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di Gian Carlo Zanon
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Mentre i nostri giornalisti, tessendo ogni giorno le lodi “dell’uomo venuto da lontano”, annullano impietosamente le ultime differenze tra visioni di destra e istanze di sinistra,, in Argentina i pochi giornali che riescono a resistere alla lobby della carta che impedisce loro di uscire nelle edicole, pubblicano notizie sul passato di Francesco I al secolo Jorge Mario Bergoglio. In Italia è percepibile un tacito accordo tra i guardiani dello stato delle cose per non andare a fondo sulle cause del genocidio argentino di cui quest’anno si ricordano i quarant’anni del suo tragico inizio. “Si denunciano i ministri del re, ma non il re”. Per esempio Emiliano Fittipaldi, giornalista de L’Espresso e autore di “Avarizia”, il libro-scoop sugli scandali finanziari della curia, ha scritto un articolo col titolo “Papa versus Cei” in cui mitizza Bergoglio, descrivendolo come un rivoluzionario che lotta coraggiosamente contro i malvagi della curia romana. E provocatoriamente chiedo se c’è una differenza tra essere giornalisti e tentare fare giornalismo con la G maiuscola.
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É difficile anche comprendere il motivo per cui persone come il nobel per la pace argentino Pérez Esquivel e Jorge Ithurburu, presidente dell’Associazione 24 marzo, storica organizzazione per i diritti civili, non abbiano dubbi sul passato di Bergoglio «Una cosa – dichiarò Ithurburu all’agenzia Agi il giorno seguente all’elezione papale dell’argentino – è la responsabilità della chiesa cattolica come organizzazione, altra quella dei singoli. Bergoglio all’epoca non era neanche vescovo e di sue responsabilità individuali non c’è traccia». E questa di Ithurburu è una verità addomesticata perché se è vero che Bergoglio non fosse vescovo è pur vero che nel periodo della dittatura ricopriva il ruolo di Provinciale dei gesuiti argentini, ovvero era capo della Compagnia di Gesù di quel paese e in quanto tale apparteneva alla gerarchia cattolica. La pensano così molti intellettuali argentini come la scrittrice Elsa Osorio che intervistata da Wlodek Goldkorn, (Repubblica 5 maggio 2014) alla domanda «E di papa Bergoglio che ne pensa?» rispose «Faceva parte della gerarchia cattolica argentina. E la gerarchia era complice della dittatura. (…)». La risposta della Osorio è inequivocabile.
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Jorge Ithurburu non ha dubbi neppure su quanto scrisse nel suo libro “Lista de Bergoglio. Los salvados por Francisco durante la dictadura” il cronista del giornale della Conferenza Episcopale Italiana Avvenire, Nello Scavo: «Mi sembra ragionevole che salvasse delle vite. Anche se non condivideva l’ideologia di coloro che proteggeva, se questi chiedevano aiuto lo dava» rispose laconicamente Ithurburu alla stampa. (Leggi qui)
Da anni Jorge Ithurburu si adopera per i processi contro i militari sudamericani che si svolgono in Italia come il Processo Condor (leggi qui) e io devo chiedermi perché un militante come lui non ascolti le testimonianze di chi accusa Bergoglio e non tenga conto dei documenti forniti dal giornalista suo connazionale Horacio Werbitsky che puntano il dito contro il gerarca cattolico. C’è forse qualcosa che non comprendo? O forse c’è un livello di potere che non solo non va toccato ma va persino difeso anche a scapito della verità? Come dire: si possono processare gli esecutori dei delitti contro l’umanità ma non i loro mandanti perché altrimenti…?
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Se fosse vero questo livello di omertà, cosa spererebbero coloro che fanno finta di non sapere e nascondono come serve indolenti la verità sotto il tappeto della storia? Possibile che non capiscano che, come dicono a Roma, “il pesce puzza dalla testa”? Possibile che non capiscano che se non si fermano i mandanti non si potrà mai porre fine all’orrore e al disumano? Può bastare mettere in carcere gli esecutori materiali dei genocidi se poi questi, come è successo in Argentina (leggi qui) , si presentano in aula del tribunale ostentando la bandiera del Vaticano? Io penso proprio di no. Tant’è vero che oggi con l’avvento al potere di Mauricio Macri si comincia a parlare di nuovo di finirla con i processi contro i genocidi chiamando in causa la parola “vendetta”.
