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Comprare il silenzio: come i Sauditi controllano i media arabi
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Questa è una panoramica generale della strategia usata dal Ministero degli Esteri saudita nel trattare con i media.
I cables sauditi pubblicati da WikiLeaks contengono numerosi altri esempi che formano un atto d’accusa sia per l’Arabia Saudita che per lo stato dei mezzi di comunicazione a livello globale.
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Il giorno in cui l’Arabia Saudita ha raggiunto il record per la decapitazione dei suoi primi 100 prigionieri in 6 mesi [il 15/06/2015 ndr], la storia non è apparsa nei media arabi, nonostante circolasse tra le agenzie di stampa. Anche i media internazionali sono rimasti relativamente silenziosi, rispetto a quello che sarebbe stato se l’argomento avesse interessato un paese diverso. Come fa una storia come questa a passare inosservata?
Il rilascio a WikiLeaks dei cables dal Ministero degli Affari Esteri saudita lo dimostra.
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Il Regno dell’Arabia Saudita e la sua famiglia regnante adottano un approccio sistematico per mantenere un’immagine positiva del paese sulla scena internazionale. La maggior parte dei governi del mondo si impegna in campagne di pubbliche relazioni per respingere le critiche e costruire relazioni in luoghi influenti. L’Arabia Saudita controlla la sua immagine attraverso il monitoraggio dei media e l’acquisto di lealtà dall’Australia al Canada e ovunque lo possa fare.
I documenti rivelano gli ampi sforzi per monitorare e coordinare i media arabi, avendo cura di correggere eventuali deviazioni nella copertura regionale sulle questioni dell’Arabia Saudita o a essa correlate. La strategia saudita assume due forme, corrispondenti all’approccio “bastone e carota”, al quale fanno riferimento i documenti con l’uso dei termini “neutralizzazione” e “contenimento”. L’approccio è personalizzato a seconda del mercato e dei media in questione.
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“Contenere” e “Neutralizzare”
La reazione iniziale a qualunque copertura negativa nei media regionali è di “neutralizzarli”. Il termine è usato frequentemente nei documenti e riguarda singoli giornalisti e istituti di comunicazione il cui silenzio e la cui collaborazione sono stati comprati. I giornalisti e i media “neutralizzati” non devono lodare e difendere il Regno, semplicemente devono evitare di pubblicare notizie che lo dipingono negativamente o che criticano la sua politica. L’approccio “contenitivo” è usato quando occorre una propaganda più efficace. I giornalisti e gli istituti mediatici accomunati dal “contenimento” devono tessere le lodi del Regno e lanciare attacchi a chiunque osi criticare il potente Paese del Golfo.
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Un modo per assicurare “neutralizzazione” e “contenimento” è comprare centinaia o migliaia di sottoscrizioni in pubblicazioni mirate. Tali pubblicazioni devono poi restituire il favore diventando una risorsa nella strategia di propaganda del Regno. Un documento che elenca alcune sottoscrizioni che dovevano essere rinnovate entro il 1° gennaio 2010, descrive una serie di contributi in denaro per due dozzine di pubblicazioni a Damasco, Abu Dhabi, Beirut, Kuwait, Amman e Nouakchott. La somma si aggira tra i 500 e i 9.750 dinari kuwaitiani (circa 33mila dollari). Il Regno acquista una sorta di “azioni” nel mercato dei media, dove i ”dividendi” in contanti fluiscono nella direzione opposta, dal socio al mezzo di comunicazione. In cambio l’Arabia Saudita acquisisce “dividendi” politici da una stampa compiacente.
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Un esempio di questa strategia è evidente in uno scambio tra il Ministero degli Esteri saudita e il suo ambasciatore al Cairo. Il 24 novembre 2011 la network egiziana ONtv ha ospitato Saad al-Faqih, una personalità dell’opposizione saudita, fatto che ha indotto il Ministero degli Esteri a incaricare l’ambasciata di indagare sul canale. Il Ministero ha chiesto all’ambasciata di scoprire come “corromperlo o se dobbiamo invece considerarlo come opposto alla linea politica del Regno”.
Il documento rivela che il magnate delle telecomunicazioni Naguib Sawiris, proprietario della network, non voleva “opporsi alle politiche del Regno” e ha rimproverato il direttore del canale chiedendogli di “non ospitare mai più al-Faqih”. Ha anche chiesto all’ambasciatore se volesse essere “ospite dello show”.
Nei cables sauditi ci sono molti esempi simili, alcuni dei quali contengono le i dati e i metodi di pagamento. Queste vanno da piccole ma essenziali somme di circa $2000 l’anno per lo sviluppo dei mercati di comunicazione a livello nazionale, come la Guinea News Agency che “ne ha urgente bisogno” per “risolvere molti problemi che l’agenzia sta affrontando”, a milioni di dollari, come nel caso della stazione televisiva libanese di destra MTV.
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Confronto
“Neutralizzazione” e “contenimento” non sono i soli approcci ad essere utilizzati dal Ministero saudita. Nel caso del fallimento nell’uso della tecnica di “contenimento”, il Regno passa al confronto. Per fare un esempio, il ministro degli Esteri stava seguendo un decreto reale datato 20 gennaio 2010 per rimuovere la nuova tv all-news iraniana in lingua araba, Al-Alam, da Arabsat, il principale operatore di comunicazioni satellitari nel mondo arabo con sede a Riyadh.
I documenti dimostrano l’ansietà dell’amministrazione saudita durante la cosiddetta “primavera araba”. Dopo la caduta di Mubarak, la copertura delle rivolte nei media egiziani “era guidata dall’opinione pubblica invece di guidare l’opinione pubblica”. Il Ministero ha deliberato “di dare sostegno finanziario alle istituzioni dei media influenti in Tunisia”, il luogo di nascita della “primavera araba”.
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I cables rivelano che il governo adotta un approccio diverso con i media locali. In casa è sufficiente un cenno della mano reale per gestire i media statali. Un reclamo dall’ex primo ministro libanese e cittadino saudita Saad Hariri, relativa ad articoli che lo criticavano nei quotidiani sauditi Al-Hayat e Asharq Al-Awsat, ha indotto una direttiva per “fermare questo tipo di articoli” da parte del Ministero degli Esteri.
Questa è una panoramica generale della strategia usata dal Ministero degli Esteri saudita nel trattare con i media. I cables sauditi pubblicati da WikiLeaks contengono numerosi altri esempi che formano un atto d’accusa sia per l’Arabia Saudita che per lo stato dei mezzi di comunicazione a livello globale.
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Dal sito ArabPress
Di Emanuela Barbieri il 8 gennaio 2016
WikiLeaks. Traduzione e sintesi di Emanuela Barbieri.
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[La pubblicazione dei cables sauditi sul sito di WikiLeaks è di venerdì 19/06/2015.]
leggi qui articolo originale dal sito WikiLeaks
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