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di GianCarlo Zanon
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«Questo era il modo migliore di colpire l’uomo. Colpirlo dove l’uomo era più debole, dove aveva l’infanzia, dove aveva la vecchiaia, dove aveva la costola staccata e il cuore scoperto. Dov’era più uomo»
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Questa è la riflessione del protagonista di Uomini e no di Elio Vittorini di fronte alla terribile visione di alcuni civili uccisi per rappresaglia dai tedeschi; tra loro il corpo di una bambina, di un vecchio e di due quindicenni.
Da quest’immagine vorrei partire per cercare di capire i motivi che spingono ancor oggi alcune persone a schierarsi con i colpevoli di questi eccidi in nome di una ragione … disumana. Vorrei anche capire perché, subdolamente altre persone, pensano che “la Resistenza sia ormai superata”, e non ne vogliono più parlare.
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Il 18 di novembre, come Salvo Carfì ha narrato nel suo precedente articolo Israele e i sensi di colpa dell’occidente cristiano, «Piergiorgio Odifreddi, tristemente famoso per la sua intelligenza e il suo pensiero non inquinato dalla religione, si è visto censurare le parole scritte sulla sua rubrica Il non senso della vita che viene pubblicata su Repubblica.it . L’Odifreddi pensiero, che si stava occupando della guerra tra Israele e Palestina è scomparso nel giro di 24 ore.»
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Che aveva combinato Odifreddi per essere maltrattato in questo modo? Probabilmente aveva infranto un tabù, inespresso eppur molto presente nell’occidente cristiano, equiparando la logica disumana dei nazisti di allora a quella degli israeliani di oggi: «In questi giorni si sta compiendo in Israele l’ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine. Con la scusa di contrastare gli “atti terroristici” della resistenza palestinese contro gli occupanti israeliani, il governo Netanyahu sta bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con decine di migliaia di truppe».
Sia il titolo dell’articolo di Odifreddi – Dieci volte peggio dei nazisti – che il successivo di Carfì –Israele e i sensi di colpa dell’occidente cristiano – erano molto eloquenti.
Odifreddi, utilizzando forse un po’ troppo la fredda logica matematica, spiegava che i metodi utilizzati dai nazisti durante le rappresaglie avevano fatto scuola divenendo prassi consolidata dell’esercito israeliano.
Carfì invece cercava, anche attraverso la scelta di immagini comparative più che eloquenti, di spiegare le dinamiche psichiche che danno impulso a queste mostruosità che vengono, oggi come allora, annullate, non solo da parte di chi in Israele aderisce alle nefandezze del governo Netanyahu ma anche da una gran parte dell’occidente cristiano, America in testa.
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Per raccontare questa assurda ennesima coazione a ripetere della storia Carfì scriveva: «Il delirio di chi ha annullato la realtà umana di milioni di esseri umani, (intendendo coloro che hanno fatto finta che forni crematori e “soluzione finale” non esistessero) si è trasformato in sensi di colpa, per cui non si può dire e neppure pensare nulla contro i nuovi nazisti che in questo caso sono sia coloro che provocano la morte di centinaia di civili inermi sia coloro che non vogliono vedere il programma lucido e criminale del governo israeliano (…)» Programma criminale che, aggiungo io, assomiglia molto ai concetti di “soluzione finale” e “spazio vitale” inventati dalla propaganda nazista.
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Per proseguire questa ricerca voglio rubare alcune frasi che la psichiatra tedesca Hannelore Homberg ha pronunciato nel marzo 2011 durante la presentazione del libro di Massimo Fagioli Istinto di morte e conoscenza tradotto in lingua tedesca. In questo suo primo libro, pubblicato la prima volta in Italia nel 1970, lo psichiatra ha svelato l’origine della malattia mentale: la pulsione di annullamento. Secondo quanto disse la psichiatra tedesca, la scoperta della pulsione di annullamento da «risposte inedite ai tanti che in Germania fanno ancora i conti con l’enorme problema del nazismo. Le radici pulsionali dell’anaffettività scoperte da Fagioli potrebbero dare una risposta estremamente importante e innovativa alla loro domanda ‘come è potuto accadere’, evitando però ogni pessimismo su una natura umana sempre pensata come necessariamente malvagia ed aggressiva».