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Quasi due anni fa (16 marzo de 2014) il giornalista Horacio Werbitsky saputo della pubblicazione del libro di Nello Scavo, che paragona Bergoglio a Oskar Schindler l’imprenditore tedesco, famoso per aver salvato durante la seconda guerra mondiale circa 1.100 ebrei dallo sterminio, scrisse un articolo per smentirlo.
Scrive Werbitsky che la propaganda si è messa in moto con «Fantasías, falsedades y propaganda para blanquear su rol en la dictadura» traduco «Fantasie e falsità per sbianchettare (leggasi cancellare) il ruolo di Bergoglio nella dittatura».
Ripropongo l’articolo traducendolo parzialmente, perché fa cadere una per una le dieci, ripeto dieci e non “le decine” come scrivono i giornali, testimonianze raccolte dal giornalista dell’Avvenire nonché autore del libro “La lista di Bergolio”.
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Pagina12
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Domingo, 16 de marzo de 2014
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Por Horacio Verbitsky
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(…) La favolosa macchina del Vaticano si è messa in moto, con articoli, film e libri. Oltre agli infondati e contraddittori attacchi personali (…) , secondo “Vatican Insider”, pubblicato dal giornale della Fiat, La Stampa, esiste un significativo sforzo pubblicitario per presentare l’ex provinciale dei gesuiti come un eroe della resistenza. Il libro, pubblicato dal giornale dei vescovi italiani, “La lista di Bergoglio” sarà ora trasformato in un film. Il suo autore, Nello Scavo afferma che le sue pubblicazioni «hanno portato il giornalista Horacio Verbitsky a ritirare le sue accuse.»
Questa non è l’unica fantasia presente in questo opuscolo. Scavo afferma anche che Bergoglio organizzò una rete segreta in tutto il Cono Sud, di cui gli stessi membri (beata ignoranza N.d.R.) ignoravano l’esistenza, e che egli avrebbe corso ogni rischio per salvare più di cento ricercati. Senza dubbio però menziona solo dieci casi.
Uno di questi è stato camerata di Bergoglio nella Guardia di Ferro, José De la Sota, il quale racconta che Bergoglio si sarebbe interessato per la sua libertà.
Altri quattro si sono verificati prima del colpo di stato del 1976 e due sono basati su un dato chiave falso. Tra questi vi sono tre seminaristi della regione di Rioja che su richiesta di Angelelli andarono al Colegio Máximo [Bergoglio era il rettore del Colegio Maximo e viveva nel suo interno N.d.T.] . Questi dati furono distorti da Bergoglio nella sua testimonianza davanti alla giustizia, in cui disse che li ricevette solo dopo l’assassinio di Angelelli.
Secondo quanto riportato nel libro di Scavo, questa «organizzazione a compartimenti stagni» riduceva al minimo i rischi, in modo che «le informazioni circolassero il meno possibile, anche tra i gesuiti.»
Queste informazioni circolarono talmente poco che prima di questa “prodezza giornalistica” del reporter italiano nessuno si rese mai conto di nulla! Nessuno, prima che Scavi scrivesse il suo libro, aveva sentito parlare di una tale rete segreta.
E, come lui narra non si trattava solo di accompagnare coloro che militavano nei quartieri poveri, ma di aiutarli a lasciare il paese, vale a dire incrinare uno dei più importanti obiettivi del governo militare. (I militari avevano il terrore che qualche fuoriuscito riuscisse a svelare il genocidio in atto. Cosa che purtroppo non accadde. N.D.R.)
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Il libro parte da un dato falso: Secondo Scavo, Bergoglio mise in contatto i catechisti Sergio y Ana Gobulin con il console italiano di Buenos Aires, Enrico Calamai, che li nascose e consegnò loro il passaporto e del danaro per andare in Italia dove ancora vivono. Calamai, che è stato decorato con la Cruz de la Orden del Libertador San Martín per aver aiutato centinaia de perseguitati, (leggi qui) si ricorda dei Gobulin, però non di Bergoglio. Calamai chiarì questa faccenda con Scavo e si rifiutò di collaborare con lui in un film sopra questa opera di ricostruzione della verginità bergogliana.
