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di Giulia De Baudi
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Qualche giorno fa mi sono imbattuta nella storia di Natuzza Evolo che in Calabria è venerata come Padre Pio. Basterebbe leggere di lei su Wikipedia o guardare alcune vecchie interviste su youtube per rendersi conto che la Evolo era, come Francesco Forgione – in arte padre Pio da Pietralcina – una persona “psichicamente disturbata”.
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Talmente disturbata che Mamma Natuzza – così viene chiamata dai fedeli – venne rinchiusa in manicomio per ordine di Padre Gemelli. Poi “guarita” continuò indisturbata a blaterare delle sue allucinazioni che però vennero definite apparizioni miracolose dai fedeli e da coloro che come corvi, per “scopi reconditi”, giravano attorno al “Gran Circo Natuzza show”: politici, Chiesa cattolica, fedeli, personaggi dello spettacolo, et similia.
Natuzza Evolo coronata da stigmati sulle braccia, sulle ginocchia e sui piedi
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Molti personaggi amati dal pubblico televisivo, diciamo “di un certo tipo”, ex cantanti come la “cattolicissima” Rita Sberna”, e/o dai consumatori dei calendari Pirelli, negli anni ’90 testimoniarono la loro fede in Madre Natuzza che era ormai all’apice della sua delirante celebrità. La pizia di Paravati nel frattempo rimaneva appollaiata nell’entroterra calabrese, facendo “la vaga” e narrando dei suoi incontri con santi, angeli, demoni, madonne, e divinità assortite. Lei era famosa anche perché parlava con i morti, ma solo se frollati da almeno quaranta giorni. Fortunata – Natuzza è un diminutivo di questo nome – a tutte queste favolette, forse a causa di una galoppante “pseudologia fantastica”, pare credesse fermamente.
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Il comico Pippo Franco parlò del suo incontro con Natuzza Evolo su Rete4 durante una puntata della trasmissione La strada dei Miracoli, confermando le capacità paranormali della mistica paravatese tra cui la bilocazione, ovvero la contemporanea presenza del suo spirito in più luoghi, di cui l’attore, a quanto disse, fu testimone diretto. E quella volta non rise nessuno.
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Per capire le dimensioni del fenomeno basti sapere che il 23 agosto 2009 a Paravati ci fu un grande evento pubblico di cui ne parlò anche Micromega in questi termini «Uno spettacolo con una showgirl da calendario, (Luisa Corna) i famosi (e divorziati) Albano e Gigi D’Alessio ed alcune stelle di Mediaset si è tenuto a Paravati, un piccolo paese nel cuore della Calabria, alla fine di agosto.»
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L’articolo intitolato Stigmate, showgirls e mafia. L’Italia di Berlusconi in un villaggio del Sud, (leggi qui) riportava la cronaca dell’evento evidenziando ciò che si era svolto «nel cuore del “regno” dei Mancuso, definiti da Beppe Lumia, ex presidente della Commissione Antimafia, come la “cosca finanziariamente più importante d’Europa”.»
L’evento fu organizzato akko scopo di raccogliere denaro per la costruzione di una chiesa chiesta espressamente dalla Vergine Maria a Mamma Natuzza durante una delle tante allucinazioni/apparizioni succedutesi negli anni.
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Ma tutto questo can can non dovette turbare troppo Natuzza che accolse a braccia aperte Luisa Corna, nota per il solito sexy calendario, per essere stata madrina nell’elezione di Miss Padania e per alcune maldicenze che la videro protagonista nel 2004 nell’istante dell’ictus a l’ex leader della Lega nord Umberto Bossi, come raccontato nel libro Umberto Magno – La vera storia dell’imperatore della Padania, di Leonardo Facco, Aliberti editore. Lei ora smentisce parlando di “calunnie infamanti” ma all’epoca non smentiva né denunciava i calunniatori perché, dice lei, troppo pressata da gravi motivi familiari. (Leggi qui)
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Luisa Corna qui indossa uno strano abbigliamento … forse un cilicio
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Ma torniamo in quel di Paravati: «Mi avevano coinvolto per cantare in una serata benefica dove raccoglievano fondi per ricostruire una Chiesa ed un ospedale cui lei teneva tanto (…) – racconta la redenta Corna a Cristianità – Io chiesi se era possibile incontrarla prima del concerto. (…) Subito, quando siamo entrate io e mia madre, ci ha chiesto se poteva abbracciarci. Ci ha lette dentro e ci ha dato risposte a domande che non abbiamo fatto».
