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di Gian Carlo Zanon
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Più passa il tempo più penso che questo nostro modo scelto per descrivere la realtà, lasciando che questa attraversi il nostro intimo, sia il più giusto. Il sottotitolo del nostro sito, “Diario polifonico”, indica una visione soggettiva e complessa della realtà.
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Don Pasta, al secolo Daniele de Michele, nel suo articolo uscito su Left di questa settimana, ha usato la stessa forma mediatica, passando attraverso proprio vissuto: «Ho provato – scrive Don Pasta nel suo reportage sul Vietnam appena visitato – a raccontare i sentimenti più profondi che ho vissuto nello stare in una terra così bella e piena di umanità. La questione è come si conserva una umanità di un popolo tutto quando la storia fa di tutto per togliertela. Chiaramente ho provato ad esser serio, a metterci dentro i temi grandi della società: il comunismo, la guerra, la religione.»
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È questo sguardo soggettivo che dovrebbe aver valore … anzi che ha valore. Il racconto della realtà dovrebbe donare … dona un valore aggiunto solo lo si filtra attraverso la propria unicità umana. Quando il proprio sentire non viene ingannato, né tradito, né ingabbiato in strutture ideologiche, emerge quell’eleganza che ha un contadino mentre falcia a forza di braccia l’erba.
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Questo preambolo mi permette per narrare attraverso me stesso ciò che io sento stia accadendo a Roma investita dal “problema Raggi”. Si – dev’essere una “tara congenita” – più che ragionare “io sento” perché mi informo di più auscultando le mie sensazioni che leggendo e ascoltando le “informazioni” sul “problema Raggi”.
Mi spiego meglio: sono sommerso da post demenziali FB di persone che durante le elezioni per il Campidoglio hanno latitato e ora col senno del poi troneggiano tronfi delle difficoltà di questa donna che, a mio giudizio, ha il solo peccato di aver valutato male le proprie forze. Ma, poi mi dico: come poteva sapere quali fossero le proprie forze senza provare dal vero l’esperienza papalina a cui ora è sottoposta? Avete mai provato a gestire una situazione in cui si entra ignari di papalinismo mafioso?
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La mafia e il papalinismo sono sistemi di pensiero radicati nella stragrande maggioranza degli italiani. Il papalinismo a Roma è al cubo. Quindi ciò che altrove viene mitigato da una cultura sociale capace di garantire un minimo di decenza, nella Capitale i papalini sono liberi di esprimersi nelle sue forme più virulente.
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Virgina Raggi non è in grado di gestire in modo normale il governo della città eterna? Che c’è di strano? Qualcuno si è dimenticato che prima che lei salisse al Campidoglio Roma era commissariata per una “bazzecola” di milioni di euro rubati durante quel fenomeno criminale chiamato “Mafia capitale”? Ve le devo ricordare io le foto di Alemanno con i Casamonica? Ve lo devo ricordare io il sindaco precedente che i caporioni del Pd hanno fatto fuori perché non seguiva pedissequamente i loro desiderata?
Ma i papalini hanno una memoria corta e mooooolto selettiva. I papalini, visto i commenti esposti nelle loro bacheche dei social network, non pensano che l’onestà sia un valore immenso e che sia l’unico modo per realizzare la propria identità senza annullare la realtà sociale degli abitanti di una città.
Certamente Virginia Raggi, ha già commesso alcuni errori. Errori che però al confronto di chi l’ha preceduta sono nulla. E non dimentichiamo le camicie di forza a cui è sottoposta dalla premiata ditta Grillo and Company.
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Non mi va di scrivere oltre anche perché il “problema Raggi” è solo una cacca di mosca caduta per caso nella Cloaca Massima romana e solo chi soffre di etnocentrismo papalino e/o di mancanza genetica di onestà intellettuale può viverlo come l’unico problema al mondo quando, tanto per fare un “piccolo” esempio, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura generale di Milano e si è autosospeso dalla carica in attesa di chiarire la sua posizione giudiziaria. Mi sembra che ci sia una bella differenza tra i due affaires.
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Comunque, come ho già detto, tanto per non far polemiche inutili, dico che ognuno vota chi, in qualche modo, molto o poco, in quel momento preciso storico, lo rappresenta … io non potevo votare Giachetti … perché non poteva rappresentare neppure la mia unghia del pollice sinistro, e quindi, al secondo turno, ho votato Virginia Raggi, che fino a prova contraria non è accusata di nessun crimine. A ognuno il proprio sguardo soggettivo e le proprie identificazioni … n’est-ce-pas …
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18 dicembre 2016