Macri ieri alla Casa Rosada /LaPresse
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Qualcuno potrebbe pensare che questa visita di Obama possa servire per chiedere scusa del coinvolgimento americano nel golpe del 1976, ma non è così, la sua visita ha un altro senso. Non è come se il capo di governo tedesco visitasse le Fosse Ardeatine. Non lo è perché la storia ha chiarito bene quei fatti. I carnefici e le vittime di quella carneficina sono ben distinte tra loro e quelle centinaia di persone innocenti hanno quindi avuto sepoltura. In Argentina non è ancora accaduto. I governi americani che si sono succeduti non hanno fatto un passo per raccontare al mondo “el Plan Condor”, non hanno mai confessato che il premio Nobel per la pace Henry Kissinger in realtà è un porco genocida colpevole di migliaia di crimini contro l’umanità.
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In Argentina i giovani sequestrati, torturati, e fatti scomparire sono ancora insepolti: insepolti dalla storia che aspetta ancora la verità sui mandanti. E Obama col suo comportamento insulta la verità perché non svela chi furono i mandanti: Chiesa cattolica, latifondisti e magnati dell’industria argentini, boss della finanza americana e internazionale, industrie straniere come Mercedes, Fiat, Ford e molte altre. Gli stessi che ora sono andati alla Casa Rosada con Obama. I militari furono il braccio violento e gli esecutori finali del pensiero disumano e delirante dei mandanti.
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«Sono passati 40 anni – scrive Tognonato – da quando una giunta militare, senza sparare un colpo, s’insediò nella Casa Rosada, sede del governo argentino. Un inizio in sordina per quella che sarebbe diventata la più sanguinaria dittatura della sua storia. Un golpe programmato da tempo si materializzò il 24 marzo 1976 senza bombardare il palazzo né riempire gli stadi con prigionieri politici, come aveva fatto Pinochet in Cile».
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Ora un nuovo golpe liberista, ancor più silenzioso del precedente e per questo ancor più subdolo, sta prendendo piede in Argentina. Obama – che è stato preceduto pochi giorni prima da Matteo Renzi – e i suoi cinquecento nipotini di Milton Friedman, sono solo un avanguardia delle truppe mercenarie che stanno già calando come avvoltoi sugli argentini:
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«Con il nuovo governo di Maurizio Macri – scrive Tognonato – molte delle conquiste acquisite stano cadendo una dietro l’altra. Si va avanti a forza di decreti annullando diritti e spianando la strada al pieno ritorno del neoliberismo. (…) Coloro che da più di un decennio hanno seguito con grande interesse le esperienze in atto in America Latina sono rimasti sorpresi dagli eventi che si sono scatenati dopo la vittoria di Macri. L’Argentina, che il 10 settembre 2015 era riuscita ad ottenere un importante successo contro i fondi speculativi internazionali alle Nazioni Unite (136 a favore; 41 astensioni e solo 6 contro) ora ha aperto le negoziazioni con i fondi avvoltoi cedendo su tutto.
I Princìpi fondamentali della ristrutturazione del debito sovrano, che erano stati approvati a Washington e ratificati dal Parlamento locale, sono diventati lettera morta.
(…)
La novità dell’imperialismo del XXI secolo è che per questa grande offensiva contro i governi progressisti della regione non sono più necessari i generali. Ora il premio Nobel per la Pace Barack Obama arriva insieme a un esercito di 500 imprenditori. Tutto anticipato da veri e propri colpi di mercato, minacce dei fondi finanziari, della magistratura locale e di quella degli Stati uniti, grandi gruppi mediatici ecc. che contribuiscono a destabilizzare i governi e influire pesantemente sulle urne. La possibilità di concepire un’alternativa al modello neoliberista, il laboratorio latinoamericano costruito a partire dal rifiuto dell’Alca (l’Accordo di libero commercio proposto da George Bush nel 2005) sembra in fase di veloce scioglimento.»
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E quello argentino altro non è che un ennesimo “esperimento economico” da testare per poi essere esportato, insieme alla coca-cola, in tutto il mondo!
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25 marzo 2016
ipazia...........e bakunin
27 Marzo 2016 @ 21:48
il manifesto,e il premio nobel pèrez esquivel………i lecca ,lecca, di bergoglio.
ciao giancarlo.
Dalla Redazione
27 Marzo 2016 @ 22:08
su questo hai ragione in pieno …
G.C.Z.