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Nell’articolo/intervista sul sito Cristianità assicurano che «Natuzza Evolo non è la sola mistica nel cuore di Luisa. (…) La chiosa dell’intervista è dedicata alla preghiera e a come Luisa vive questo momento di intimità tra lei e Dio: ”Quando prego sto bene, mi dà un senso di serenità.” » – dice Luisa Corna nell’intervista. Se lo dice lei …
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Giunta a questo punto dovrei necessariamente pormi e porre alcune domande e tentare di dare brevi risposte. Non essendo una psichiatra non posso per ragioni deontologiche dare delle risposte univoche. Posso però, concisamente, tentare di sviluppare un pensiero antropologico, sociologico su questa tematica.
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Mi chiedo come sia possibile che una enorme quantità di individui, nonostante queste assurdità evidenti, continui a credere senza rendersi conto di vivere col pensiero confinato nei territori dell’irreale. Pensieri di questo genere nascono e si sviluppano nei recessi culturali della nostra penisola e sono tenuti in vita dalle istituzioni cattoliche che rendono congruo deliri di questo genere, trasformando le allucinazioni vere o presunte di una debole di mente in apparizioni miracolose.
Il 1 novembre 2014 l’organo del Vaticano Avvenire, pubblicava un articolo in cui si rendeva noto che la Conferenza episcopale calabra aveva dato il primo osta per la beatificazione di Natuzza Evolo e inviato la pratica per la canonizzazione alla Congregazione per le cause dei santi.
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Per quanto riguarda il radicamento di queste credenze posso dire che questi individui nascono, crescono e si sviluppano in ambienti in cui questo tipo di religiosità è endemica e pervasiva e questo stato delle cose almeno parzialmente li assolve. Inoltre la credenza è un difetto di pensiero: «Credere: è un sentimento piuttosto che un pensiero che si veste di un credo che sembra pensiero ma è sordo e cieco ad ogni ragione e percezione» scriveva lo psichiatra Massimo Fagioli sulla rivista Left, n. 48, dell’8 dicembre 2006:
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Certamente non esistono confini netti da tracciare perché il pensiero umano è complesso e multiforme, e ognuno di noi, con il proprio giudizio guidato dalla propria realtà umana in divenire, traccia di volta in volta un confine oltre il quale non retrocede. Marcato un confine, che corrisponde alla propria identità di quel preciso momento storico, pur mantenendo una dialettica civile, non permette a chi tenta di attaccare questo suo cammino nel proprio tempo di avvicinarsi troppo a questa linea di demarcazione da lui stabilita. Lo strumento è il rifiuto inconscio che, fuso al pensiero verbale cosciente, si trasforma in pensiero critico. Non vedo altro modo civile, democratico e soprattutto reale, per creare un discrimine tra un pensante e un credente.
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Non penso che i credenti religiosi, anche vista la parziale alterazione del loro rapporto con la realtà, siano da considerarsi tout court “malati”.
Esistono tante religiosità quante sono le persone credenti. Ognuno la propria religiosità se la crea a propria immagine e somiglianza. La religione è, lo aveva capito anche Marx, una potente droga che riempie i vuoti dell’essere e calma insopportabili angosce esistenziali: tanto più sono profondi i vuoti esistenziali tanto più dovranno essere potenti le dosi di religione, che alterano soprattutto il rapporto con la realtà umana. Basta ascoltare Natuzza Evolo (vedi qui un video) per rendersi conto di come il pensiero possa creare all’infinito irrealtà. E l’allucinazione, non essendoci percezione sensoriale, è creazione illusuria di un’irrealtà.
Ma anche chi crede fermamente al proprio destino prefissato è vittima dell’alienazione religiosa anche se si professa ateo. Come ho già scritto in un precedente articolo (leggi qui) l’alienazione religiosa è «Un difetto di pensiero che, interponendosi inconsciamente tra soggetto e oggetto, deforma la verità contenuta nella realtà.»
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27 agosto 2015
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Leggi qui altri articoli sull’alienazione religiosa
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