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di Giulia De Baudi
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16 settembre 2027
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Renzo B. il figlio dell’ex ministro U. Bossi, ricoverato da anni in una clinica psichiatrica, e altri componenti del Lac, ‘Lega dell’amore cristiano’, partito unico al potere dopo il golpe del 2015, e deposto nel novembre dello scorso anno, sono stati arrestati ieri, per crimini contro l’umanità, e subiranno un processo per aver firmato, quando erano al comando del paese, le infami leggi sull’apartheid, che hanno privato milioni di cittadini del diritto di uguaglianza sociale e civile. La storia è nota, ma la vogliamo scrivere nuovamente per fermare eventuali negazionisti che già spuntano da ogni parte come ratti di fogna per confondere e stuprare la realtà storica.
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Negli anni che seguirono il colpo di stato, compiuto dal defunto Silvio Berlusconi e dalla sua cricca al potere già da più di vent’anni, larvatamente vennero fatte leggi discriminatorie che separarono la società civile in due categorie: la prima, a cui venne affidato il governo del paese composta da politici, capitani dell’industria e del commercio, ecclesiastici, generali delle Forze Armate e della Polizia; la seconda, che era composta dal 95% della popolazione, defraudata di ogni diritto, era al servizio del rimanente 5%.
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Naturalmente queste leggi, che alla fine del 2022 avevano strappato ogni diritto civile ai cittadini italiani non facenti parte della caste privilegiate, vennero approvate lentamente, una dopo l’altra, depredando di diritti categoria sociale per categoria sociale, per fare in modo che non ci fossero ribellioni. Tutto questo anche con l’aiuto dei cosiddetto Gruppo dei Tecnici che tenevano, con i mezzi di propaganda mediatici, costantemente il paese sotto una continua tensione economica e sociale.
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il Gruppo dei Tecnici
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Il Lac, partito che ha governato per dodici tragici anni l’Italia, ha copiato esattamente ciò che i nazisti fecero in Germania e nei paesi occupati dal ’33 al ‘45 . Bertolt Brecht riassume bene in una sua famosa frase questo sistema, che ha eliminato le classi sociali indesiderate, con il tacito accordo anche di quella parte della cittadinanza convinta che non sarebbe mai toccato a lei: «Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare.»
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Scena dal film Orwell 1984 (Nineteen Eighty-Four) diretto da Michael Radford
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Fu in questo modo subdolo e lucidamente perverso che i cittadini pian piano si videro defraudati dei loro diritti democratici che vennero dati in mano, come fossero briglie per muli, al potere pluto-teocratico che aveva solo diritti e nessun dovere verso i sottoposti. Come scrisse Vittorio Alfieri è «Dalla paura di tutti nasce nella tirannide la viltà dei più». Naturalmente per poter controllare una gran massa di persone, considerate ormai alla stregua di schiavi, si era instaurato un efficacissimo stato di polizia, e un controllo capillare ed invisibile degno di romanzi di fantascienza, come Il mondo nuovo’di Aldous Huxley e Il grande fratello di Orwell.
Così fu, fino al 20 maggio del 2016. Poi ci fu la ribellione degli Italiani, che solo grazie alle forze dell’ordine che si rifiutarono di sparare sugli insorti i quali, man mano, partendo da Sud Italia si avvicinarono ai centri di potere asserragliati nelle principali città del Nord della penisola, non sfociò in una carneficina. La rivolta, come sappiamo, ebbe comunque molte vittime tra i resistenti, che allora venivano chiamati dal potere terroristi o criminali comuni.
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Scena dal film Orwell 1984 (Nineteen Eighty-Four) diretto da Michael Radford
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Ora i responsabili di quelle leggi separazioniste, i quali crearono il muro invisibile dell’apartheid che separava la società in caste sociali, togliendo dignità agli Italiani, verranno processati; per quelli fuggiti all’estero nei paesi, come la Russia, dove quella classe dirigente mandava tutti i propri profitti, verrà chiesta l’estradizione.
È chiaro che di fatto queste diseguaglianze esistevano già prima del colpo di stato nella società ma certamente non esistevano leggi sull’apartheid che di fatto legittimavano lo sfruttamento di pochi individui privilegiati su una moltitudine di persone senza alcun diritto legale. Ed è anche chiaro che la tacita assuefazione a queste diseguaglianze tra cittadini poveri e ricchi preparò il terreno a ciò che in seguito divenne legge di stato che eliminò anche la Costituzione minandola mortalmente giorno per giorno.
Ora guardiamo con raccapriccio a questi anni bui dove, in sostanza si riinserì a suon di leggi asociali, la medievale separazione tra Oratores, Bellatores e Laboratores, che erano tradizionalmente le tre funzioni nelle quali si dividevano gli individui nella società attorno all’anno Mille, come testimoniato da Adalbertone di Laon: i primi pregavano per la stabilità e la sicurezza del mondo cristiano, i secondi combattevano, mentre i terzi, attraverso il lavoro manuale, provvedevano al sostentamento di tutta la società. Naturalmente questa ripartizione di diritti e di doveri, che non permetteva nessuna mescolanza tra individui delle distinte caste sociali, corrispondeva anche a una diversa distribuzione della ricchezza; esattamente come accadde in modo esponenziale prima con il capitalismo globalizzato e poi con leggi scritte appositamente dal governo in carica dal 2015 al 2026.
