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a cura di Giovanni Dupin
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Con questo lungo articolo di John Mèrionés Shawi che narra, tra mito e realtà, la storia della più famosa coppia di criminali che sia mai esistita,incontrato negli archivi di una inverosimile quanto reale “Enciclopedia del crimine”, con un notevole sforzo di trascrizione, da parte delle redazione dei testi rosi dai tarli, I giorni e le notti, iniziano la pubblicazione di articoli che trattano di criminalità.
Questo non per oscure pulsioni inconsce, ma per scandagliare i pensieri che precedono il delitto. Porteremo su queste pagine serial killer famosi come Landru l’uccisore di molte donne e la Cianciulli che “saponificava” le sue vittime; parleremo anche della criminalità organizzata: come nasce e come si sviluppa; e poi dei famosi criminali sui quali si sono fatti decine di film come Jesse James o lo Jack lo squartatore.
Il motivo? Per dimostrare se ce ne fosse bisogno, che il criminale è sempre un malato di mente anche se ha un comportamento sociale ineccepibile
Le sottolineature che troverete sono mie e stanno a significare un disaccordo con alcune forzature interpretative dell’autore. Invece i neretti per far notare i passaggi in cui si può intravedere come la malattia mentale si nasconde in piccoli e quasi invisibili tic rivelatori.
In questo primo articolo ad esempio si parla di un “momento di non ritorno” in cui Clyde Barrow si rende conto che “si era liberato delle ultime resistenze interiori”. Come i nazisti legittimati dalla ‘filosofia’ di Heidegger egli decide di dare mano libera alla sua “autenticità” più vera: essere per la morte degli altri.
Un altro segnale della stolida crudeltà di Clyde è questo: “un giorno, avrebbe spezzato l’ala a un uccello e si sarebbe divertito ad assistere ai tentativi della bestiola che non riusciva più a volare”.
Persino il suo movimento è strano e denuncia una scissione interna del rapinatore che aveva: “: lineamenti grossolani, ma un’andatura disinvolta, un comportamento quasi effeminato”.
Nella seconda parte Clyde Barrow rivelerà ancor di più la sua malattia mentale e la sua assoluta anaffettività.
Di tutto ciò ne riparleremo prima, dopo e durante l’esposizione di queste vicende drammatiche che costarono la vita a decine di persone innocenti. Ne riparleremo per capire …
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Bonnie Parker e Clyde Barrow
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di John Mèrionés Shawi
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Seconda parte
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La malavita americana
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In effetti, dall’avvento del proibizionismo, nel 1919, la malavita aveva subito una profonda trasformazione. I delinquenti professionisti del 1932 non avevano più niente in comune con quei ladruncoli da quattro soldi la cui aria furtiva tradiva già in partenza l’occupazione poco pulita.
Il traffico di alcolici assicurava guadagni maggiori e meno rischiosi di quelli , che derivavano dall’attività tradizionale, per la quale i delinquenti rischiavano quotidianamente la pelle. Per questo, nessuno aveva trovato difficoltà ad è adattarsi alla nuova situazione. Dal momento che la gente non aveva rinunciato a bere alcolici, esistevano tutte le premesse per mettere in piedi veri e propri imperi criminali, il cui scopo era di controllare la produzione e la vendita dei liquori.
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I gangster scoprirono che il commercio aveva i suoi pregi e, per soddisfare la forte domanda di alcolici del mercato clandestino, si organizzarono sul modello, rivelatosi così efficace, delle grandi imprese commerciali del mondo ‘legale’.
Nelle bande venne introdotta una gerarchia molto più complessa. È chiaro che in questo modo la mentalità dei fuorilegge veniva rivoluzionata. Non era più il desiderio romantico di ribellarsi, o il gusto del rischio, a determinare la scelta dell’illegalità da parte di un giovane neo-delinquente, ma la razionale volontà di arricchire in fretta. Ormai, quella del criminale era una professione, una carriera nella quale si poteva fare strada.
Ben presto, i “pezzi da novanta” non ebbero più paura di mostrarsi in giro. La loro vita era protetta da guardie del corpo, mentre la loro attività veniva difesa giuridicamente dagli avvocati che stipendiavano; per questo potevano infischiarsene tranquillamente (oppure insolentemente,
secondo il loro temperamento) delle autorità.
