• Fazio e Saviano campioni del “guardie e ladri”

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    4 dicembre 2012

     di Emanuele De Luca

    Quando i bambini giocano a guardie e ladri hanno le idee chiare, precise: da una parte le guardie, dall’altra i ladri, ognuno decide di appartenere all’una o all’altra fazione e da quel momento decisivo non si scappa: i nemici sono quelli dell’altra parte, per cui ci si regolerà di conseguenza, pena sconfitta bruciante e pubblico ludibrio.

     

    Domenica sera ho visto un pezzettino della trasmissione di Fazio. C’era il cardinale Camillo Ruini che presentava un suo libro. L’ho seguito come ho potuto, visto che mio figlio si stava appassionando a una magnifica pasta con il coniglio e grugniva di tanto in tanto per sottolineare la sapidità del manicaretto che la mamma gli aveva confezionato. Ma tra i grugniti di cui sopra, ho potuto focalizzare le due cose fondamentali del passaggio televisivo: la prima è stata il totale “appecorinamento” di Fazio che col sorrisino ebete non ha minimamente cercato di proporre una domanda interessante o appena appena incalzante all’incartapecorito e alto prelato.

     

     

    L’altra cosa, è che Ruini (e la Chiesa, o la Chiesa e Ruini, non so fate voi) ha ammesso che su Galilei  «…Bè, ci siamo arrivati con un piccolo ritardo, succede, visto che la Chiesa non guarda al contingente ma al trascendente…».

     

    Ma se su Galilei Ruini (e la Chiesa) è costretto ad ammettere perché non hanno alternative, su tutti gli altri temi sul tappeto Ruini (e la Chiesa) si comportano esattamente come si sono comportati con Galilei: sono fermi su fissazioni che rispondono soltanto a una strategia politica ed economica.

     

    Poi la trasmissione è proseguita con la pelata di Saviano e lì ho spento il televisore. Non tanto perché il pargolo esultava a fine pasto, quanto perché Saviano dice sempre le stesse cose, nello stesso modo e quindi visto una volta visto sempre. (du’ palle!)

     

    Ecco, Saviano ci tratta come piccoletti ancora intenti a giocare a guardie e ladri. E (astutamente) Saviano è consapevole che la maggior parte dei suoi spettatori o lettori non è troppo sofisticato, non sta lì a puntualizzare. Per loro è chiaro: da una parte ci sono i buoni (gli ascoltatori e Saviano che ne è il capo) e dall’altra i cattivi, la mafia, la camorra. È tutto limpido, inconfutabile. Chi di voi fa il tifo per la mafia? Trovatemi un ultrà della mafia che non appartenga al clan, non c’è. Già più difficile sarebbe stato con le Brigate Rosse. Lì qualche tifoso si poteva trovare anche tra i non appartenenti. Ma di BR, guarda un pochino il caso, Saviano non parla.

     

    Love dancing

     

    Saviano e il suo sodale Fazio parlano di mafia, cioè del male, perché è immediatamente riconoscibile e fa parte integrante di un unico sistema. La mafia (il male) e il bene (lo Stato, le Istituzioni, gli eroi, eccetera) fanno parte, in un unicum, del medesimo gioco, il ripetuto “guardie e ladri” di cui ampiamente sopra. Bisogna pensare che in quest’unicum una parte è necessaria all’altra, perché la mancanza, l’assenza o la defezione dell’una non giustificherebbe l’altra. Ve lo immaginate un branco di bambini tutti ladri? O tutti guardie? Il gioco non potrebbe avere inizio né tantomeno seguito. Così è per Fazio e Saviano. Parlano di mafia ma il loro dire non incide e soprattutto non contribuisce a cambiare alcunché. Le coscienze serali e un poco appennicate degli spettatori sono scosse, un fremito civile ne smuove opime chiappe indivanate, poi con lo zapping sul finale delle partite la giornata si congeda e buonanotte al secchio.

     

    Fazio e Saviano passano alla cassa per l’obolo al loro coraggio. Il sistema ringrazia i due paladini. Il sistema, attenzione, stato e mafia, entrambi a piene mani, perché legittimati entrambi, nel sistema, proprio dagli anatemi dei nostri. Anzi dei loro stessi.

    Non è un caso, e la scintilla è scattata proprio l’altro giorno con la presenza di Ruini in trasmissione, che i due alfieri del sistema non abbiano mai attaccato la Chiesa. Non è un caso, perché i due sanno perfettamente che andrebbero subito a casa. Perché attaccare la Chiesa sarebbe veramente mettere in discussione tutto il sistema sociale italiano, il sistema relazionale italiano, e soprattutto il sistema politico italiano. E il sistema economico.

    …divine money

     

    Attaccare la Chiesa in televisione, in maniera seria e semplice, in modo disinteressato e vero non è possibile attualmente in Italia. Ma attaccare non vuol dire “buttarla in caciara”. Vuol dire parlare pacatamente di una istituzione che è incardinata nel sistema Italia e funge da arbitro tra i ladri e le guardie. Tiene imbrigliato il gioco di tutti. Stato e mafia ne riconoscono il potere e la supremazia sugli uomini e sulle coscienze, entrambi si inginocchiano alla sua presenza, con buona pace di quella povera signora che invocava il perdono di Dio per i mafiosi che gli avevano ucciso il marito nella strage di Capaci.

     

    Ecco, io per quella signora e per tutte le vittime del sistema ho una grande infinita pietà, a cominciare dal povero Moro, diventato improvvisamente cartina di tornasole e fatto apparire non più se stesso quando ha incominciato a scardinare il sistema.

     

    Ecco la sorte che passerebbero Fazio e Saviano: sarebbero reietti, accantonati e forse ricoverati per infermità manifesta. Poveracci. E chi glielo fa fare. Sono convinti di essere due paladini del bene, guadagnano milioni per bene, sono il Bene! Soltanto un mentecatto gli chiederebbe di smettere di giocare, che ormai… “c’avete ‘n età!”

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    4 ottobre 2012

    • D’altronde che ci si può aspettare da uno che crede di aver svelato ai napoletani la Verità assoluta su Napoli, una verità che magari noi conoscevamo sin da bambini quando giocavamo nei vicoli di Secondigliano? Ridondante e Inutile. Come le sue trasmissioni televisive. arianna castagna.

      • sono molto d’accordo con lei Arianna. In quelle trasmissioni avviene una inutile catarsi colettiva. Sapere che cosa succede in quei luoghi e non additare per nome e cognome i facenti parte della criminaliotà organizzata e i loro complici incistati come zecche in ogni angolo della società civile non serve a nulla. Importante ciò che dice De Luca sulla Chiesa che scomunica i divorziati ma non i mafiosi che con la chiesa sono stati sempre generosi. E’ un sistema un sistema difficile da combattere ma non impossibile. Ho visto un film ultimamente “L’intervallo” di Costanzo che fa vedere molto bene con che la violenza la camorra controlla il territorio.

        Gian Carlo

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