di Gian Carlo Zanon
Si può piangere di gioia per la vittoria di Obama? Probabilmente si, visto che non stavo tagliando le cipolle!
Barack Obama ha vinto le elezioni di medio termine grazie ai milioni di americani che hanno creduto ancora una volta che il sogno americano inciso a lettere cubitali nella Costituzione fosse ancora possibile. Commovente, nooo?
È commovente pensare che milioni di persone, nonostante ciò che vedono e vivono ogni giorno, siano convinte che quella non è la vera realtà umana ma che, come ha detto questa notte nel suo discorso Obama, «il meglio deve ancora venire». Sembra di sentire il suono della poesia più famosa di Nazim Hikmet «Il più bello dei mari/è quello che non navigammo./Il più bello dei nostri figli/non è ancora cresciuto./I più belli dei nostri giorni/non li abbiamo ancora vissuti./E quello/che vorrei dirti di più bello/non te l’ho ancora detto».
E per un giorno, solo per un giorno, dimentico i consiglieri legati alle potenti lobby finanziarie di cui Barack è circondato, sorvolo sui suoi accenni a dio, alle forze armate, al patriottismo e ho fiducia in quest’uomo che con la sua vittoria ha arginato una vera e propria eclissi della democrazia.
Stanotte ho dormito male pensando al peggio. Alle sei mi sono alzato e ho pianto di felicità … e ‘fanculo a Mit Romney e a quel coglione del suo partito che ha affermato che se una donna è stuprata è dio che lo vuole … fanculo alla Palin che ha detto che la vittoria di Obama è una catastrofe … ‘fanculo.
Alcune cose mi hanno colpito nel discorso di Obama, parole che qui in Italia ed in Europa di solito non sento:
«…grazie per il voto ma il ruolo dei cittadini non finisce con il voto».
« … non vogliamo un’America indebolita dalle diseguaglianza».
« … non sarei quello che sono se non avessi acuto Michèle al mio fianco».
Tre frasi apparentemente banali ma che hanno contenuti enormi: la prima parla di “partecipazione”, quella ‘cosa’ che i governi di solito vedono come “il nemico pubblico numero uno”.
La seconda ricorda che è l’uguaglianza e non la diseguaglianza, tradotta in homo homini lupus, la molla evolutiva di un popolo.
La terza è un forte riconoscimento dell’identità femminile che è la parte più importante per la realizzazione prima umana e poi sociale di un uomo.
Beh che dire … oggi mi sono svegliato … ed il mondo non si era trasformato in un enorme insetto immondo … e non è un sogno!