Quando Al Capone faceva il suo ingresso nella tribuna d’onore dell’ippodromo di Charleston, faceva bene attenzione a che tutti lo notassero. In effetti, quel particolare tipo di società che faceva parte del sottobosco della malavita finì per uscire alla luce e per somigliare alla società composta di cittadini onesti, differenziandosi soltanto per la rigidezza e per la brutalità. La malavita stabilì le proprie leggi, i propri divieti e governò il proprio mondo.
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La polizia, contemporaneamente, adottò i metodi della malavita. Si servì sempre di più d’informatori, imparò a sfruttare le rivalità tra bande, smise di considerare ogni azione criminale come a se stante, per considerarla come parte di un ingranaggio molto più vasto. Per la polizia, come per la malavita, il crimine era ormai qualcosa di grande, di anonimo, di organizzato,
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Anacronismo e originalità
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Clyde Barrow e Raymond Hamilton, che non avevano alcun rapporto con la malavita organizzata, si rivelarono prede difficili per la polizia. I due scivolavano tra le maglie della rete repressiva studiate essenzialmente per un tipo di delinquente diverso da loro. Come qualche altro celebre
gangster di quegli anni – Dillinger, Mà Barker – approfittarono della situazione di crisi economica e morale nella quale si dibatteva la società americana. Possiamo d’altronde notare che Bonnie e Clyde sono i tipici prodotti di questa situazione: la progressione del banditismo come conseguenza della regressione economica.
Dal punto di vista storico, le imprese e i metodi di questi banditi ‘selyaggi’ sono anacronistiche.
Questi eredi dei fratelli James e degli Youger spargono adesso il terrore nel paese e sfidano i poliziotti su tutte le strade del Middle West. Poiché questi ‘banditi anacronistici’ sanno compiere le loro gesta servendosi di ritrovati migliori: un armamento moderno per attaccare, e automobili veloci per fuggire.
La polizia delle piccole città di provincia è ben lontana dall’essere equipaggiata in modo altrettanto efficace. Tuttavia, c’è qualche cosa che tutti hanno in comune, la gente onesta e i delinquenti, ed è qualcosa legato alle idee e al comportamento sentimentale di ognuno.
Su questo punto, i delinquenti, o almeno la maggior parte di essi, obbediscono a regole morali particolarmente severe: hanno uno spiccato senso delle convenzioni che caratterizzano i legami affettivi e, in particolare, hanno uno spiccato senso dell’onore. (in realtà hanno un loro sistema di regole che difficilmente si possono definire morali N. d. C.)
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È il ‘perbenismo’ di coloro che appartengono alla mala: vanno con le prostitute, ma guai al mondo se la loro donna non se ne sta chiusa in casa.
Anche sotto questo aspetto, il caso di Bonnie e Clyde risulta più unico che raro. La disinvoltura che caratterizzava le loro imprese criminali era presente anche nella loro vita sentimentale. Nella coppia Bonnie e Clyde ognuno dei due tollerava i capricci e le perversioni dell’altro. Clyde qualche volta cedeva alle sue tendenze omosessuali; Bonnie era una ninfomane.
Raymond Hamilton ‘era il ‘jolly’ della compagnia: per Bonnie, rappresentava l’uomo di complemento; per Clyde era, ogni tanto, il partner alternativo.
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Bonnie entra in scena
Raymond Hamilton era andato a far visita al padre, nel Michigan, e lì venne arrestato. Fu consegnato allo Stato del Texas, poiché in quello Stato aveva commesso il maggior numero di reati. Il tribunale lo condannò a 264 anni di reclusione.
Venne rinchiuso nel carcere di Huntsville, dove fu destinato al lavoro agricolo nella fattoria della prigione.
Una sera del dicembre 1932, un abitante di Temple, nel Texas, un certo Doyle Johnson, stava dando un’occhiata fuori della finestra. Proprio in quel momento scorse un giovanotto e una ragazza che salivano su un’automobile posteggiata proprio lì davanti; e si trattava della sua automobile.
