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di Gian Carlo Zanon
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«Tra le carte degli Archivi del terrore che ho scoperto nel dicembre del 1992 in Paraguay c’era un documento fondamentale. Reca la data del 25 novembre 1975 ed in pratica il “certificato di nascita” del piano Cóndor. In quelle pagine, redatte a Santiago del Cile durante la dittatura del generale Augusto Pinochet, c’è scritto che si trattava di un’operazione militare organizzata in collaborazione tra le polizie dei sette paesi del Cono Sur – Brasile, Bolivia, Paraguay, Cile, Perú, Argentina – con lo scopo di salvare “ la civiltà cristiana ed occidentale dalla morsa del comunismo”.
L’operazione Cóndor si è svolta sotto l’ala protettrice della Cia statunitense, che dal 1976 al 1978 era guidata da George Bush, e tra il 1975 e il 1985 portò alla morte per omicidio almeno 100.000 persone.»
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Così inizia la prefazione, firmata da Martin Almada, del libro inchiesta di Federico Tulli Figli Rubati – L’Italia, la Chiesa, e i desaparecidos.
Almada, a causa dei suoi studi sociali era considerato un sovversivo, «auspicavo la riforma della scuola» e nel 1974 fu sequestrato illegalmente e torturato per mesi. Durante i tre anni e mezzo passati in carcere la polizia causò la morte della moglie, Celestina Pérez.
Solo la la campagna mediatica lanciata da Amnesty International e da altre associazioni umanitarie internazionali lo salvarono dalla desaparición.
Tornato in libertà iniziò la sua lotta per “tagliare le ali del Cóndor” che continua il suo volo criminale facendosi chiamare con altri nomi e adottando altri sistemi di coercizione dei più elementari diritti umani: «… la Conferenza dell’Esercito Americano altro non è che un sostituto del Cóndor. »
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Quest’uomo minuto dagli occhi scintillanti, e così pieno di energia nonostante i suoi 78anni, nel 2002 è staro insignito del Nobel alternativo ed è stato dichiarato dall’Unesco Eroe civile del Paraguay per il suo impegno in difesa dei diritti umani.
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Nella sua prefazione Almada non usa mezzi termini denunciando non solo la Chiesa cattolica e i militari sudamericani che hanno agito impunemente nel genocidio del Cono Sur, ma anche la Banca mondiale e la Banca americana. Il loro intervento – di cui parla anche John Perkins nel suo libro denuncia Confessioni di un sicario dell’economia – impose «nei paesi coinvolti il modello neoliberista nella sua forma più distruttiva, che provocò in breve tempo la liquidazione delle imprese pubbliche, la distruzione dell’apparato economico “endemico” e della pubblica istruzione, e la perdita del controllo statale su tutte le risorse naturali» … a nessuno viene in mente un nesso?
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Inutile dire che la richiesta fatta direttamente da Almada a «Bergoglio, che durante la dittatura era il capo dei gesuiti argentini» di aprire gli archivi della Chiesa cattolica finora non ha portato a nessun risultato.
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Federico Tulli ha dato alle stampe un libro prezioso. La denuncia dei criminali che si sono impossessati illegalmente dei bambini dei sovversivi scomparsi, come fossero un “bottino di guerra”, consegnandoli a un oblio identitario che per la maggior parte di loro dura ancora, nell’inchiesta di Tulli si lega ad alcune storie personali narrate dalle nonne o dagli zii, che sanno dell’ esistenza dei loro nipoti.
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Attraverso interviste di prima mano il giornalista traccia una dolente immagine di quegli anni. Una tragica Spoon River Anthology in cui viene narrata la storia individuale di tante persone che hanno incontrato sul loro cammino l’inumano incarnato nei dirigenti aziendali, nei gerarchi cattolici, nei militari con la mente addomesticata dalla fede religiosa oltranzista.
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«Tra le vittime del golpe cileno c’è un giovane di origini piemontesi, Juan José Montiglio Murùa. (…) Montiglio fu torturato fucilato a colpi di mitra e fatto saltare in aria dalle bombe a mano nella caserma Tecna»… «Originario di Ancona, l’argentino Luis Stamponi è una vittima dell’operazione Cóndor.(…) La madre di Luis Stamponi, aveva 64 anni quando si recò in Bolivia, il 13 novembre 1976, per indagare sulla sorte di suo figlio. Non ricevendo notizie attendibili dalle autorità boliviane, si diresse a Buenos Aires. Venne sequestrata la notte del 19 novembre in albergo da tre persone che dissero di appartenere alla polizia federale argentina. Di lei non si è saputo più nulla»
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Nella post fazione Simona Maggiorelli narra la storia dei 300.000 neonati spagnoli consegnati a famiglie “timorate di dio” per salvare i figli “de los rojos” dal gene del comunismo. Una storia che anticipa il sequestro dei figli dei desaparecidos latinoamericani e che continuerà fino alla soglia degli anni ‘90. Anche in questo caso, ovviamente, la Chiesa cattolica era colei che gestiva i rapimenti. Durante la presentazione dell’edizione italiana del romanzo, Inés e l’allegria Simona Maggiorelli incontrò l’autrice Almudena Grandes. In quell’occasione A. Grandes affermò «Quando si accorsero che partigiane in età fertile non ve n’erano più tante, cominciarono ad attingere ad altre fonti: donne sole, madri disagiate. Le suore si approfittavano dell’anello più debole della società. »
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È una storia infame quella della Chiesa sudamericana. Gli infami di questa storia sono i gerarchi della Chiesa cattolica. Dall’infamia se ne salvano pochi. Quei pochi salvarono la propria identità umana ma non la loro vita. È il caso del vescovo Óscar Romero che Tulli non dimentica: «Negli artigli del Cóndor finì anche il vescovo di El Salvador Óscar Arnulfo Romero. Favorevole alla teologia della liberazione, per questo inviso a Giovanni Paolo VI e isolato dalla Chiesa di Roma. (…) Come hanno rivelato alcuni documenti declassificati dalla Cia, il tiratore scelto che lo uccise sull’altare arrivò dall’Argentina. (…) Poco meno di un anno prima Romero aveva tentato di sensibilizzare Giovanni Paolo II portando di persona in Vaticano un dossier sulle violazioni dei diritti umani in Salvador (…) Romero uscì dicendosi “costernato” per il distacco mostrato dal papa di fronte alla sua denuncia. “Deve avere relazioni migliori con il suo governo” furono le gelide parole del pontefice.»
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Ma come! Ti dico che al governo ci sono dei genocidi e tu mi dici che devo “avere relazioni migliori” con quei genocidi? Questo è il vero volto della Chiesa cattolica di ieri, di oggi, di domani.
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28 settembre 2015
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