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di Gian Carlo Zanon
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Ho appena finito di leggere “Leviatano” di Paul Auster. Lessi di lui “Follie di Brooklyn” e lo giudicai “inutile”. Così come ho giudicato “inutili” le prime 180/200 pagine di “Leviatano” in cui emergono personaggi, le loro vite vengono narrate “all’americana”, ovvero attraverso i fatti che accadono le vite dei personaggi si intrecciano “casualmente” fino a sfiorare il ridicolo, e così via in un susseguirsi di inutili banalità. Poi al protagonista Benjamin Sachs accade un “incidente” in cui rischia la vita… e lo scenario vacuo del racconto muta come muta il carattere di Benjamin.
Dal caos di rapporti parziali – il Leviatano nella bibbie apocrife è l’incarnazionedel Caos, ovvero del disordine, come lo sono molte altre divinità mitologiche universali compreso il caos primigenio che anticipa la creazione ovvero la messa in ordine (Cosmos) dell’esistente da parte del creatore – Benjamin emerge cercando di dare senso alla propria esistenza: il sistema democratico americano è marcio e lui lo attacca facendo esplodere varie statue delle libertà sparse negli USA, fino a che – come accadde a Giangiacomo Feltrinelli a cui forse il romanzo fa riferimento – una bomba lo riduce letteralmente a brandelli.
Il suo “grande amico”, nonché voce narrante, che in sua assenza aveva fornicato con la moglie dell’assente, venuto a sapere della “grande idea rivoluzionaria” a lui confessata, non trova di meglio da fare che star zitto fino a che, alla notizia della morte di un bombarolo sconosciuto, che lui sa essere Benjamin, anziché dire agli agenti che lo interrogano ciò che sa della vicenda, nasconde tutto e scrive il libro che il lettore del romanzo di Paul Auster leggerà, ovvero il testo che ho appena finito di leggere.
Insomma una “bella storia edificante” in cui, suggerisce l’autore, l’unico ad aver le idee chiare su come dare senso alla propria esistenza per uscire dal caos in cui il destino ci costringe, è uno scrittore fallito che, da mio punto di vista, ha perso completamente il rapporto con la realtà, ma dal punto di vista di Paul Auster ha raggiunto la luce.
Certamente il romanzo, dalla tre quarti in poi è coinvolgente; certamente le diverse versioni dei fatti accaduti – espediente già usato in Rashomon di Akira Kurosawa – narrati da vari personaggi, è un artificio letterario interessante; certamente Paul Auster è uno scrittore che sa costruire trame affascinanti… ma detto questo neppure questo romanzo mi convince sulle qualità letterarie dell’autore.
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5 agosto 2022