• Il velo della discordia, il Tribunale di Bologna e l’avvocatessa Asmae Belfakir

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    «(…) … la verità umana è il rapporto tra esseri umani diversi…»*

     

    di Giulia De Baudi

     

    Roma – 30 gennaio 2018

     

    Mi sono svegliata di buon’ora stamani, pensando … allo “psicorealtometro”. No, non intendo quello strumento neurologico che misura l’attività elettrica dell’organo cervello. Intendo proprio parlare di uno strumento, inesistente, che misura… meglio dire che, secondo la mia servetta Fantasia, dovrebbe misurare il rapporto tra percezione oggettiva-fotografica di un fenomeno  – o di un dato oggettivo oppure di un fatto di cronaca – e il senso che viene  attribuito a queste percezioni.

    Cerco di spiegarmi meglio: di fronte ad uno stimolo provocato dalla vista o dalla notizia di un accadimento oggettivo, tutti noi abbiamo una reazione che si manifesta come pensiero cosciente. Sappiamo che in ogni individuo, pochi istanti dopo, non misurabili, il soggetto dà un senso a ciò che ha percepito. L’essere umano solecitato reagisce esprimendo un giudizio semi-istantaneo. Dato che ogni individuo della specie umana soggettivizza in modo originale ciò che percepisce sensibilmente dandogli un senso e un significato proprio, ovvero giudicandolo, questo giudizio avrà in sé un grado di aderenza alla realtà oggettiva diverso in ogni persona.

     

    Se immaginiamo l’esistenza di uno “psicorealtometro” in grado di misurare i diversi gradi reattività e di vicinanza alla realtà oggettiva, dovremo anche provare ad immaginare che la media umana di aderenza alla realtà sia posizionata – come per la temperatura corporea – intorno ai 35°/37° gradi di soggettivazione/interpretazione della realtà.

    Questo perché, in questo ipotetico “psicorealtometro”, al grado 0° non c’è pensiero che interpreta i dati della realtà, e al grado 60° la realtà viene completamente annullata e sostituita da un pensiero talmente onnipotentemente malato che non è più pensiero ma è credenza, percezione delirante, allucinazione “in assenza di percezione”. Quindi ai due poli della scala graduata si troverebbero due negatività: da un lato il grado 0° ovvero un pensiero che non è in grado di rapportarsi alla realtà perché non reagisce agli stimoli, dall’altro lato il grado 60° vale a dire un pensiero puro che annulla la realtà dal suo orizzonte empirico-conoscitivo, e ne crea una ex nihilo.

     

    Fantasticando una ipotetica scala di valori potremmo dire che un pensiero ben strutturato ma troppo legato alla razionalità avrebbe un valore di 30° gradi psichici; un pensiero critico arricchito di fantasia avrebbe invece un valore di 35°/36° gradi. Se poi a quest’ultimo quoziente soggettivo si  aggiunge un notevole background culturale si può arrivare a °37/38° gradi. Sto inventando tutto sia chiaro!

    Se parliamo invece di una artista in grado di trasformare i dati che gli provengono dal proprio vissuto con la realtà in “modo lussureggiante”, potremmo ipotizzare che i gradi di allontanamento che separano l’evento o l’oggetto percepito dal risultato finale del pensiero trasformato in opera d’arte, potrebbero aggirarsi intorno ai 41°/43° gradi psichici di soggettivazione/interpretazione della realtà. Parliamo di “percezione poetica” ovviamente che mette tra parentesi la realtà per attingere alla memoria inconscia.

     

    Salendo ulteriormente di grado troveremmo i credenti religiosi e gli individui ideologici il cui credo però è reso congruo dalla cultura e fidelizzato dal terrore per tutto ciò che è estraneo ai loro abiti mentali: questi individui si aggrappano a un pensiero cristalizzato in quanto esso li difende da tutto ciò che perturba abitudini mentali ben radicate che fomano la struttura della loro traballante e compromessa identità umana. Sia coloro che hanno sostituito il proprio pensiero critico con un credo religioso, sia coloro che lo hanno scambiato per un’ideologia, non usano il pensiero per cercare di conoscere… loro vogliono che la realtà sia come loro la presuppongono… e se è diversa la adattano a sé stessi … mi raccomando, mai distruggere i cartelli di carte con impressi santini e “miti culturali” … sotto le macerie spesso cova la malattia mentale conclamata.

