di Giulia De Baudi
Questo articolo, scritto nel mese di novembre 2011, fu rifiutato da alcuni giornali che non solo si professano atei e laici, ma ne portano addirittura il nome nelle testate. Mi sono chiesta più volte se anche queste testate giornalistiche, come i cosiddetti ‘preti buoni’ di cui parla l’articolo, non giochino il ruolo di invisibili ed estremi difensori del sistema teocratico; mi sono chiesta se anche questi ‘laici’, forse inconsapevolmente, stiano asseragliati sui bastioni della pluto-teocratica fortezza Bastiani per fermare i ‘Tartari’, cioè i veri atei, che potrebbero spazzar via con una risata 1700 anni di storia criminale del cristianesimo.
Ringrazio I giorni e le notti di aver accolto questo testo che come una piccola zingarella vagava tutto solo in mezzo ad una folla distratta.
Molti si ricorderanno di Starsky & Hutch: gli eroi della fortunata serie televisiva giunta sui nostri schermi alla fine degli anni ’70. Nella fiction questi due personaggi, due poliziotti molto diversi tra loro per stile e temperamento, erano in servizio presso la nona Stazione di Polizia di Los Angeles. I due protagonisti interrogavano gli indiziati di un delitto usando sempre il solito trucco: Hutch faceva il poliziotto buono e Starsky quello cattivo. Con questo comportamento riuscivano a confondere il malcapitato il quale, quasi sempre, alla fine confessava il crimine commesso o dava delle preziose indicazioni si casi irrisolti ai due poliziotti.
I preti della Chiesa cattolica che operano nel nostro paese si sono sempre comportati e continuano a comportarsi nello stesso modo dei due poliziotti: per ogni zelante difensore della dottrina cristiana ufficiale, ce né un altro più vicino alle istanze evangeliche del cristianesimo delle origini e quindi più vicino a chi, non essendo completamente scisso nel pensiero, non può che essere critico verso i risibili dogmi imposti dalla Chiesa di Roma.
Come sappiamo vi sono molti sacerdoti e molti movimenti che, se da una parte vivificano la Chiesa cattolica, dall’altra la allarmano. Questi sacerdoti e questi movimenti, solitamente sono più vicini alle esigenze esistenziali dei credenti: non si sognerebbero mai, per esempio, di negare la comunione ad un divorziato o il funerale cristiano ad un suicida, tantomeno insisterebbero sulla criminale proibizione del profilattico.
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Questi, che si potremmo definire ‘preti buoni’, e che vengono percepiti dalla popolazione dei ‘credenti critici’ come ribelli positivi, in verità, a volte inconsapevolmente, fanno gioco di squadra con i ‘preti cattivi’ zelanti protettori di deliri religiosi.
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In effetti questi ‘eretici’ fanno solo finta ribellarsi contro i dettami assurdi della Chiesa ma non si sognerebbero mai di ribellarsi al papa che rappresenta ciò che nel patriarcato è il pater familias, né tantomeno se la sentirebbero di uscire dalle braccia protettrici di madre chiesa.
Alcuni di loro, in buona fede, altri scientemente, si appropriano del ruolo della madre buona che difende, solo apparentemente, i figli dal padre autoritario.
Kafka aveva compreso molto bene questa dinamica di invisibile complicità familiare. Ne La lettera al padre egli scriveva:
«La mamma rivestiva inconsciamente il ruolo del battitore in una battuta di caccia. Se per un caso improbabile la tua autorità avesse risvegliato in me ostinazione, avversione, o addirittura odio, la mamma con la bontà, i discorsi sensati, e grazie alle sue ‘intercessioni’ io venivo risucchiato nella tua orbita, alla quale, altrimenti, sarei riuscito a sottrarmi.»
Chiaro no? Il gioco del prete cattivo e prete buono ha un solo fine: paralizzare anche la più piccola esigenza di ribellione.
Quindi, fatto salvo pochi eroi come Romero e i preti ammazati dalla criminalità organizzata, solo apparentemente ci sono due o più chiese cattoliche parallele, in realtà ce n’è sempre e solo una con un solo fine: paralizzare con l’inganno la rivolta e quindi ogni possibilità di sottrarsi al controllo ecclesiastico.
Ne è un esempio il nuovo movimento Catecumenale, sdoganato nel 2002 dalla chiesa ufficiale dopo anni di defatiganti negoziati. Il movimento è stato creato appositamente per assumere il ruolo della ‘Chiesa buona’. Il Cammino neocatecumenale è, come dicono i fondatori, «un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e per i tempi odierni» che si prefigge il rinserimento, nell’orbita della Chiesa ufficiale, del credente che se ne sta allontanando.
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Ben altra sorte hanno avuto altri movimenti che hanno cercato, pur rimanendo nell’alveo dell’istituzione, di render più umana la Chiesa cattolica. Teologia della Liberazione, ad esempio, ha pagato a caro prezzo il suo volere essere una chiesa al fianco della società civile: molti suoi sostenitori, come il cardinale Óscar Arnulfo Romero, sono stati ammazzati ferocemente, come racconta nei suoi libri ‘Il volo’ e ‘L’isola del silenzio’ il giornalista argentino Horacio Verbitsky.
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29 novembre 2011