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Qui, a mio giudizio, la Homberg afferma che i tragici avvenimenti della shoah, che continuano a segnare intere generazioni di tedeschi, ancora angosciati dai sensi di colpa e dal terrore di un ‘eterno ritorno’ di tanta violenza distruttiva, possono essere spiegati solo se si utilizza come chiave ciò che Fagioli chiamò quarant’anni fa “pulsione d’annullamento” che descrive «un far sparire l’altro interiormente» un essere umano facendo un «uso negativo delle capacità visive.»
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Dovrebbe essere chiaro a chiunque che le dinamiche pulsionali di annullamento verso la realtà immateriale degli esseri umani stiano alla base di ciò che successe allora in Germania esattamente come lo sono ora in Palestina. In Palestina e in ogni altro luogo in cui una etnia, un popolo, una classe sociale, vede in ciò che non è se stesso una “cosa” da sfruttare e poi, se serve all’economia dello scopo da eliminare per raggiungere i propri obiettivi materiali attraverso ciò che Heidegger chiamava “l’autenticità dell’essere”, cioè “l’essere per la morte”, meglio se quella degli altri. Chi non vede tutto ciò ha perso quella realtà umana che rende l’essere umano tale.
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Certo dopo quello che ho detto sicuramente interverranno persone “qualificate” a far dei distinguo tanto logici quanto lucidamente diacci; ma a me preme stabilire una semplice verità: chi uccide degli innocenti, come scriveva Vittorini, vuole colpire l’umano; colpirlo dove è più debole, la dove il cuore è scoperto per un “eccesso” di umanità. Chi uccide scientemente degli innocenti, nascondendosi dietro logiche di ragion di stato, è un essere umano che, perdendo la certezza di un’uguaglianza primaria avuta in dote alla nascita, è divenuto non umano. Si è trasformato mostruosamente in un animale che persegue l’utile della mera sopravvivenza fisica ma che al contrario degli animali uccide i propri uguali.
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Vorrei dire una cosa a chi posta commenti sui nostri articoli: state attenti alle parole che scrivete, perché, come scriveva Hölderlin, “… le parole sono aria del mattino. Divengono sogni. Se uno non li pesa e non li comprende, cadono come errore nel cuore e uccidono”.
14 dicembre 2012
anna schettini
16 Dicembre 2012 @ 06:46
Bello questo articolo…tondo e chiaro.
anna schettini
16 Dicembre 2012 @ 06:48
bello questo articolo, chiaro e tondo..E poi le bellissime citazioni di uomini e donne che ne sanno e dei poeti…
Dalla redazione
16 Dicembre 2012 @ 10:16
Grazie Anna , finalmente qualcuno che sente quello che scriviamo
Gian Carlo
nunzio scotto di covella
10 Marzo 2013 @ 19:13
…non è facile commentare, specie per me, che mi sembra sono in perenne crisi! …forse se sono arrivato fino qui è proprio perchè, come dice in un articolo Fagioli su left ” AMO le parole che scrivo! “….infatti mi piace scrivere perchè ciò che scrivo, rispetto alla parola parlata, lo sento molto vicino alla mia dimensione interiore! Leggo tanto anche e penso che la scrittura come forma di espressione sia molto vicino all’essere umano che sogna! …non sempre comprendo appieno quello che leggo qui su questo sito, ma mi conforta già il fatto che sono qui con la mia ricerca personale, perchè qualche volta ho il timore di essere anaffettivo…. ma chi può dirlo con assoluta certezza!?
nunzio scotto di covella
4 Agosto 2013 @ 14:01
Osservo questa macchina che mi consente di lasciare segni, tracce, segmenti… un immagine mi “tange” come se mi “guardasse dentro” spingendomi a cercare la vita nei meandri più impensati (…non ho “conosciuto” questo tipo di solitudine che mi ricorda un pò l’adolescente sparito dentro me!). Segnare con il “gesso bianco”, perchè verrà poi sbiadito dalla pioggia e prima di sparire per sempre sarò visto da altri sconosciuti a me, ma non al loro cuore!
Sguardi… by Nunzio meriggiare “non pallido” e “non assorto”: …teng ancora ‘a salute ‘ncuollo!