–
Adriano Meis
Cuzco/ Sacsayhuamán → Arequipa – 15 agosto
Ho deciso di procrastinare il ritorno. Il direttore era tutto contento ( pare che i miei articoli su questo viaggio siano molto letti) «Non ci sono problemi mio caro – ha scritto sulla e-mail – Lei ha anche delle ferie arretrate che può consumare quando vuole. Gli articoli vanno benino ma la pregherei di non inserire i suoi fatti personali nei resoconti di viaggio. E poi attenui un po’ il suo anticlericalismo, la prego; a causa dei suoi articoli ho avuto già dei problemi con Ufficio informazioni dell’Opus dei Italia, ricorda? Detto questo la saluto cordialmente. Sempre suo, Emo Bertrandino».
Certo che mi ricordo del ‘problema’ con L’Opus dei. Quando io e Bertrandino lavoravamo insieme in un altro giornale, avevo riportato una dichiarazione del giornalista argentino Horacio Vertbitsky dove veniva detto esplicitamente che questa organizzazione religiosa non solo era stata complice dei militari golpisti argentini che fecero “sparire” 30.000 mila esseri umani gettandoli dagli aerei o nelle fosse comuni ma era direttamente responsabile di quegli anni di orrore. Il direttore dell’Ufficio informazioni dell’Opus dei aveva scritto:
«Mi risulta che nessuna persona dell’Opus Dei è coinvolta in quelle vicende, dalla parte dei militari. Piuttosto alcuni fedeli dell’Opera hanno sofferto per “desapariciones” di loro familiari: uno di questi è don Fernando Mignone, ora sacerdote. Per quanto riguarda i militari, un fedele dell’Opus Dei, il colonnello Jaime Cesio, fu licenziato per le sue proteste contro operazioni lesive dei diritti umani compiute dall’esercito. Ora è stato reintegrato. Le sarei grato se i Suoi lettori potessero esserne informati. Con auguri di buon lavoro»
Da ridere. Dopo una lunga ricerca scoprii chi sono i due ‘martiri’ dell’Opus Dei citati nella lettera: a Don Fernando Mignone gli assassini dell’Esma torturarono, violentarono, ed uccisero la sorella. Ora Don Mignone, che patrocinato dall’Opus dei ha fatto una brillantissima carriera, paragona questi mostri assassini alle donne che abortiscono e paragona i desaparecidos ad un feto abortito. Solo un demente può credere e scrivere queste cose.
Il secondo ‘martire’, il colonnello Jaime Cesio, non fu licenziato in quanto era già in pensione quando nel novembre dell’83, ma pochi giorni prima della fina della dittatura militare, gli fu ritirato il permesso di vestire l’uniforme – che terribile martirio – perché aveva denunciato, solo un mese prima, i militari assassini e ladri. Per tutto il periodo precedente si era guardato bene dal denunciarli pubblicamente al mondo, lo aveva fatto subdolamente solo alla fine della dittatura e non era stato eliminato solo perché era un sovranumerario dell’Opus dei e quindi era parte integrante del sistema di potere.
Questa è la verità, mio caro direttore, ma lei, con il suo solito coraggio da leone, ha pubblicato la lettera dell’Opus dei e non questa mia risposta. Spero che non la censurerà ancora.
Questa è stata la mia risposta a Bertrandino, l’ho mandata per conoscenza a tre colleghi fidati, così l’“esimio” si guarderà bene dal non pubblicarla.
* * *
Dopo quasi un’ora di cammino sono arrivato al sito archeologico di Sacsayhuamán. Una costruzione megalitica da far impallidire Micene e Tirinto.
La fortezza di Sacsayhuamán, in quechua: Saksaq Waman, (il nome significa letteralmente “falcosoddisfatto”) fu costruita tra il 1430 e il 1534, durante di tre imperatori: Pachacútec, Túpac Huayna, Cápac Yupanqui. L’enorme costruzione, a forma di puma, si estende per 3.093 ettari ed è situata sopra il monte che sovrasta Cuzco ad un’altezza di 3700 metri. Per i lavori di costruzione furono utilizzati circa 20.000 lavoratori.