Johnson si precipitò in strada e fece in tempo a saltare sul predellino dell’auto prima che questa acquistasse velocità. Nonostante le sbandate, Johnson non mollò la presa, si beccò allora una pallottola nel collo che lo ferì gravemente. Tuttavia fu in grado di fornire alla polizia alcune indicazioni precise riguardanti i suoi aggressori. Johnson fu il primo a notare, con certezza, la presenza di Bonnie Parker al fianco di Clyde Barrow durante un’impresa criminale.
Dopo l’arresto di Hamilton, in effetti, Bonnie partecipò di persona alle attività di Clyde. Aveva imparato a usare la pistola e la rivoltella, e aveva perfino scoperto di possedere una passione per le armi da fuoco. Ben presto la loro automobile divenne un arsenale viaggiante: pistole mitragliatrici, fucili a ripetizione, fucili da caccia, pistole, rivoltelle e migliaia di pallottole di tutti i calibri. Con l’aiuto di Bonnie, Clyde si esercitava a estrarre in un secondo un fucile da caccia a canna mozza da una tasca speciale ricavata lungo il gambale destro dei pantaloni.
Bonnie e Clyde si preoccupavano di curare il loro stile, e questo virtuosismo li lasciava molto compiaciuti. Fu senza dubbio l’aspetto ‘eroico’ dell’avventura a determinare la scelta irreversibile di Bonnie, benché lei avesse ancora un ricordo spaventoso degli ultimi mesi trascorsi nell’attesa di Hamilton e di Clyde.
Dopo aver compiuto il loro primo omicidio, i due non le avevano dato più notizie per oltre tre mesi. Bonnie, che si era rifugiata a Kaufmann, nel Texas, aveva subito numerosi interrogatori da parte della polizia che si era lanciata alla caccia dei due assassini. Aveva anche corso il rischio di essere rinchiusa in galera, perché un testimone affermava di averla vista in compagnia di Clyde e di Hamilton nel corso di una rapina a una banca che i due avevano realmente effettuato. Venne dimostrato, però, che si trattava di un errore: Bonnie non aveva mai lasciato Kaufmann.
Se ne stava chiusa tutto il giorno nella sua camera, angosciata e furente al tempo stesso perché non riceveva notizie da Clyde. Fu allora che si mise a scrivere, per vincere e per sfogare la propria solitudine, alcune poesie. Tra queste, una lunga ballata che esprime in toni tragici il suo tormento interiore e il suo smarrimento.
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Come al cinema
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Bonnie sapeva di aver scelto la morte. Ma aveva già provato qualcosa di peggiore della morte: la noia. I giorni che si susseguono sempre uguali. Non ne poteva più di quell’esistenza. Decise così di forzare un destino che fino allora le si era mostrato avverso; almeno, si sarebbe parlato di lei.
Ma è impossibile formare una banda di due sole persone, anche se si è decisi a correre ogni sorta di rischio e anche se si possiede una fortuna sfacciata. Bisognava trovare qualcuno che prendesse il posto di Hamilton, e non solo per quel che riguardava le imprese criminali. Vicino alla stazione di servizio dove lavorava il padre di Clyde, nel Texas, la coppia si imbattè in un ladro di automobili di 17 anni, un certo William Daniel Jones, che arrotondava i suoi magri guadagni, prostituendosi saltuariamente.
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Jones riconobbe Clydee ne rimase impressionato. Era un ragazzopiuttosto basso. I lineamenti grossolanidella faccia e gli occhi infossati sottofolte sopracciglia facevano sì che avessesempre un’espressione imbronciata, caparbia.
Quando Clyde gli domandò se aveva voglia di fare una corsa in automobile con loro, il ragazzo accettò, ma senza troppo entusiasmo,
Quando ancora Jones non aveva deciso se aggregarsi o meno ai due delinquenti, fu un delitto a decidere per lui. Infatti, qualche giorno dopo, in compagnia di Clyde rubò un’automobile. Il proprietario si lanciò a sbarrare loro la strada, ma Clyde gli sparò addosso a distanza ravvicinata.
Clyde aveva sempre il grilletto facile; sparava al minimo sospetto, ed era chiaro che ci provava gusto. Ma durante le rapine non uccideva nessuno, come se imprese del genere fossero semplice routine, priva di qualsiasi pericolo.
