Se ne stanno al sole, per ore, quasi a tentare di riscaldare le ossa rinsecchite che si ritrovano, seduti su due tronchi, salvati dal fuoco e tagliati su misura per loro.
Sanno parlare solo del passato, quello lontano, di quando erano giovani e c’era la guerra, la monarchia e Mussolini, si ricordano tutto, ma magari qualche volta confondono una data e il fronte, russo con quello greco, tanto era sempre la stessa guerra. E poi la guerra è sempre la stessa.
I ragazzi del vicinato fanno il giro lungo: quei due sono pericolosi, capaci di tenerti lì ore a raccontarti storie di guerra e di fame.
-Miché, ma noi la guerra a chi l’abbiamo fatta?-
-A nessuno Andrè! A nessuno!-
-Ma ti sci scimunito? Non ti ricordi più niente?-
-Che dici? Sci scimunito tu! Io e te la guerra non l’abbiamo mica fatta mai, l’ha fatta il re, l’ha fatta Mussolini, io i greci e i russi manco li conoscevo, altro che nemici. A noi c’è toccato andare a congelarci in Grecia e in Russia ed allora sì che li abbiamo conosciuti e se non ci avessero aiutato, specialmente in Russia, saremmo rimasti lì, sepolti da qualche parte, le donne, un tozzo di pane ce lo trovavano sempre!-
– Ma nu’ ce sem’ stat’ a la Russia? Lo devi chiedere a tua figlia. Tanto noi due sempre insieme siamo stati e con gli alpini ne abbiamo fatta di strada! No’ come questi di mo’ che senza la macchina nz’ move.-
-Ne abbiamo fatta di strada, eravamo giovani. Tutta quella che c’è dalla Russia all’Italia, che dalla Grecia ci hanno riportato a casa con le navi che non potevamo camminare con i piedi congelati. Spezzeremo le reni alla Grecia! Ed invece ci siamo congelati noi, mani e piedi!-.
-Filipp’ de lu sord’ te l’arcuord’? Ci ha preso la pensione, anche se poi a camminà, camminava. Era un po’ sciancato, però camminava.-
– Ha fatt’ bbone!, almeno qualcosa ci ha guadagnato! Ma noi almeno a casa ci siamo tornati.-
-Eh! si siamo tornati ma non a casa, nel bosco, a casa c’erano i tedeschi e quelli ad ammazzarci mica ci pensavano due volte.-
-Mi sa che ci si divertivano. Una sera a casa, mi ero appena seduto a tavola e mangiavo un bel piatto di sagne appena fatte. Quando: Boom! I tedeschi alla porta, io sono saltato dal balcone, meno male che era basso, ma mia moglie è rimasta da sola, coi bambini piccoli, il più grande piangeva e chiamava: papà, papà!. Na paura!-
-E com’è andata a finire?
– Cosa? Ah! Sci! Mojeme a lu tedesch’ ja ditt’ – Lu tife, lu tife, t’è lu tife!- e quell’ se n’ha scappat’.-
-Brav’ è stata, brava. Eh! Li citil’! Senti, ma quella volta a “Femmina morta” te la ricordi?-
-E chi se lo scorda! Ma guarda che noi scendevamo da “Femmina Morta.-
Eravamo saliti da Taranta Peligna, pe’ nen ce fa acchiappà dai tedeschi, te lo ricordi? Siamo saliti a monte Amaro e ci siamo fermati lì e dopo un paio di giorni siamo scesi dall’altra parte, avevamo camminato sei sette ore, era dopo mezzogiorno siamo arrivati sopra Roccamontepiano. Si sentivano spari e grida, ancora dentro al bosco. Ho superato i 90. Sono passati più di 70 anni e lo sai che a volte me la sogno ancora? Sogno che al posto di quella povera donna c’è mia madre, incinta… e con la pancia squarciata da un colpo di baionetta.-
-Eh! Sì quando ci siamo avvicinati, che non si sentiva più niente e li abbiamo visti tutti morti ammazzati , anche la bambina. Che avrà avuto due o tre anni? e il maschietto più grande impiccato al ciliegio vicino al pagliaio, ‘na rabbia che volevamo ucciderli tutti i tedeschi ! Invece lì immobili, non riuscivamo nemmeno a parlare, non ci si poteva credere.-
-Maledetti! Ma perché? Una donna incinta e due bambini, e che erano partigiani quelli? E poi a quel modo! Oddio, Oddio, solo a pensarci…povere anime…quei bambini…Ma perché? Che gli potevano fa’ ai tedeschi?-
-Mi sa che ci si divertivano, ci provavano proprio gusto, come dici tu-
-Chissà se hanno scoperto qualcosa?-
-Ma che volevi scoprì…c’era la guerra, erano cose di tutti i giorni, poi te lo ricordi? I tedeschi requisivano tutto il vino, erano sempre ubriachi, allora era l’unica droga disponibile e a buon mercato! Non come adesso…-
-Anche a noi è capitato in guerra di ammazzare….ma non così…non così.
La faccia non gliela vedevi, prendevi la mira, guardavi la divisa, miravi e poi se lo prendevi prendevi. A volte sparavi solo ad un fruscio e magari era un gatto. Era la paura –
-Io la prima volta che ho sparato, poi ho vomitato tutta la sbobba.
Mi sono quasi vergognato, tanto più che un graduato, uno di quelli che ci credeva, ha cominciato a guardarmi storto. Loro dicevano che sparare ed ammazzare era da uomini, ma io questo non l’ho mai capito, come si fa a diventare veri uomini ammazzando qualcuno?-
-Te lo dicevo io, la guerra l’hanno fatta loro, noi abbiamo solo fatto il soldato!-
susanne portmann
9 Ottobre 2012 @ 06:58
nei giorni della sentenza di Stoccarda su Stazzema, questo piccolo grande racconto diffida chi stravolge la verità dei fatti… in dialetto, l’unica lingua degna delle verità storiche. bellissimo!!!