In questi sito, ancor oggi, ad ogni solstizio d’estate vi si festeggia l’Inti Raimi, la festa di Inti, il dio del Sole. In tale circostanza vengono ancora effettuati rituali risalenti all’epoca incaica. All’arrivo dei conquistadores spagnoli furono prelevate dal sito numerose pietre per le chiese nella città di Cuzco. La chiesa cattolica si è sempre nutrita dell’architettura preesistente fagocitando i templi pagani … anche questo è “anticlericalismo”? No è solo storia. Se poi la storia del cattolicesimo è una storia criminale non è certo colpa mia!
Sta di fatto che Pizzarro e i conquistadores spagnoli dopo aver messo in ginocchio gli inca continuarono a fare ciò che l’occidente cristiano aveva fatto per secoli: depredare, uccidere, dominare, e tutto in nome del dio cristiano, naturalmente.
*****
Sono passato in albergo per prendere lo zaino e la valigia e per controllare la email (sto partendo per Arequipa e per due giorni non mi sarà possibile comunicare via internet). Nessun messaggio … da nessuno. Bene … anzi male…
Per fortuna il pullman non è strapieno come al solito.
Mi sono addormentato … una voce roca mi sveglia, suona una lingua che non conosco. Mi giro, dietro di me, in fondo al mezzo c’è un vecchio che parla; attorno a lui si sono radunate una quindicina di persone, sono soprattutto donne e bambini. Li guardo incuriosito. Una ragazza vestita di nero in divisa da punk mi dice «Es un ablador quecha. Està ablando de cosas como mitos y otras tonterias». Tonterias? Ma ti sei vista la cresta che hai in testa? E poi quei piercings che ti deturpano il viso … gli vorrei dire … ma mi esce solo un «… . a si … muchas grazias» condito da un sorriso ebete. E lei continua ( ma non erano tutti introversi ‘sti cosi) «Se llama Isidoro. En esta zona lo conosce todo el mundo. Yo prefiero la gente que cuenta chistes. » conclude ammiccando.
Ho capito si chiama Isidoro e tu preferiresti che anziché narrare le leggende raccontasse barzellette … anch’io preferirei che ti dessi una lavata e ti mettessi la gonna e ti togliessi una ventina di piercings … ma c’è la libertà … mia cara … penso. Poi mi sposto vicino al finestrino e fingo di voler dormire. S’è fatto silenzio e la voce del ablador è armoniosa … non fa niente se non capisco la lingua quechua.
Mi ha sempre affascinato la storia degli aedi, i cantori che vagavano nel vasto territorio di lingua greca narrando i miti e tenendo viva la lingua di Omero.
Invece poco si sa di eventuali aedi del popolo ebraico, forse non sono mai esistiti, anche se è poco probabile. Però sappiamo dell’esistenza dei profeti, certamente dei folli allucinati o dei furbacchioni.
In ogni caso non raccontavano miti, nel senso che le loro parole non volevano rappresentare una leggenda, ma erano verità, parola di dio, legge di dio che si rivelava attraverso loro.
Questi invasati erano meri strumenti per dar voce ai comandi di dio. Comandi di dio che essi sentivano risuonare nella loro mente proprio come in una perfetta allucinazione acustica.
Le loro parole non erano rappresentazione ma mimesis, “imitazione” della parola divina. È vero che anche gli aedi chiedevano soccorso alle Muse quando dovevano iniziare il loro canto – bastino gli incipit dell’Odissea, dell’Iliade e soprattutto l’esordio della teogonia di Esiodo – ma essi chiedevano soccorso alle dee figlie di Mnemosyne, la memoria, in modo mitopoietico altra storia è credere di parlare in nome di un dio terribile come quello degli Ebrei: il dio invisibile degli eserciti e del deserto…
15 agosto 2012
Continua …
Leggi tutti gli articoli “Memorie di Viaggio” di Adriano Meis