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La banda, d’altronde, non si agitava molto quando si apprestava a svaligiare una banca. Il colpo veniva spesso deciso all’ultimo minuto, improvvisato addirittura. Solo la fuga era studiata nei minimi particolari. Di solito, Clyde e Jones entravano nella banca, mentre Bonnie rimaneva al volante dell’auto con il motore acceso, a far da palo. Come aveva visto fare centinaia di volte al cinema. Clyde intimava: «Fermi tutti! È una rapina». Realtà e fantasia non si distinguono più.
La sorpresa giocava sempre a loro vantaggio. Anche quando la polizia interveniva rapidamente, l’auto dei banditi era sempre più veloce e riusciva a distanziare gli inseguitori. Facevano affidamento sulla velocità. L’automobile costituiva l’elemento chiave della loro tattica. Ben presto,
divenne anche il loro rifugio più sicuro, entrò a far parte in maniera addirittura emblematica della loro vita, sino alla fine.
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Buck viene rimesso in libertà
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Nel marzo 1933, Buck Barrow uscì dal penitenziario di Huntsville. Fuori, ritrovò la moglie, con la quale era vissuto solo per qualche giorno, prima di costituirsi alle autorità. Subito Blanche comprese che la sua attesa si era dimostrata vana.
Il carcere non aveva riportato Buck sulla retta via. Anzi. La recente celebrità di Clyde fece aumentare l’attrazione che il fratello esercitava su di lui. Non appena libero, infatti, Buck decise di andare a raggiungere Clyde.
La discussione con Blanche fu drammatica. Bonnie e Clyde erano, per lei, l’immagine del male. Non solo perché uccidevano e rubavano. Tutto il loro comportamento le dava repulsione: il loro modo di fare, le loro abitudini, perfino come si vestivano. Blanche era abituata a vestirsi con buon gusto, da brava borghese qual era: capelli tirati sulla nuca, cappelli non vistosi, collo di volpe. Il suo volto è sempre serio, l’espressione, la voce, i modi controllati.
Proprio come il personaggio che si è scelto, la bellezza di Blanche è decorosa, formale, asessuata.
Buck, questa volta, non cedette. Promise di non associarsi alle scorribande di Clyde e di Bonnie, ma voleva a tutti i costi incontrarsi con loro al più presto.
Blanche si arrese all’inferno e seguì il marito: i suoi sogni di sicurezza e di tranquillità erano ormai svaniti. La figlia del reverendo andava a vivere con dei banditi.
Per Bonnie, Clyde e Jones era venuto il momento di prendersi una vacanza. All’inizio del 1933, numerosi “wanted” che riguardavano Clyde Barrow e Bonnie Parker vennero affissi in almeno una dozzina di Stati del Middle West. Gli agenti dell’FBI cominciavano a star loro addosso molto da vicino. Bisognava sparire dalla circolazione e rimanere tranquilli, finché le acque si fossero calmate. Proprio allora, nei primi giorni d’aprile, Buck e la moglie si unirono ai tre. Blanche si sentiva un po’ rassicurata: non c’erano in programma aggressioni, e Buck forse avrebbe mantenuto le sue promesse.
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Vacanze a Joplin
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Nello scegliere la piccola cittadina di Joplin (Missouri) come luogo di villeggiatura, i Barrow non facevano niente di originale. Alla fine degli anni venti, Joplin – insieme con Saint Paul (Minnesota) e Hot Springs (Arkansas) – era diventata uno dei rifugi favoriti della malavita.
Joplin, situata a sud-ovest del Missouri, era un luogo privilegiato: gli ‘assetati’ del Kansas, dell’Arkansas e dell’Oklahoma vi si recavano per rifornirsi clandestinamente; coloro che erano ricercati dalla legge potevano rifugiarsi, a 80 chilometri verso ovest, tra le montagne brulle non ancora attraversate da nessuna strada asfaltata, i famosi monti Cooksons.