     

    Poi salendo le antiche scale che portano al nulla, troviamo i mistici e gli ideologi imprigionati nella pseudologia fantastica,  ovvero nel delirio fantasticato da loro stessi. E via via si sale verso un pensiero alla deriva del senso che non è più pensiero ma è credenza dogmatica 52° gradi, percezione delirante 55° gradi, allucinazione “in assenza di percezione” 59° gradi. Fino ad arrivare a quei fatidici 60° gradi che segnano un punto di non ritorno alla realtà oggettiva.

     

    Questo ipotetica scala in cui verrebbe misurato il grado di aderenza e di allontanamento dalla realtà oggettiva è ovviamente mooooolto schematica ma l’ho immaginata e narrata così solo per affrontare, divertendomi un po’, un argomento che mi sta a cuore.

     

    Parlo di quel caso di cronaca in cui all’avvocatessa Asmae Belfakir è stato ingiunto di togliere il velo hijab o allontanarsi da un aula del tribunale di Bologna. Il casus belli, lo hanno scritto tutti i giornali, si è risolto nel giro di pochi giorni: «Alla 25enne Asmae Belfakir è stato chiesto (dando seguito all’articolo 129 Codice di procedura civile [R.D. 28 ottobre 1940, n.1443])  di scoprirsi il capo o di lasciare l’udienza. Una scelta successivamente sconfessata dal presidente del Tar di Bologna, dove è avvenuto l’episodio, che ha assicurato alla donna la possibilità di recarsi in tribunale col hijab».

    Insomma sto parlando di una norma giudiziaria fascista del 1940, impugnata da chi riteneva di doverla applicare e che , vista l’assurdità, è stata prontamente sconfessata dal buon senso di chi ha un rapporto con la realtà… diverso.

    Il casus belli uscito prontamente dalle porte delle aule di giustizia è immediatamente rientrato dalle finestre delle discussioni sui social dove specularmente si sono confrontati  i diversi gradi di quel “psicorealtometro” di cui parlavo poc’anzi: da una parte coloro i cui i gradi segnalano un pensiero critico ben strutturato che  accoglie come reali i dati della realtà (35°-37°)  e li interpreta col  buon senso; dall’altra webioti, con la “misurazione psicoreale” ormai allo sbando, che dei dati della realtà non sanno cosa farsene.

    Per farvela breve alcuni individui (leggi qui) oltre ad usare i soliti insulti a cui ci hanno abituato i grillisti – alcuni dei quali sono già stati cancellati dagli amministratori del gruppo – hanno postato commenti in questo stile  «Quelli che vogliono togliere il crocefisso dalle aule e ammettere l’hijab nei tribunali. Che buffi.» Come se il velo dell’avvocatessa fosse stato inchiodato nelle sale dei tribunali come un crocifisso!!!!; oppure si è cominciato ad attribuire intenzionalità – che assomigliano molto a quei “nessi strani” che preludono a vere e proprie percezioni deliranti da manuale psichiatrico –  tipo «Il suo comportamento è da ravvisare come mera provocazione.» ma anche vere e proprie bugie che potrebbero annoverarsi anche tra le “pseudologie fantastiche” studiate sui manuali del primo anno di psichiatria e che potrebbero essere legalmente impugnate in quanto sono vere e proprie calunnie che ledono l’identità umana e professionale dell’avvocatessa Asmae Belfakir:«Poi è stato appurato, ma oculatamente eluso, da chi la sostiene, che il suo gesto era solo provocazione, (…) E lei è risultata la vittima, raggiungendo il proprio scopo. Non aveva udienze ed è andata lì con lo scopo di farsi redarguire e poi lamentarsi pubblicizzando il più possibile l’accaduto. Quindi crocefisso no, velo sì. Fantastico! A quando la Sharia?» Questo individuo che scrive queste stronzate “sa” quali fossere le reali intenzionalità dell’avvocatessa… che dire di uno così se non che “delira”?