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In questa come in altre opere apologetiche si insiste sul fatto che il Vaticano non ha nulla a che fare con la sua pubblicazione, che Bergoglio non ha mai voluto difendere se stesso e che persino i suoi amici hanno scelto il silenzio per far sì che non si pensasse che parlassero a nome suo. Questo è falso: quando cominciai a indagare sul caso, Bergoglio mi chiamò e mi diede la sua versione dei fatti, ed anche i documenti che lui riteneva utili per dimostrarli.
(…)
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L’architetto Rodolfo Yorio, fratello del sacerdote rapito dichiarò alla rivista tedesca Spiegel: «Conosco persone che egli aiutò. Ma questo è ciò che rivela la duplicità di Bergoglio e la sua vicinanza al potere militare. Era un maestro di ambiguità ».
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Nel 2004 ho trovato in archivio documenti pubblici che mostrano questi due aspetti dell’ex Provinciale gesuita: in un atto formale in cui egli chiede un favore per Jalics, fa trasparire quelle menzogne che in seguito causarono il suo sequestro. Come è possibile che facesse una cosa e il suo contrario? Questo deve spiegarlo la psicologia, non il giornalismo.
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Leggi qui tutto l’articolo di Horacio Werbitsky
4 febbraio 2016
ipazia..............e bakunin
15 Aprile 2016 @ 23:20
chiedi ai kompagni del Leoncavallo, chiedi ai kompagni stakanovisti, occupanti di case del movimento romano, chiedi ai kompagni del manifesto,chiedi al kompagno premio nobel,chiedi al kompagno filosofo, allo storico, all’omosessuale, alla femminista,all’intellettuale, al cantautore, allo scienziato ,al liceale,all’universitario,al metalmeccanico,al sindacalista,all’ateo,all’eretico.,all’anticlericale. chiedi giancarlo ,a tutti sti leccaculi senza memoria, chi era e chi continua ad essere bergoglio e ti renderai conto dell’abbisso in cui siamo precipitati…………………. ed è solo l’inizio.
Dalla Redazione
16 Aprile 2016 @ 09:22
Chiederò a tutti perché più si sa su questo individuo e meglio è , d’altronde scrivo di lui dal giorno in cui è divenuto papa . Sul nostro sito c’è il Dossier Bergoglio e Giulia si è occupata molto più di me per diffondere la verità su Bergoglio. Questo è il link del dossier http://www.igiornielenotti.it/?cat=1725 ci sono 80 articoli che ora divideremo in due: Bergoglio prima dell’elezione e Bergoglio dopo l’elezione .
Se mi mandate altre notizie documentate (c’è già stata una denuncia dell’Opus Dei e quindi ci dobbiamo cautelare) saremo ben felici di pubblicare.
Grazie Antonio
Gian Carlo
ipazia..............e bakunin
16 Aprile 2016 @ 19:39
la denuncia dell’opus dei è un’onore per VOI TUTTI!!il potere perseguita e azzanna gli Uomini e le Donne Libere/i, ai servi ( quelli che ti ho elencato sopra lo sono,tra i tanti)) oltre ad una pacca sulla spalla,e qualche briciola di riconoscenza buttata qua e là ,lascia una misera ora d’aria,per fargli prendere una boccata d’ossigeno in modo da prolungargli il più a lungo possibile, la prigionia.
in questo immensa e putrida melma oceanica, che è internet ,e che quando posso,e voglio(poco) navigo con foga e imprudenza………….i Giorni e le Notti è uno di quei pochi posti limpidi e assolati……… dove mi piace attraccare.
un’abbraccio immenso!!antonio.
Dalla Redazione
17 Aprile 2016 @ 09:45
Grazie , Antonio, detto da te è un enoooooooooooooooooorme gratificazione e un grande stimolo per proseguire su questa strada …
Gian Carlo e tutti noi
Portai la mia vita,
la portai alta.
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Seguii il sentiero
che correva
tra grano maturo
e canti di donna;
e nella notte,
mai ci fu un fuoco
ad indicarmi il cammino.
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Si fa sera;
portai la mia vita,
la portai alta.
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http://www.igiornielenotti.it/?p=8504