I Barrow vi giunsero su due automobili con la targa del Texas, e affittarono in uno dei quartieri residenziali della città un appartamento di tre stanze situato al primo piano, con annesso garage. Non mettevano quasi mai il naso fuori. W. D. Jones e Blanche si incaricavano delle provviste. Si alzavano tardi e passavano le ore a giocare a carte e a guardare pacchi di fotografie che illustravano il loro arsenale, la loro automobile o loro stessi. Un gran numero di fotografie erano di Bonnie, alla quale piaceva moltissimo essere fotografata. La ragazza non era mai stanca di
contemplarsi nelle svariate pose teatrali e provocanti, da attrice o da modella: sola, sullo sfondo della macchina, con le mani posate sui fianchi, leggermente chinata in avanti; con fare disinvolto, appoggiata con un gomito a un faro, e il piede sinistro sul paraurti, una rivoltella in mano e un sigaro in bocca.
Le foto mettono in evidenza, sempre, uno degli aspetti più tipici di Bonnie e Clyde: la mania per l’eleganza, una vera e propria smania che li spinge a imitare l’abbigliamento e gli atteggiamenti delle immagini pubblicitarie. È il tentativo di mostrarsi, e di sentirsi, appartenenti al gradino superiore, alla buona società.
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Alle quattro del pomeriggio
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Blanche non l’avrebbe mai creduto, ma l’inazione e l’isolamento si rivelarono peggiori del carcere più repressivo. In otto giorni, l’appartamento si era trasformato in una gabbia soffocante. Vi regnava una atmosfera di tensione e di timore. Bonnie detestava Blanche e le sue fissazioni puritane.
Blanche si lamentava di Bonnie, la quale non dava mai una mano nelle faccende di casa. Buck e Clyde erano in continuo disaccordo a causa delle loro rispettive donne. Jones ne aveva abbastanza di vivere con dei matti che, inoltre, lo terrorizzavano e gli imponevano i loro capricci.
E così, venuto il momento in cui non ne potevano più, cominciarono a uscire, uno alla volta o in gruppo. Avevano paura di farsi beccare e quindi non si allontanavano troppo dalla villetta; la loro libertà di movimento era molto scarsa, non bastava certamente a scaricare le tensioni della clausura. Anche in una città discreta come Joplin, alla fine, riuscirono ad attirare l’attenzione.
Allo schiamazzo continuo dei battibecchi, al comportamento strano di questi inquilini particolari, bisognava aggiungere le targhe delle auto, immatricolate in un altro Stato, il Texas. Dopo qualche tempo, un vicino dei Barrow, persuaso che sotto tutto questo ci fosse del marcio, si rivolse alla polizia.
Lo sceriffo G. B. Kahler lo ascoltò, poi si mise subito in caccia. Non gli ci volle molto a convincersi della fondatezza delle accuse mosse dal suo informatore, e sospettò che quei ‘texani’ fossero coinvolti in qualche traffico illecito. Doveva trattarsi senz’altro di contrabbandieri d’alcool, ed era meglio prenderli di sorpresa, Kahler decise di far piazza pulita.
Alle quattro del pomeriggio del 13 aprile 1933, due auto della polizia si diressero verso la villetta dei Barrow. A bordo c’erano, oltre allo sceriffo Kahler, due ispettori di Joplin e alcuni agenti.
Quando la prima auto della polizia si fermò davanti all’ingresso principale, Clyde e Jones erano sulla porta a prendere una boccata d’aria. Accortisi immediatamente dell’identità dei visitatori, si precipitarono in garage e sprangarono la porta. La seconda auto della polizia si mise di traverso al vialetto d’ingresso, per bloccare la uscita della macchina dei banditi. Dal garage, intanto, Clyde e Jones avevano cominciato a sparare con un mitra e con un fucile da caccia a canna mozza.
Ai primi spari i tre rimasti in casa reagirono, ciascuno a proprio modo. Buck scagliò via il libro che stava leggendo e afferrò un mitra; Bonnie corse in camera e prese due rivoltelle. Blanche piantò sul fuoco i fagioli che stava cucinando e si mise a urlare. Clyde ordinò loro di andare a rifugiarsi nel garage.