     

    Ma questi dissoi logoi sono solo una minima parte delle esternazioni ad alto grado di allontanamento della realtà che, secondo me, occultano ad un pensiero razzista.

    Per fortuna che c’è anche chi possiede un proprio spirito critico con cui “contamina” positivamente la realtà dandogli senso e sostanza: «Non vedo come non si possa consentire a una donna di portare il velo in testa, un velo che non copra la faccia. – scrive una donna sul “post incriminato” – Quale legge viola? Sono d’accordo con tutto quello che è stato detto sull’islam integralista, sulla disgraziatissima condizione della donna e sulla assoluta necessità di impedire che i diritti della persona vengano violati nel nostro paese. Ma questo non implica che una donna non possa portare un velo sulla testa ( diverso sarebbe se il viso fosse coperto) nei luoghi pubblici, (che sia una scelta libera o obbligata… vogliamo fare un’indagine su ogni donna che frequenta l’Università o le aule dei tribunali prima di sapere se può entrare o no?), così come ognuno di noi è giustamente libero di portare, se vuole, una catenina al collo con la croce o la medaglietta della Madonna. Certo che bisognerebbe togliere dalle aule i crocifissi, (perché sarebbe arredo religioso in un luogo pubblico N.d.R.)

    Tutti i discorsi sull’islam che vuole imporre le sue regole anche a noi e che opprime le donne, cosa da contrastare e su questo sono d’accordo, mi sembrano fuori tema. La domanda molto semplice è: chi frequenta luoghi pubblici indossando un velo che non copre la faccia, come chi indossa una catenina con la croce o la medaglietta della Madonna, viola qualche legge dello stato italiano? Qualche regolamento? Il rispetto della laicità, che comunque dovrebbe essere fondamentale e dovrebbe riguardare tutti i simboli religiosi “imposti” agli altri, lascia comunque libero ogni singolo di vestirsi come vuole, purché alcune regole siano rispettate: essere riconoscibili, quindi a viso scoperto, non offendere il comune senso del pudore e non so che altro. Questo a prescindere dal fatto che il velo sia scelto liberamente, come spesso accade, o imposto.

    Ma aiutare le donne a liberarsi da questa imposizione e da tante altre non significa “menare la vecchietta per farle attraversare la strada”. Significa appoggiare tutte le donne “laiche” che già cercano di liberarsi e sostenere le loro lotte, fare un lavoro completamente diverso, accertandosi che venga assolto l’obbligo scolastico, intervenendo con l’assistenza sociale nelle scuole a sostegno delle ragazze quando ci sono forti sospetti di soprusi in famiglia. Io penso tra l’altro che sia meglio, anche in caso siano obbligate, che frequentino scuola e università col capo coperto piuttosto che restare chiuse a casa. Ma su questo non ho certezze. Può darsi che vietare di indossare simboli religiosi, come fa la Francia, sia un approccio più efficace. Ma in questo caso a tutti. Resta il fatto che il giudice in questione non aveva, legalmente, nessun motivo per allontanare la signora.»

     

    Ma ovviamente non è finita perché c’è chi esce dal seminato e con un delirio di riferimento da manuale afferma che sotto questo atto della ragazza c’è la pretesa di islamizzare la società e ovviamente vuole fomentare il terrorismo: «Qui siamo di fronte a veri e propri missionari che teorizzano l’eversione dei nostri principi e l’abolizione dello stato laico. Purtroppo abbiamo anche visto che c’è gente che non si limita alle parole.»

     

    Come si dice la madre dei grado 50°/60° è sempre incinta … e la discussione continua animata da questo articolo …

    *Massimo Fagioli, Teoria della nascita e castrazione umana – Premessa alla quinta edizione – Roma settembre 1989

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