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di Jeanne Pucelli
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In questi giorni ho assistito a un piccolo dibattito svoltosi su I giorni e le notti a proposito di un articolo su P.P. Pasolini: Pasolini. L’uomo, l’artista, l’intellettuale … il misogino e il pedofilo. (leggi qui)
Alcuni accaniti pasoliniani si sono dati da fare per insultare l’autore dell’articolo colpevole, secondo loro, di lesa maestà nei confronti del, secondo loro, più grande intellettuale del Novecento. Il contenzioso verteva sulla pedofilia del Pasolini, Pedofilia recentemente confermata anche dal suo caro amico Roberto Arbasino. (leggi qui)
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Non voglio tornare sull’argomento già molto abusato, anche perché sulla pedofilia del Pasolini non ci sono dubbi. Ciò che mi interessa è cercare di capire – magari gli estimatori del Pasolini mi potranno aiutare – perché ogni volta che si dice la verità sul loro “santino”, si sentono intimamente sfregiati e, con i loro “non è vero, non è vero”, cominciano a ergere muri per proteggere il “divin poeta” dai fulmini della Verità.
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Non voglio neppure scrivere un trattato di psichiatria ma dire solo poche parole su questo fenomeno che naturalmente non è solo dei pasoliniani di ferro. La stessa cosa accade se qualcuno osa dire la verità su Heidegger, Teresa di Calcutta, Francesco I, Woytjla e santi minori.
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Per farla breve io penso – “se mi sbalio corrigetemi “- che i moventi reconditi che spingono questi “credenti ad ogni costo” a trincerarsi per difendere i loro eroi, siano da ricercarsi nella costruzione della loro identità umana.
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Identità che, per quanto riguarda questi individui che non vedono oltre i muri della loro ideologia, si è strutturata riempiendo i vuoti esistenziali di ciarpame culturale cotto e stracotto. L’immagine è quella dell’obeso credulone seduto a tavola con il televisore acceso che, avendo perduto i sensi del gusto e dell’odorato, non è più in grado di giudicare la qualità di ciò che ingurgita seguendo i “consigli per gli acquisti” televisivi.
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L’assenza di un pensiero critico, in grado di discernere il vero dal falso, che dovrebbe nascere in primo luogo da qualcosa che assomiglia molto al senso del gusto, impedisce all’obeso di scegliere cosa mangiare e cosa no. “Questo lo mangio , questo lo sputo” dovrebbe essere la reazione della persona con tutti i sensi a posto – compreso il sesto senso che fondendo corpo, mente ed esperienza in sincretismi fulminei che si creano in frazioni di secondo, crea un giudizio immediato.
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All’obeso credulone questo non accade perché il nulla ideologico di cui si cibato per decenni, ha riempito il suo vuoto interiore creando dipendenza psicologica e abitudini che non gli permettono né di modificare la sua dieta né di accorgersi dello schifo che sta introiettando. Provate a dire a un alcolizzato cronico di bere un bicchier d’acqua. Vi risponderà che il sapore dell’acqua gli dà la nausea e continuerà a suicidarsi lentamente. Inutile dirgli che il vino cattivo avvelena, lui continuerà ad ingurgitare schifezze che con l’uva non hanno nulla a che vedere.
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Lo stesso vale per coloro che si sono cibati culturalmente seguendo i consigli per gli acquisti di cattivi mastri che a loro volta hanno fondato la loro identità culturale e a volte anche la loro professione accecando chi ha ancora ha gli occhi buoni per vedere.
Parlo naturalmente dei filosofi, degli intellettuali, degli psichiatri, che hanno fondato la loro fortuna sul nulla. Sul nulla a cui hanno dato una forma e che spacciano come una droga. Come una droga che calma momentaneamente l’angoscia creata dai vuoti identitari. Vuoti identitari che troppo spesso vengono colmati da idee e identificandosi con i “vati del pensiero” dispensatori di nulla, proposti dai cattivi maestri: Freud, Pasolini, Basaglia, Francesco I, Foucault, Sartre, ecc. ecc..
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Una volta interiorizzato queste figure culturali e i loro sistemi filosofici, l’obeso credulone se ne sta tranquillo con una sensazione di sazietà che gli impedisce di guardar oltre la costruzione del muro pseudo identitario che si è creato. Queste pseudo identità che poggiano le loro fondamenta sul vuoto, sono molto fragili e vanno protette continuamente da chi e da tutto ciò che potrebbe perturbare la palude psichica in cui l’obeso si pasce.
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Ecco perché alla minima onda che muove la palude identitaria dell’obeso credulone, dove galleggiano a vista gli eroi culturali che fondano pseudo identità umane, egli si spaventa e comincia a gracidare “non è, non è, non è, non è” . Non è vero che P.P. Pasolini era un pedofilo; non è vero che Heidegger era uno schifoso razzista; non è vero che Woytjla era amico di Pinochet; ecc. ecc. . Poi ‘sti rospi obesi e creduloni, convinti di aver allontanato il pericolo di destrutturazione psicotica con il loro gracidare “non è, non è, non è, non è” si rintanano nel loro milieu culturale, si mettono intorno a una tavola rotonda e continuano indisturbati a disquisire sul nulla.
13 settembre 2015
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© Jeanne Pucelli – Riproduzione riservata