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di Gian Carlo Zanon
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Don Gino Flaim passerà alla storia come “il prete che difende i pedofili”. Ed è giusto che sia così. Difenderlo o minimizzare ciò che ha detto significa divenire complici suoi e di una cultura che si incardina su questa idea del bambino “polimorfo perverso”.
Intervistato da una giornalista il sacerdote non ha trovato meglio da dire che «… la pedofilia posso capirla, l’omosessualità no» alla domanda in cui gli si chiedeva se secondo lui erano i bambini che provocavano gli adulti al crimine di pedofilia , perché di crimine si tratta, rispondeva ammiccando «in buona parte sì» per poi finire con la frase dottrinaria «la pedofilia è un peccato, e i peccati vanno accettati». (vedi qui l’intervista).
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Avvenire (leggi qui) si è affrettato a pubblicare due righe in cui si dice che «L’arcidiocesi di Trento ha revocato l’incarico di collaboratore pastorale e la facoltà di predicazione a don Gino Flaim, (…) la Chiesa di Trento si dissocia pienamente dalle dichiarazioni rilasciate da un anziano prete diocesano (che) interpellato dalla cronista in un contesto del tutto casuale, ha espresso argomentazioni che non rappresentano in alcun modo la posizione dell’arcidiocesi di Trento e il sentire dell’intera comunità».
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Anche se nessuno ancora, per quanto mi risulta, ne ha parlato, il prete in questione non ha fatto altro che ripetere ciò che dice Sigmund Freud e mettere in pratica gli insegnamenti della premiata ditta S.S.C.C. (Santa Madre Chiesa Cattolica): per Freud il bambino è per definizione un “perverso”; per la Chiesa cattolica il crimine di pedofilia è meramente un peccato contro dio che va mendato attraverso il sacramento della confessione, con la penitenza, e infine con il sacramento della comunione con il quale il peccatore viene riammesso nel seno nella madre Chiesa cattolica.
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Di crimine non si parla tant’è che a tutt’oggi la Chiesa non ha mai denunciato un suo sacerdote all’autorità giudiziaria. Anzi ha sempre cercato in tutti i modi di salvaguardare il “peccatore” nascondendo il suo “peccato”. Quindi dal punto di vista dottrinario “don difensore dei pedofili” è perfettamente in regola con la Chiesa cattolica. Il suo “silenziamento” e la revoca dei suoi incarichi è solo fumo negli occhi.
Anche le nuove “Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici” emanate nel Maggio 2012, vanno in questa direzione. (leggi qui).
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Sigmund Freud, nel 1905, nella conclusione del suo “Tre saggi sulla sessualità” scrive le stesse cose che ha detto il sacerdote al centro della bufera: «L’esperienza, inoltre, ha mostrato che le influenze esterne della seduzione possono provocare delle interruzioni del periodo di latenza, e persino la sua cessazione, e che a questo riguardo l’istinto sessuale dei bambini è in realtà polimorfamente perverso.»
Quindi, se Freud continua ad essere accettato dalla comunità scientifica e dalla cultura dominante – che a ogni piè sospinto inneggia al suo “genio” – significa che secondo questa cultura è il bambino che provoca alla pedofilia e che semmai il pedofilo, poverino, cade “in tentazione”.
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A queste conclusioni, in un articolo su MicroMega (leggi qui) è giunto anche Federico Tulli, il giornalista che in due libri documentatissimi (leggi qui e qui) ha denunciato non solo la Chiesa cattolica, che a suon di documenti ha sempre nascosto questi crimini provocando immense sofferenze ed anche molti suicidi, ma anche una cultura millenaria che ha sempre pensato al bambino come a un essere mostruoso per sua stessa natura. Basta leggere ciò che scrive ancor oggi il maîtres à penser Eugenio Scalfari che divide con Jorge Mario Bergoglio la palma di guida morale della sinistra italiana:
«Ho sentito (…) esaltare l’innocenza dei bambini, il loro candore, la loro innata bontà. (…) Ma è falso. É un falso luogo comune. (…) la bontà dei bambini non esiste. La predominante necessità d’ogni bambino è quella di conquistare il suo territorio, attirare su di sé l’attenzione di tutti, vincere tutte le gare, appropriarsi di tutto ciò che desidera. Togliendolo agli altri. Vincendo sugli altri. Sottomettendo gli altri. Questo è l’istinto primordiale, innato, esclusivo. (…) Nessuno è stato ed è esente da questo peccato originario, fondato sull’ unico diritto innato: la sopravvivenza dell’ente e il dispiegarsi della sua potenza».
Un discorso degno di Heidegger il fondatore del pensiero nazista.
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Non gli è da meno el porteño Bergoglio che come i suoi predecessori biancovestiti ha nascosto criminali pedofili. Questo secondo denunce ben circostanziate e (leggi qui) ( e qui) e mai contestate, che parlano di ciò che fece, a proposito della pedofilia clericale, quando era arcivescovo di Buenos Aires. «Il quadro che emerge – si legge – è sconcertante: sostanzialmente, mentre i vescovi statunitensi ed europei affrontavano lo scandalo, Bergoglio, pur in analogo contesto, sarebbe rimasto in silenzio. “Non ha pubblicato documenti, non ha fatto nomi né tenuto registri dei preti accusati, non ha elaborato una politica di gestione degli abusi, nemmeno ha pronunciato una parola di scuse nei confronti delle vittime”. (…) Nonostante P. Julio César Grassi: fosse stato condannato nel 2009 per molestie su un minore, Bergoglio commissionò uno studio riservato per convincere i giudici della Corte suprema argentina dell’innocenza del religioso. Tale intervento è ritenuto il motivo per il quale Grassi restò in libertà per quattro anni dopo la sua condanna. Grassi è stato incarcerato nel settembre 2013.»
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I media italiani non hanno nessuna intenzione di pubblicare notizie di questo genere e così su MicroMega, accanto all’articolo di Tulli che denuncia la colpevole stolidità di questo sacerdote, troneggia il poster della monografia che la stessa rivista ha dedicato a Bergoglio in cui lo strillo di copertina dice “Francesco e l’Altrachiesa” volendo sottolineare che l’argentino è colui che cambierà la Chiesa. (SIC)
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