Tutto questo è stato devastante per la nostra società; c’è chi ricorda bene quando gli insegnanti, con le lacrime agli occhi, riunirono gli allievi e lessero loro le circolari ministeriali le quali informavano che le scuole pubbliche sarebbero state chiuse alla fine dell’anno 2019, perché il diritto allo studio libero e gratuito era stato cassato dalla Costituzione. Ci furono delle reazioni sconvolgenti tra i ragazzi di ogni età. Scene da incubo che si vorrebbe dimenticare si svolsero in tutte le scuole pubbliche italiane. Racconta oggi un’insegnate di un liceo di Bologna che è difficile ora descrivere le reazioni dei ragazzi, passati dall´incredulità allo sgomento, alla disperazione, alla rabbia: «Ma allora, prof, io non potrò più studiare – si lamentava un alunno con gli occhi lucidi, – e io dovrò fare per tutta la vita un lavoro che non voglio fare – piangeva un altro; e lo stesso diceva una ragazza che non avrebbe, come molti altri, potuto pagarsi una scuola privata – Possibile, e cosa faremo ora, e perché la tv non ne ha parlato? E Internet?». Naturalmente i media, tutti in mano agli uomini del partito al potere, si guardavano bene dal segnalare alla popolazione quale impatto sulla società avrebbero avuto queste ‘circolari ministeriali’.
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Lo sgomento non era solo di coloro rimasti senza il diritto alla gratuità dell’insegnamento, ma anche dei compagni che avevano genitori che con qualche sforzo, per qualche tempo, avrebbero potuto mandare ai propri figli nelle scuole ecclesiali, le uniche ormai che sarebbero rimaste aperte; anche loro erano incapaci di rassegnarsi di dover perdere degli amici per una ragione tanto assurda come l’essere nati in uno stato sociale invece che in un altro. Alcuni chiesero persino ai propri genitori di pagare la retta ad un amico, ad una compagna di scuola. Ma le circolari parlavano chiaro e solerti impiegati assicuravano che esse venissero eseguite con precisione. Qualcuno pensò ad uno scherzo … non era una scherzo.
Tutti si meravigliarono di leggi tanto disumane, eppure già nel 2003 la riforma della scuola media, dell’allora ministro dell’istruzione Letizia Moratti, già prevedeva un percorso diverso per i ragazzi delle classi sociali con più difficoltà economiche e quindi culturali. Il sistema di istruzione professionale di fatto non consentiva più agli studenti provenienti da queste scuole di scegliersi un percorso di studi che in quel momento della loro vita sembrasse loro il più adeguato. E questo fu solo l’inizio: da quel momento chi frequentava la scuola pubblica fin dalle medie doveva stare attento a non pregiudicarsi tutto il percorso degli studi.
Un’altra bordata venne dal presidente del consiglio Berlusconi il quale, già dal 2011, non perse occasione per denigrare e distruggere la scuola pubblica colpevole di consentire ai ragazzi di pensare con la propria testa. Dopo qualche anno la scuola pubblica diventò un marchio infamante per coloro che erano obbligati dalla povertà a frequentare le scuole pubbliche. Chi le frequentava portava su di sé una stigmate indelebile che li spingeva sempre più nel baratro della disoccupazione. Poi anche la fatiscente scuola pubblica fu eliminata, fino a che il 95% per cento degli italiani non ebbero più una scuola pubblica dove andare.
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Tutto ciò accadde, e nessuno si ricordava più quando ebbe inizio questa esistenza senza vita. Contrariamente a ciò che avrebbe dovuto accadere in un paese civile ed umano, la giustizia divenne sempre più impotente, più corrotta, più connivente, più manipolabile, o più suscettibile di perversione. Le scappatoie per ingannarla si moltiplicarono. Politici, ecclesiastici, imprenditori iniziarono a festeggiare pubblicamente come una vittoria il fatto che il reato, per il quale erano stati mandati a giudizio, fosse stato prescritto. Festeggiavano pubblicamente come se una prescrizione equivalesse ad una prova di innocenza e quindi ad un’assoluzione. Nella loro onnipotenza non pensavano minimamente che la prescrizione corrispondesse ad una dichiarazione di colpevolezza che tuttavia non poteva, per scappatoie giuridiche, concretizzarsi. Ma nessuno sembrava vedere queste aberrazioni sociali.
E nessuno si chiese come mai coloro i quali negli anni 2008-2009 causarono una crisi economica, mai risolta per volontà di chi la utilizzò per farci affari, rimasero ai loro posti. Né si pensò per quale motivo persone come Bush Jr, Blair e Aznar, e i loro complici europei, i quali scatenarono una guerra contro l’Afghanistan e contro l’Iraq con il solo scopo di far fare soldi a petrolieri e a mercanti d’armi a loro sodali, causando decine di migliaia di vittime, tutte evitabili, non fossero stati incriminati, ma al contrario andassero in giro per il modo indisturbati facendo soldi a palate con i loro libri, le loro conferenze e i loro ‘consigli’ alle grandi imprese globalizzate.
I quegli anni cominciò il degrado della politica e del sociale e non si fermò fino a che non si aprì il baratro del degrado umano; non si fermò fino a che il rifiuto di una donna non fece scattare la molla di un no collettivo che in pochi mesi con dolore e sangue rimise il senso della realtà umana al posto che gli compete.
Ma questa storia di ribellione la racconteremo nei prossimi articoli. Per ora facciamo attenzione a che l’umanità conquistata non venga lasciata di nuovo alla corruzione di pochi violenti malati di mente che troppo spesso, nella storia passata, sono riusciti a terrorizzare e a paralizzare il pensiero di milioni di persone.
(Questo articolo è stato scritto il 9 marzo 2011)