In strada, c’era già un agente morto e uno che stava morendo: gli occupanti della seconda auto che Clyde e Jones hanno crivellato di colpi. J. W. Harryman aveva dieci pallottole conficcate nel collo e nella spalla, Harry McGinnis aveva la faccia ridotta a brandelli dalla rosa di pallini del fucile da caccia.
Kahler, visto come si erano messe le cose, chiamò subito rinforzi. Coperto da Clyde e da Buck, che sparavano raffiche di mitra all’impazzata sugli agenti accucciati al riparo della prima auto, Jones uscì di corsa dal garage e raggiunse l’altra auto, quella che ancora bloccava il passaggio. Mentre cercava di togliere il freno a mano, venne ferito alla testa; stordito, ritornò correndo verso casa.
Non appena il ragazzo fu al coperto, Buck si lanciò verso l’auto. Questa volta, il tentativo di togliere il freno a mano riuscì. Buck, facendosene scudo, spinse l’auto, che lentamente andò a finire in strada e si fermò contro un albero, In quel momento, Blanche, urlando fuori di sé per la paura, saltò fuori dal garage e si mise a correre come una matta.
Buck raggiunse nuovamente il garage e salì nella berlina Marmon, che Clyde aveva già messo in moto. Non appena vide che suo fratello era seduto di fianco a lui, Clyde partì a razzo, mentre Bonnie e Jones sparavano, attraverso i finestrini posteriori, contro Kahler e i suoi uomini.
L’auto, ormai lanciata, uscì in strada e virò bruscamente a sinistra. Due isolati più in là, la macchina raggiunse Blanche; la ragazza venne afferrata al volo da Buck che la tenne in equilibrio sul predellino. Kahler poté solo prendere il numero della targa; la sua pistola era scarica, ed era
rimasto senza munizioni, I rinforzi sopraggiunsero qualche minuto dopo: ormai tardi. La berlina dei Barrow aveva accumulato troppo vantaggio perché fosse possibile raggiungerla, tanto più che nessuno sapeva con esattezza da che parte si erano diretti i banditi.
Malgrado lo svantaggio iniziale, subito alcuni agenti si misero all’inseguimento, su tutte le strade principali, mentre altri perquisivano le stanze del primo piano.
In mezzo ai frammenti di vetro, ai calcinacci, alle schegge di legno, scoprirono un arsenale fornitissimo, sparso per le stanze. Sul tavolo della sala da pranzo trovarono il certificato di condono penale di Buck Barrow e alcuni rullini fotografici (che più tardi vennero sviluppati).
La sera del 13 aprile Ed Portley, il capo della polizia di Joplin, fece il bilancio della giornata: due agenti morti, e le operazioni di ricerca completamente infruttuose.
Una consolazione c’era, ma ben magra: le fotografie trovate in casa, utili per permettere più facilmente l’identificazione di Bonnie e di Clyde. Ed Portley diffuse in tutti gli Stati vicini un avviso di ricerca per omicidio contro la coppia. Il giorno dopo, i giornali di Joplin pubblicarono le fotografie dei gangster e la foto di Bonnie che fumava il sigaro. La ragazza ne rimase indignata.
Se la fortuna ebbe un ruolo importante a favore dei Barrow, durante l’azione della polizia, tutti i componenti della banda, fatta eccezione per Blanche, avevano dato prova di un coraggio, d’un sangue freddo e di una risolutezza stupefacenti. Per loro si era trattato di una ‘prova nuova’; era
infatti la prima volta che si trovavano circondati dalla polizia e obbligati a difendersi.
Benché fossero stati colti di sorpresa, avevano messo in atto la loro tattica abituale: prima sparare, e poi pensarci sopra. Fu proprio questo a far sì che la situazione volgesse subito a loro favore.
Inoltre, l’abilità dimostrata nel rimanere uniti aveva permesso loro di non cadere in trappola, di reagire e di prendere il largo, in un tempo brevissimo: dieci minuti. Oltretutto, tranne Jones, che era rimasto leggermente ferito, gli altri ne erano usciti incolumi.
Dopo quest’impresa, I’FBI scrisse il nome dei Barrow sulla lista dei gangster da catturare o da eliminare al più presto.
Continua …
La foto di copertina è tratta dal film Gansters story. Le altre sono foto storiche di repertorio.
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