Brani da La morte di Empedocle
Nel mio silenzio sei giunto con passo
lieve, giorno splendido, e mi hai trovato,
amico, nel buio della grotta, ma non venivi
inatteso …
(…)
Io so chi sono; io lo voglio! Voglio farmi
largo …
Per il mio orgoglio! Non bacerò la polvere
di questa strada ove camminai perduto
in un bel sogno.
(…)
Solitamente i mortali
rifuggono da quanto è nuovo e a loro estraneo,
ma spirano a rimanere immobili nella loro sede
solo le piante e gli animali felici.
Costretti nel loro breve cerchio
Sono unicamente tesi a sopravvivere,
e altro non sanno.
(…)
Non vi è nota la voce degli dei?
Prima ancora d’apprendere ascoltando,
le lingua dei miei antenati, al primo sguardo,
al primo respiro, già la intesi, e sempre
la considerai superiore alla parola umana.
(…)
Nacque in me un canto e luminoso mi divenne
il cuore offuscato,
quando i presenti, stranieri dei
della Natura, chiamai per nome,
e lo spirito mio si fondeva nella parola,
nella felice immagine l’enigma
trovava soluzione.
(…)
E apertamente dedicai il cuore alla
terra grave sofferente, e spesso, nella notte sacra,
promisi di amarla fedelmente fino alla morte,
senza paura, col suo grave carico di fatalità,
e di non spregiare alcuno dei suoi enigmi.
Così mi avvinsi ad essa in un vincolo mortale.
Antonio
21 Luglio 2012 @ 21:38
Questa poesia è stupenda, una felice intuizione.
Dalla redazione
21 Luglio 2012 @ 21:42
Sono d’accordo, Holderlin è il classico artista incompreso fatto fuori dal suo ‘caro amico’ Hegel . Fulvio Jannaco ha scritto un bellissimo libro sull’argomento.
GCZ
anna schettini
22 Luglio 2012 @ 11:34
bellissima…molto fonda e profonda..